Del: 30 Ottobre 2024 Di: Michela De Marchi Commenti: 0

P. Diddy, Puff Daddy, Puffy, Diddy, Love. Sono tutti gli pseudonimi con cui è conosciuto Sean Combs, un rapper, produttore discografico e imprenditore statunitense al centro di un fatto di cronaca internazionale scatenatosi con il suo arresto, avvenuto il 16 settembre, con l’accusa di abusi e traffico sessuale. 

Per ricostruire la vicenda bisogna andare indietro nel tempo, precisamente a novembre 2023, quando la modella e cantante Cassandra Ventura denunciò stupri e molestie subite dal fidanzato Diddy, accusandolo anche di averla picchiata ripetutamente e di aver provveduto alla distruzione dell’auto del rapper Kid Cudi affinché i due non uscissero insieme. Come ulteriore prova delle violenze effettuate da Combs, venne poi diffuso un video dalla Cnn che mostrava il pestaggio di Ventura per mano del rapper in un corridoio di un hotel a Los Angeles nel 2016.

Nei documenti deposti da Ventura, la ragazza rivela anche un altro fatto fondamentale nel “caso P. Diddy”, ovvero i suoi “freak off”. Presentati come feste organizzate da Combs in hotel stellati in varie parti degli Stati Uniti, in realtà si sarebbe trattato di orge in cui circolavano droghe e venivano attuate pratiche sessuali sotto costrizione, che Diddy filmava. E la vicenda si complica parlando dei «White Party», denominazione attribuita per il dress code imposto: si tratterebbe di eventi organizzati nella casa di Diddy a East Hamptons, tra il 1998 e il 2009, ai quali avrebbero partecipato artisti come, per citarne alcuni, Paris Hilton, Ashton Kutcher, Leonardo Di Caprio, Justin Bieber, Khloe Kardashian e Jennifer Lopez. Durante queste feste avrebbero avuto luogo i “freak off” con l’uso massiccio di stupefacenti e atti sessuali estremi. La polizia ha infatti trovato nella villa del rapper 1000 bottiglie di olio per bambini, prodotto potenzialmente usato come lubrificante durante i party.

Le accuse di Ventura hanno generato un effetto a catena. Con il passare delle settimane sono emerse altre querele da parte di circa 120 donne che si sono appellate al New York Adult Survivors Act, legge che consente alle vittime di violenze sessuali di sporgere denuncia nonostante il reato sia caduto in prescrizione. I fatti, risalenti agli anni ’90 e ai primi 2000, riguarderebbero, per esempio: Joi Dickerson-Neal, drogata e aggredita sessualmente da Diddy nel 1991; April Lampros, sottoposta a continue molestie dal 1995 al 2000; la scrittrice Liza Gardner, stuprata e strangolata fino allo svenimento da Combs e un suo amico; Crystal McKinney e Adria English, anch’esse drogate e costrette a praticare sesso orale rispettivamente nel 2003 e nel 2004; Dawn Richard, collaboratrice nella band Diddy Dirty Money, picchiata e costretta a digiunare per 48 ore. Ma le denunce non finiscono qui: Combs è anche accusato di aver drogato e stuprato una minorenne insieme all’ex presidente della Bad Boy Records (Harve Pierre) e a un altro uomo nel 2003; nonché di aver palpeggiato e rivolto contatti sessuali indesiderati al produttore discografico Rodney Jones Jr. nel 2023. Insomma, Diddy è al centro di quello che il New York Times ha definito «il #MeToo dell’industria musicale».

Il rapper ora è detenuto presso il Metropolitan Detention Center a Brooklyn e rischia una condanna da un minimo di 15 anni fino all’ergastolo nel caso in cui dovesse essere condannato per i tre capi d’imputazione che deve affrontare: traffico sessuale, trasporto per coinvolgimento nella prostituzione e cospirazione per racket. Con quest’ultimo termine, si fa riferimento a un’organizzazione illegale che è in grado di imporre, attraverso violenza, minacce e ricatto, la propria protezione su determinati settori di attività in cambio di larghi compensi e il controllo delle attività stesse.

Combs si presenterà in tribunale il 5 maggio 2025 per rispondere alle accuse a lui rivolte e potrebbe volerci un mese prima del giudizio finale.

Il caso ha portato uno choc a livello mondiale e in primis è intervenuta la madre del rapper, Janice Smalls Combs, tramite una lettera all’avvocato del figlio, nella quale sostiene che gli esposti sarebbero solo frutto di una serie di bugie ai danni di Diddy.

