
Noi ci diamo del tu per vicinanza anagrafica, ma ti è capitato che qualcuno nel mondo della politica lo abbia fatto per distanziarsi, o comunque che per via della tua giovane età ti abbia trattato dall’alto in basso?
Assolutamente sì, sicuramente un po’ all’interno anche dei Radicali e di +Europa, ma anche personalità che fanno parte di altre forze politiche, soprattutto forze meno abituate (rispetto a quelle in cui milito io da quando ho 16 anni) ad avere anche persone molto giovani che fanno politica allo stesso livello, con la stessa dignità, con le stesse possibilità di persone che invece hanno molta più esperienza o un’età molto maggiore…
Proprio perché, come non bisogna cadere nella retorica giovanilistica per cui l’essere giovani è necessariamente una cosa utile, al contempo non possiamo cadere nella retorica opposta per cui chi è più giovane è da considerare meno pronto, preparato, meno sul pezzo. Sicuramente non è una cosa così comune all’interno del mondo politico, abbiamo provato un po’ a scardinare alcuni luoghi comuni e anche a mostrare a tante persone (che mi dicevano che non potevo, a 20 anni, gestire e contribuire alle attività di un partito) che invece la cosa si può fare.
Un po’ lo stai dimostrando, perché tu sei del 2003, quindi a circa 20 anni sei entrato nell’Assemblea Nazionale di +Europa, poi a inizio 2024 sei diventato segretario dei Radicali, poi presidente e adesso sei invece presidente di +Europa. Tra l’altro tu sei diventato il più giovane segretario di un partito in Italia, succedendo a De Grazia che già era la più giovane a 25 anni.
In realtà no, siamo stati eletti insieme, lei presidente e io segretario dei Radicali, quindi detengo ancora il ruolo di più giovane segretario, il più giovane tutto di quello che sono stato finora! Ovviamente ora ho una prospettiva ancora più complessa, perché ho la possibilità di contribuire ed essere presidente di +Europa e dei Radicali Italiani allo stesso momento, proprio per provare a federare queste realtà, a farle lavorare insieme […].
Ma quindi a te piacerebbe che i Radicali Italiani e +Europa divenissero un solo partito?
No, io credo che abbiano delle specificità e una storia per cui può essere utile che restino due soggetti differenti, ma per un lavoro federativo in comune importante. +Europa è nata per impulso dei R.I. e di altre forze politiche, come braccio elettorale che può portare anche nelle istituzioni le iniziative che riteniamo fondamentali […]; dall’altra parte, i R.I. hanno dimostrato in questi anni di avere una forza anche fuori dal “palazzo” […].
Per cui può essere molto utile che mantenga questa sua vitalità e autonomia, pur facendo un lavoro federativo comune. Ai tempi del Partito Radicale di Pannella, esistevano varie realtà autonome ma federate fra di loro e che avevano un organo, il Senato Radicale, che le riuniva e le faceva dialogare. Oggi non riusciremmo mai a replicare una cosa simile, però mi sembra utile mettere insieme quelle poche energie che abbiamo per provare a essere efficaci. Anche nel discorso con cui mi sono candidato a presidente di +Europa dicevo proprio che dobbiamo combattere l’irrilevanza politica a cui rischiamo di arrivare se non c’è un effettivo miglioramento.
Tu hai vinto questo congresso contro Della Vedova, che ha una storia di adesione alle coalizioni di centrodestra ma proponeva in questo caso un’apertura verso il PD; tu invece hai proposto di concentrarsi sulle singole lotte, più che sul campo largo. Quindi la tua +Europa e i tuoi Radicali aderirebbero più al centrosinistra o al centrodestra?
È assolutamente inutile a mio avviso parlare di posizionamenti, di aspetti tattici, in un contesto in cui abbiamo invece bisogno di un partito, dei soggetti, delle realtà che facciano un lavoro comune su delle battaglie politiche e delle iniziative forti; per poi vedere se si possa creare assieme a quei soggetti un percorso comune. […]
Sicuramente il centrodestra dell’attuale governo Meloni rappresenta in buona parte tutto ciò che noi combattiamo, per cui mi sembra assurdo – oggi come oggi – associarci a quel campo. Oggi abbiamo la possibilità di far crescere +Europa in maniera autonoma, e poi di vedere se ci sono le condizioni di fare un lavoro comune con il centrosinistra o meno. Noi siamo liberali a 360°, sia sui diritti che sui temi economici: se delle forze vogliono stare a queste condizioni e a questo programma bene, altrimenti non dovremmo avere paura di fare una scelta autonoma.
