Le strade di Calcutta non vedranno più il passaggio dei risciò trainati a mano. Così ha decretato il governo del West Bengal, giudicando questa forma di trasporto, introdotta in India intorno alla fine dell’800, una pratica disumana e una vergogna per la città intera. Calcutta, la città della gioia, restava una delle pochissime città dell’India dove ancora per una manciata di rupie instancabili corridori a piedi nudi arrancavano, zigzagando per le strade gremite di auto, trasportando i loro passeggeri. Oggi è più frequente imbattersi in un risciò trainato da una bicicletta o in un tecnologico risciò a motore, un’autorisciò. Per molti di questi lavoratori il risciò è l’unico possedimento, l’ unica fonte di sostentamento. Tirare il carretto con la forza delle braccia è tutta la loro vita. Molti non se ne separano nemmeno di notte. Dormono al suo interno. L’anno passato la legge per mettere al bando questa forma di trasporto secolare era stata bloccata dal muro di resistenza eretto dell’unione dei rickshaw- pullers. Lo scorso lunedì invece, grazie alle nuove garanzie offerte, la legge è stata approvata. I 6000 possessori di una licenza da guidatore di risciò saranno risarciti o saranno inseriti in un programma di riabilitazione, che metterà a loro disposizione posti di lavoro alternativi. Il governo ha rifiutato di rendere nota l’effettiva entità del risarcimento. Gli abusivi sono centinaia, forse migliaia. E creare nuovi posti di lavoro, migliaia di nuovi posti di lavoro, non è impresa facile.
Chiara Checchini