Ciò che è fondamentale sottolineare però sono le teorie emerse sui social. Tra esse spicca l’ipotesi formulata dalla setta QAnon, secondo cui la gestione di Hollywood sarebbe affidata a un gruppo satanista che si occupa anche di traffico di bambini. La vicenda di Combs, per gli esponenti complottisti, si legherebbe a ciò in quanto nella sua villa a Los Angeles si sarebbe trovato un tunnel sotterraneo dedito a questa attività: la notizia è poi stata smentita e i passaggi di cui tanto si parlava conducevano, probabilmente, a una grotta sotterranea usata come piscina.

Secondo un altro filone di teorie, invece, il tutto si collegherebbe alle elezioni statunitensi: gran parte del pubblico sostiene, infatti, che l’arresto di Combs sarebbe volto a distrarre i cittadini sia dalle decisioni del governo sia dai tentativi di omicidio del candidato Donald Trump, quindi dalle falle nella sicurezza dello Stato.

Infine, circola l’idea che alla base dell’arresto di Combs ci sia la volontà di nascondere uno scandalo ancora maggiore che riguarda l’industria dello spettacolo statunitense.

Innanzitutto, sono state diffuse presunte “liste nere” di artisti coinvolti nel caso, tra cui spiccano i nomi di Jay-z e Beyoncé, i quali sarebbero, secondo queste tesi infondate, a capo della setta che guiderebbe l’intera industria musicale e le sorti degli artisti americani. In particolare, Jay-Z e Diddy dagli anni ’90 sono stretti da un rapporto di amicizia che li ha portati a collaborare sia a livello musicale sia imprenditoriale. I due nel corso degli anni avrebbero gestito l’ascesa delle celebrità manipolando le varie carriere e al vertice di questo controllo ci sarebbe proprio Beyoncé: la cantante sarebbe stata avvantaggiata da un ottimo marketing e dall’eliminazione della concorrenza. Secondo tesi fatte circolare dagli utenti di Tiktok, il nome di Diddy si legherebbe alle circostanze misteriose che hanno portato alla morte di Aaliyah e Left Eye, scomparse rispettivamente in un incidente aereo e in uno d’auto. Le due artiste rientrerebbero nella faccenda per vari motivi: sarebbero state a conoscenza dei White Party, avrebbero avuto atteggiamenti ribelli nei confronti dell’industria musicale e sarebbero state viste come possibili rivali di Beyoncé. Per questo, il pubblico di Tiktok, ritiene che Diddy le abbia eliminate.

Sempre secondo gli utenti del social, Combs avrebbe avuto un ruolo centrale anche nell’assassinio di Tupac Shakur, avvenuto il 13 settembre 1996 . In una testimonianza, il rapper Duane “Keefe D” Davis racconta come Diddy gli avrebbe promesso una grande cifra di denaro se avesse organizzato l’omicidio di Tupac e del manager Suge Knight, per porre fine al conflitto tra West ed East Coast.

Infine, si potrebbero trovare riferimenti al caso nelle canzoni di alcuni esponenti di Hollywood. I messaggi più espliciti sarebbero individuabili in numerosi brani dell’ultimo album di Eminem, The Death of Slim Shady (Coup de Grâce), come in “Fuel” dove sillaba “rapper” con una P, facendolo diventare “raper” (stupratore) e legandolo al nome di P. Diddy. Ma, secondo i complottisti, sarebbe possibile cogliere riferimenti anche guardando la copertina di Famous di Kanye West, nella quale vengono raffigurati alcuni artisti su un letto bianco, o in “Yummy” e “Lonely” di Justin Bieber. I fan dell’artista sottolineano, in particolare, lo stretto rapporto che lo ha legato a Diddy fin dall’inizio della sua carriera e ipotizzano che possa essere una vittima delle prestazioni sessuali di Combs.

La vicenda rimarrà al centro dell’attenzione anche nei prossimi mesi e potrebbero essere svelati altri misteri legati all’industria musicale americana, che ora ci appare molto diversa da ciò che sembrava.

Michela De Marchi
Studentessa di Scienze umanistiche per la comunicazione che aspira a diventare una giornalista. Sono molto ambiziosa e tendo a dare il meglio di me in ogni situazione. Danza, libri e viaggi sono solo alcune delle cose che mi caratterizzano.

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