
Lo scorso 23 Aprile il Ministro degli Interni del Regno di Giordania Mazin al-Faraya ha annunciato pubblicamente la decisione del governo di mettere al bando i Fratelli Musulmani.
Si tratta di una tra le organizzazioni più influenti del mondo islamico; di stampo panarabo e islamista è attiva in diversi continenti e promuove un modello di società fondato su una dottrina radicale dell’Islam politico.
Il provvedimento è giunto in seguito all’arresto di 16 membri del gruppo accusati di essere coinvolti in attività volte a destabilizzare e compromettere la sicurezza del Paese.
Secondo le autorità, essi si sarebbero esercitati in Libano per condurre attacchi con droni e missili contro dei bersagli interni alla Giordania.
Già nel 2020 la Corte di Cassazione di Amman aveva ordinato la dissoluzione dei Fratelli Musulmani nel Regno. Ma la decisione non fu sufficiente a fermare gli affiliati del gruppo che nel corso degli anni sono stati in grado di esercitare maggiori pressioni sulla Nazione, sia in campo sociale che governativo. Nelle elezioni parlamentari del settembre del 2024 il Fronte d’Azione Islamica, ovvero il ramo politico dei Fratelli Musulmani, è stato il partito più votato, aumentando ampiamente il numero dei propri elettori rispetto ai seggi precedenti. Questa crescita di popolarità è dovuta in gran parte alla campagna elettorale del partito, incentrata fortemente sul sistematico sostegno alla Palestina.
Quella della Giordania non è una scelta isolata, altri paesi arabi si erano già mossi a tal proposito. L’Arabia Saudita, l’Egitto e gli Emirati Arabi Uniti sono solo alcuni degli Stati che da anni vietano e considerano i Fratelli Musulmani un’organizzazione terroristica.
All’interno dell’Unione Europea il primo, nonché unico, governo a muoversi in tal senso è stato quello austriaco, vietando l’organizzazione nel 2021 attraverso una legge di antiterrorismo.
Nonostante in Europa sia più complesso tracciare precisamente l’attività dei Fratelli Musulmani, non sono trascurabili i legami e l’influenza del gruppo su altre organizzazioni e associazioni islamiche; alcune delle quali promuovono spesso visioni in contrasto con i principi di laicità e di democrazia su cui si fondano le nazioni europee.
Un rapporto del 2022 redatto dal Centro austriaco di Documentazione dell’Islam Politico ha cercato di fare luce sulla questione. Da esso emerge che i Fratelli sono riusciti a creare una rete sofisticata di associazioni, enti di beneficenza, lobby, centri culturali e religiosi che hanno come obiettivo finale quello di diffondere la loro ideologia, seppur leggermente adattata ai contesti europei. È necessario precisare che sebbene queste attività operino legalmente, esse rappresentano alcune volte l’epicentro di gravi casi di incitamento all’odio e di simili condotte.
Sono ormai molteplici le vicende confermate degli Imam che hanno propagandato convinzioni incompatibili con i valori occidentali: istigazioni alla violenza etnico-religiosa hanno avuto luogo anche in Italia.
Uno tra i casi più noti viene però dalla Francia ed è quello del predicatore Hassan Iquiousse; considerato molto vicino ai Fratelli Musulmani, fu espulso dal Paese dei Lumi in seguito a ripetuti interventi brutalmente contrari alla Repubblica, al modello di laicità francese, alla comunità ebraica e alla parità dei sessi.
Il report presenta anche un’intervista a Mohammad Al-Shawaf, un «membro anziano» dei Fratelli. Nato in Siria negli anni ‘50 e ora residente in Germania, il padre lo introdusse fin da piccolo all’organizzazione islamista. L’uomo afferma che ci sono molti affiliati nel Vecchio Continente e aggiunge che «qua in Europa i membri dei Fratelli Musulmani entrano con un’altra identità, usando falsi nomi», prosegue: «se vi dicessi che non ci sono network dei Fratelli Musulmani in Europa vi mentirei. Ci sono membri dei Fratelli Musulmani ovunque, nuove organizzazioni».
Il gruppo è disposto ad assumere diverse forme per diffondere l’Islam Politico, purché queste siano efficaci ed appropriate al contesto in cui operano: se in alcune aree come il Medio Oriente e l’Africa Settentrionale agiscono attraverso presenze armate, altrove come in Europa e nell’America del Nord si strutturano sotto forma di enti pacifici.
Un esempio del primo caso è facilmente rintracciabile nel conflitto del Sudan, definito dalle Nazioni Unite la più grande e devastante crisi umanitaria al mondo. Qui i Fratelli Musulmani vi hanno trovato terreno fertile supportando campagne militari che sono risultate nel massacro di civili.
In aggiunta, la loro propaganda estrema ha portato alla crescente marginalizzazione e persecuzione delle minoranze etniche e religiose, facendosi complice della perdita dei principi laici e democratici già instabili nelle istituzioni sudanesi.
Per concludere, sarebbe bene interrogarsi sui rischi che possono sorgere da un’organizzazione come quella dei Fratelli Musulmani, comprendendo innanzitutto che le loro attività non danneggiano solo i valori libertari e l’opinione pubblica riguardo alla fede islamica ma anche gli ideali di tolleranza e coesistenza interreligiosa su cui le nazioni occidentali si fondano.