Mi interessa questa definizione di “liberali a 360°”, perché il liberalismo dei Radicali è stato declinato sia nel senso dei diritti civili (tu ti sei avvicinato nel 2021 proprio tramite il referendum per l’eutanasia) e il liberismo, in senso economico (tu sei diventato molto famoso l’anno scorso, grazie alle tue iniziative contro l’atteggiamento corporativo di tassisti e balneari). C’è una delle due libertà che è più importante? Spero di non starti chiedendo di scegliere fra due figli o fra due genitori…
Sai, secondo me non si può scegliere: quando ho partecipato al congresso di +Europa nel 2022 [2023, ndr], dicevo “la libertà non si può tagliare a fette”. Non è possibile pensare di battersi per una parte legata ai diritti (come PD e M5S) senza schierarsi anche a favore delle libertà economiche […] – o, come fanno alcuni partiti che si autodefiniscono liberali, essere allineati su tematiche economiche ma peccare molto sulle libertà della persona.
Personalmente, mi sono più concentrato sulle battaglie economiche: sulla concorrenza, prossimamente faremo un lavoro molto approfondito sugli sprechi pubblici e le partecipate e tanti altri mali del nostro Paese. Per fortuna, abbiamo persone nel partito (a partire da Magi) che sono esperte magari più sui diritti civili.
Quando parli di libertà economiche, intendi soprattutto la concorrenza o parliamo proprio di uno Stato leggero? Parli di Magi, che sostieni sin da quando è diventato segretario di +Europa la prima volta: nel 2023, nella sua mozione Magi iniziava dicendo di non dimenticare le libertà economiche, oltre ai diritti civili; mentre in quella di quest’anno parla di una coesistenza fra diritti civili e sociali in termini di welfare.
Le cose possono ovviamente coesistere, credo che serva l’intervento dello Stato su alcuni settori in particolare, su cui anzi si dovrebbe aumentare l’investimento pubblico: l’istruzione, la ricerca, lo sviluppo […], spesso la sanità… Penso però che oggi abbiamo uno Stato assolutamente fuori controllo in tanti altri ambiti, dove ci sarebbe la possibilità di liberare dei mercati che possano attrarre investimenti e capitali, e invece ciò viene bloccato sia da una grande burocrazia e un sistema della giustizia che funziona male, sia da vere e proprie scelte economiche: il tentativo di detenere alcuni asset a livello statale […] e tanti altri tentativi di sostituirsi al mercato creando mostri del genere.
Se invece si cercasse di non stare al ricatto di lobby […], o si cedessero alcune partecipate che sono in perdita da anni e sono spesso oggetto di contrattazione da parte dei partiti, che cercano di metterci i parlamentari uscenti non rieletti, amici, parenti… C’è un grande sistema di “amichettismo” e raccomandazione ed è per questo che nessuno oggi vuole parlarne, perché molte formazioni politiche da tutte le parti se ne servono.
Ma questo vostro agire contro meccanismi che, mi dici, sono un po’ diffusi in tutte le parti politiche e questa vostra coerenza nel voler insistere sulla libertà a 360° e sulle lotte a priori rispetto alla scelta di campo, tutto ciò rischia o no di condannare i R.I. e +Europa all’irrilevanza di cui parlavi? In un’intervista di novembre dicevi che fino a pochi mesi fa i R.I. erano praticamente morti: è un purismo che magari può fare onore ma pragmaticamente controproducente oppure no?
Non si tratta di purismo, perché noi non diciamo che “non faremo mai alleanze con nessuno” e ne abbiamo già fatte, non diciamo che o il nostro programma viene eseguito al 100% o non faremo mai parte del governo di un comune o del Paese. Ma crediamo che i cittadini siano molto stufi di continuare a leggere sui giornali non dei loro bisogni e delle loro libertà, ma invece del fatto che oggi il partito X è un pochino più a sinistra o a destra […].
Crediamo che al continuo parlare di se stessi anche a livello social si debba invece sostituire un metodo dove chi fa politica ci mette la faccia e il proprio corpo, fa anche casino, utilizza la non-violenza per impersonare in prima persona le battaglie… Poi, arrivati ai momenti in cui bisogna fare delle scelte di campo, ovviamente bisogna farle: in Emilia-Romagna, ad esempio, abbiamo creato una lista con varie forze politiche. Il risultato è stato insoddisfacente a livello di lista, nonostante il mio buon risultato a livello personale, però questo tentativo di coerenza non vuol dire che non cediamo, che non siamo disposti a nessun compromesso, assolutamente.
