Del: 25 Giugno 2009 Di: Redazione Commenti: 1

Il percorso (accidentato) delle tesi universitarie

Campeggiano in bella mostra sullo scaffale più in vi­sta della sala, stanno nascoste in un cassetto in fondo all’armadio, o piano piano, migrano dalla sala al cas­setto. O, ancora, prendono un po’ di polvere nell’uf­ficio del nostro relatore e qualche volta riescono per­fino a farsi stampare da una vera casa editrice e a spiccare il volo verso altri scaffali. Ma che fine fa fare l’Università alle nostre tesi di laurea?

Per quanto riguarda le tesi quadriennali (vecchio or­dinamento) e magistrali, queste vengono conservate in appositi magazzini a cura dell’Archivio tesi della Divisione Coordinamento Biblioteche dell’Università, e sono consultabili presso gli uffici dell’archivio, in via Festa del Perdono (vedi box). Nei magazzini gli elabo­rati sono custoditi in formato cartaceo, per le pub­blicazioni prodotte fino al 1989, e in microfiche, per quelle prodotte fino ad oggi. Per disposizione degli organi accademici non vengono invece conservate le tesi triennali, la cui presenza è attestata esclusi­vamente dai verbali delle discussioni di laurea. La decisione degli organi accademici non sorprende se si pensa alla quantità di pubblicazioni che ha portato la Riforma Universitaria del ’99, entrata in vigore nel 2001/2002: i soli laureati della Facoltà di Lettere e Filosofia, che nel 2002 erano poco più di 1300, sono passati ad essere, nel 2007, quasi 2680. Un incremen­to di più del doppio che, come abbiamo direttamente constatato, ha creato non poche difficoltà: dalla ca­renza di aule adeguate a contenere con dignità tutti gli studenti, agli appelli sovraffollati che arrivano a far durare gli esami anche due settimane, senza di­menticare le diverse biblioteche e aule studio, impra­ticabili negli orari di punta.

Tralasciando la complessa riqualificazione degli esami in termini quantitativi –per cui la sensazione diffusa è che laurearsi ora equivalga più o meno a raccogliere i bollini del supermercato- e rimanendo nell’ambito degli elaborati finali, è indubbia la loro svalutazione, sia da parte degli studenti che dei do­centi. In 50-60 pagine, comprensive di un paratesto spesso non indifferente, il valore scientifico della tesi di primo livello, per quanto meritevole possa essere, scade nettamente rispetto al passato, finen­do per diventare quasi una perdita di tempo. Un in­toppo per chi ha intenzione di proseguire con una laurea specialistica e un testo in più da correggere per i professori.

Emblematico in questo senso il caso di Napoli, dove alcune tesi della Facoltà di Economia Aziendale dell’Università degli Studi Parthenope, destinate allo smaltimento, sono finite lo scorso febbraio in un cassonetto, ironia della sorte, proprio davanti la sede di discussione delle lauree stesse. Che la colpa del misfatto sia dell’inefficienza della ditta appalta­trice, come ha sostenuto l’Università, non ci impe­disce di pensare all’abbandono delle tesi nel mare magnum dei rifiuti napoletani come ad un inconscio segnale dell’ “ottima” considerazione di cui godono i frutti del lavoro universitario.

Uffici Archivio Tesi della Divisione Coordinamento delle Biblioteche

Via Festa del Perdono 7, entrata dal lato sinistro del Cortile d’onore

Orari: lun-ven 9.00-12.00, 14.00-16.00

Tesi di laurea:

Sola consultazione

Autorizzazioni:

– autorizzazione scritta dell’autore della tesi (a cura dell’Archivio Tesi);

– autorizzazione scritta del Preside della Facoltà presso la quale la tesi è stata discussa (a cura del richiedente e su modulo da ritirare presso l’Archivio Tesi);

– autorizzazione scritta del relatore qualora il richiedente stia compilando la propria tesi (a cura del richiedente).

Tesi di dottorato:

Sola consultazione

Ulteriori informazioni:

http://www.unimi.it/ateneo/19622.htm

Di contro, elidendo generalizzazioni eccessivamente negative, alcune università (ad esempio a Padova) da qualche anno hanno sviluppato progetti indirizzati verso la valorizzazione dell’impegno intellettuale de­gli studenti, come ad esempio la messa on line delle tesi stesse. A livello nazionale, il CNR e l’Inforav (Isti­tuto per lo sviluppo e la gestione avanzata dell’in­formazione), in collaborazione con il MIUR, hanno sviluppato, dal 2005, un sistema documentale per la pubblicazione via web delle migliori tesi di laurea e dottorato delle Università che partecipano all’inizia­tiva (Politecnici di Torino e Bari, La Sapienza, LUISS e LUSMA di Roma, la Scuola di Dottorato del Politecnico di Milano, le Università degli Studi di Tuscia, Cagliari e Torino). Stando alla dichiarazione di intenti, il pro­getto PubbliTesi -consultabile sull’omonimo sito- si propone di “contribuire ad evidenziare il patrimonio di idee, creatività e ricerca, contenuto nelle migliori Tesi, ed a collegarlo con il tessuto sociale e produtti­vo del Paese, anche in relazione agli attuali scenari di competitività globale”.

Aspirazione meritevole, quantomeno per la conce­zione dell’università come luogo aperto alla società e non come compartimento stagno. Per quanto con­cerne il nostro Ateneo, il progetto di digitalizzazione delle tesi è ancora in studio di fattibilità: l’onere eco­nomico non è indifferente.

Nel frattempo, incuriositi dalla possibilità che esi­sta un dopo oltre l’Università, abbiamo sbirciato nell’elenco dell’archivio delle tesi alla ricerca di qualche titolo originale. Il risultato, dai risvolti an­che molto divertenti, verrà pubblicato sul prossimo numero di Vulcano.

Giuditta Grechi e Roberto Moscardi

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