
In un contesto geopolitico globale sempre più multipolare svariati Stati tentano di aumentare il proprio peso internazionale. Tra questi c’è un piccolo emirato che sta facendo di tutto per accrescere silenziosamente il proprio soft power sia nel mondo arabo che al di fuori di quest’ultimo: il Qatar. Dai legami con il terrorismo, passando per gli ingenti fondi alle università americane, fino alla corruzione in Europa, l’influenza di Doha sugli scenari politici mondiali è sempre più evidente.
Per iniziare, nel corso degli anni il Qatar è stato accusato numerose volte di aver appoggiato organizzazioni terroristiche e islamiste.
Tali critiche sono state mosse in primis dall’Egitto e dagli stati del Golfo, come Bahrain, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.
Nel 2017, tocca al Ministro per gli affari esteri saudita, al-Jubayr, condannare il supporto di gruppi terroristici come ISIS e Al-Qaida da parte dell’emirato: «Questa idea che si possano finanziare gruppi estremisti, che si possano pagare riscatti a gruppi terroristici come Al-Qaeda e l’ISIS, che si possano inviare 300 milioni di dollari alle milizie sciite in Iraq con la maggior parte di questi fondi che finiscono alla Forza Quds in Iran, è inaccettabile. Penso che tanti paesi nel mondo sarebbe d’accordo con la richiesta di porre fine a tutto questo».
Nonostante sia difficile tracciare le somme elargite in passato dal governo, dagli enti e dai cittadini agli innumerevoli gruppi islamisti, il sostegno economico dal Qatar nei loro confronti appare indubitabile.
Venendo al presente, è ormai noto che il Qatar fornisce ingenti fondi a Hamas.
Anche in questo caso la cifra precisa è complessa da stabilire ma si stima che almeno 360 milioni di dollari raggiungano Gaza ogni anno attraverso il sistemaDa’wa. Si tratta di un apparato gestito da Hamas. Nato con l’obiettivo di diffondere la fede islamica, si occupa anche di questioni amministrative e civili. Tuttavia il sistema Da’wa negli anni si è trasformato in uno strumento di propaganda politica, oltre che religiosa. La gestione di Hamas fa sì che gli investimenti finiscano maggiormente alle famiglie, nei servizi e nelle infrastrutture legate al gruppo armato, piuttosto che alle comunità bisognose.
Doha ha ospitato dal 2012 alcuni tra i leader principali di Hamas e persino un loro ufficio. Questi avrebbero lasciato l’emirato solo lo scorso novembre.
Il ruolo internazionale del Qatar non riguarda solo i finanziamenti al terrorismo, ma comincia dalla stampa.
In questo campo l’asset principale di Doha è Al Jazeera: nata nel 1996 come una piccola emittente televisiva, negli anni si è trasformata in un colosso internazionale dell’informazione. Fu fondata per volere dell’ex Emiro qatariota Hamad bin Khalifa al-Thani ed è ampiamente finanziata dal governo e dalla famiglia reale del Qatar. A capo del consiglio di amministrazione c’è proprio un membro della famiglia reale: lo sceicco Hamad bin Thamer al-Thani.
Per questa ragione la autodichiarata indipendenza di Al Jazeera viene spesso messa in discussione da diversi Paesi: dagli Stati Uniti all’Arabia Saudita. Molti ritengono che il network mediatico qatariota favorisca e promuova la visione di Doha su svariati temi di natura politica e religiosa, arrivando a considerarlo un agente fomentatore delle rivolte della Primavera Araba e non solo.
Le ambizioni di Doha non conoscono limiti e nel corso degli ultimi due decenni hanno raggiunto anche gli Stati Uniti.
Risulta infatti che l’Emirato sia uno degli Stati che forniscono più fondi alle università americane.
Non siamo a conoscenza delle cifre precise, dal momento che queste non vengono dichiarate accuratamente. Ciononostante si stimache tra il 2001 e il 2021 il Qatar abbia donato almeno 4.7 miliardi di dollari ad alcuni tra i più prestigiosi atenei statunitensi. Una parte del capitale sarebbe stato destinato alla costruzione di poli internazionali di tali università nella Qatar’s Education City, ovvero un hub di formazione e ricerca situato nella periferia di Doha.
L’altra porzione dei fondi dovrebbe riguardare lo sviluppo di collaborazioni interuniversitarie, la creazione di progetti di ricerca, l’assegnazione di borse di studio, ma anche la promozione di eventi e lezioni organizzate dalla Qatar Foundation International (QFI); fondazione con sede a Washington D.C. ampiamente finanziata dallo Stato del Qatar che ha lo scopo di istruire riguardo alla lingua e alla cultura araba. Eppure la nobile intenzione si è concretizzata in più occasioni attraverso insegnamenti distorti e faziosi volti a promuovere il ruolo internazionale del Qatar e a stimolare sentimenti antiamericani.
Secondo un report del 2023 dell’Institute for the Study of Global Antisemitism and Policy, nei campus americani, che più sono soggetti ai fondi qatarioti, si riscontra una maggiore e crescente diffusione di comportamenti antisemiti, antidemocratici, inneggianti a forme di terrorismo ed estremismi.
Gli atenei che tra il 2015 e il 2020 hanno accettato donazioni provenienti dal Medio Oriente hanno avuto un aumento medio del 300% di «incidenti antisemiti» rispetto alle altre università statunitensi. Ѐ necessario specificare che il Qatar non è l’unico stato a foraggiare i campus, ma rappresenta l’attore principale di un sistema di influenza molto complesso: altri grandi finanziatori sono la Cina, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. In aggiunta, il rapporto evidenzia l’aumento di intolleranza verso la libertà di espressione, che si verifica soprattutto attraverso la censura e la sospensione di eventi e conferenze. Si registra anche la nascita e l’espansione di campagne politiche e sociali volte a silenziare docenti e studenti.
Quanto all’Europa, il Qatar risulterebbe, insieme al Marocco, fautore del più grande scandalo di corruzione del Parlamento Europeo, un caso noto dal 2022 con il termine Qatargate.
Secondo l’accusa, alcuni Eurodeputati italiani e l’ex vicepresidente del Parlamento Europeo avrebbero ricevuto delle tangenti da Doha e Rabat per orientare le decisioni dell’UE a favore dei due Stati. Gli inquirenti sostengono che, oltre a sviluppare accordi economici e a ottenere un’esenzione di visti per i cittadini qatarioti in viaggio nell’UE, il Marocco e il Qatar avessero l’obiettivo di “ammorbidire” le posizione critiche dei Paesi europei nei loro confronti. Si tratterebbe solo di una delle svariate operazioni da parte delle due nazioni arabe volte a ripulire la loro immagine: nel caso dell’emirato l’iniziativa più evidente fu quella di ospitare i Mondiali di Calcio del 2022, una tra le maggiori manovre di sportwashing degli ultimi anni.
Servirebbe riflettere sulle aspirazioni del Qatar, cercando di comprendere le possibili conseguenze che le ingerenze e le manipolazioni del piccolo emirato possono avere sul futuro delle democrazie occidentali, sempre più minacciate da agenti antiliberali.