Fra queste battaglie c’è anche quella per il nucleare: all’ultimo congresso di +Europa c’era una mozione a tua firma concentrata su questo tema. Qualcuno ha detto che in qualche modo c’è stato un cambio di passo – in realtà anche Della Vedova si era esposto a favore, ma è vero che l’allora segretario dei R.I. Iervolino avesse espresso uno scetticismo basato su fattori pragmatici. Per te c’è stato un cambio di passo con la tua elezione?
C’è stato: per quanto fossero state già approvate in +Europa mozioni favorevoli alla reintroduzione dell’energia nucleare in un mix energetico complesso con anche le rinnovabili, non si era mai fatto il passo fondamentale di mettere questo al centro di un dibattito congressuale, con mozioni contrapposte. Credo e spero di poter dare un contributo su questi argomenti, che da sempre mi appassionano molto: partecipo da anni al network Italia per il Nucleare; abbiamo presentato insieme ad Azione e altre forze una proposta di legge d’iniziativa popolare, Energia Nucleare Sì Grazie, raccogliendo un buon numero di firme.
Ci sono aggiornamenti?
Oggi possiamo dire che, forse un minimo anche grazie al nostro contributo, il governo ha scelto di presentare una legge-delega in cui si dà un paio d’anni per elaborare un’architettura dal punto di vista regolamentare. Abbiamo fatto un lavoro forte di sensibilizzazione, oggi dobbiamo continuare a fare pressioni sul governo e sulle istituzioni; sappiamo che la sfida non è facile, ma oggi +Europa può dire di avere una posizione molto, molto netta di ambientalismo scientifico (come sulla carne coltivata, sugli OGM…), che non guarda alla decrescita bensì alla crescita sostenibile, un approccio che secondo me premierà.
Proprio in questi giorni, in Toscana è stata approvata una legge sul suicidio assistito. Che cosa pensi già lo immagino, ma credi che le iniziative regionali possano essere una via praticabile, anche dal punto di vista legale?
Noi abbiamo sostenuto le proposte di legge d’iniziativa popolare che ha portato avanti l’Associazione Luca Coscioni in molte regioni, abbiamo contribuito alla raccolta firme: è una modalità che cerca di venire incontro al fatto che il governo e la maggioranza oggi non prendono posizione nettamente per una legge giusta sul fine vita, nonostante la Corte Costituzionale lo chieda da anni.
Oltre alla disobbedienza civile che continua a fare Marco Cappato […] è molto importante creare delle norme almeno a livello regionale sugli aspetti con cui si può accedere al fine vita. Il traguardo della Toscana è molto importante e noi lo chiediamo anche ad altre regioni, penso in particolare a quelle amministrate dal centrosinistra, che dovrebbero fare un atto di coraggio e un salto avanti su un tema ormai apprezzatissimo da tante persone. Ovviamente non è l’ideale, come sanno anche i promotori: l’ideale sarebbe avere anche una legge nazionale molto chiara sul tema. Però, nel frattempo serve fare tutto ciò che si può.
Durante l’ultimo congresso, in cui sei stato eletto presidente di +Europa, ci sono state delle tensioni con i delegati campani: è tutto sopito adesso, siete un partito unito?
Le tensioni erano legate a dei singoli emendamenti allo statuto, delle questioni regolamentari. Quello che alcuni giornali (per fortuna pochi e anche poco letti) hanno provato a raccontare, cioè che i delegati campani abbiano determinato il congresso, è bizzarro: Magi è stato eletto senza avere altri candidati contro; il sottoscritto e la tesoriera Carla Taibi con circa il 70%.
Chi, per qualche motivo, vuole gettare discredito o non è contento dell’esito congressuale, utilizza in modo strumentale un fatto riguardante qualche decina di deputati su una platea di 300 delegati: ovviamente la cosa è totalmente risibile e si legge dai risultati, ma – ahinoi – siamo abituati a queste fake news. Anche perché +Europa (come abbiamo raccontato in una rettifica a quei giornali) ha applicato un sacco di norme per ridurre l’influenza di singole regioni con più iscritti: nel 2023 e nel 2024 il voto vale doppio se si è iscritti da due anni di fila; ha ponderato il voto delle regioni con più iscritti. Abbiamo visto i pulmini di Tabacci, non mi sembra che qua abbiamo questioni analoghe…