
Questi i titoli dei libri scelti per voi dai professori e le spiegazioni dettagliate che ci hanno fornito per ciascun testo.
– Corrado STAJANO, La città degli untori, Garzanti
Un racconto su Milano tra passato e presente, dalla peste del 600 alla stage di piazza Fontana all’ uccisione di Guido Galli (magistrato milanese, altro eroe civile, accanto a Giorgio Ambrosoli). Per i più vecchi, per non dimenticare; per i giovani, per sapere e riflettere su quel che è accaduto a quella che veniva detta la capitale morale (e non solo a lei).
– Fabio ISMAN, I predatori dell’ arte perduta, Skira
Il racconto appassionante e spaventoso della più grande ruberia mai subìta dal nostro paese: il furto e il traffico delle opere d’arte. Un furto di cui i grandi responsabili sono altri da noi: i tombaroli, i ricettatori, gli antiquari, i musei e le case d’aste. Ma di cui ci rendiamo complici quando cediamo alla tentazione di acquistare il “concetto” che, decontestualizzato e inutilmente conservato nelle nostre case, contribuisce a sottrarci la cosa più importante che abbiamo, il nostro passato.
MAURO CARBONE, Estetica contemporanea
– Slavoj ZIZEK, Leggere Lacan. Guida perversa al vivere contemporaneo, Bollati Boringhieri
E’ appena uscito in italiano un libro del vulcanico filosofo e psicoanalista di Ljubljana Slavoj Žižek. Abita a pochi chilometri dall’Italia, ma da noi non è ancora molto conosciuto. Eppure insegna anche a Londra, e negli Stati Uniti è una star. Ogni suo libro è un’inesauribile miniera di idee, intuizioni, suggestioni con cui si può magari anche non essere d’accordo, ma che senz’altro producono sempre lo stesso benefico effetto: danno da pensare. Qualcuno obietterà che d’estate pensare no grazie? Attenzione: Žižek è tutt’altro che un autore concettoso, parola che sembra inevitabilmente richiamare la rima con noioso! Il libro appena uscito s’intitola Leggere Lacan. Guida perversa al vivere contemporaneo (Bollati Boringhieri, Torino 2009), ma non occorre essere interessati al pensiero di Lacan per trovarlo molto stimolante. A capirlo bastano i titoli di alcuni suoi capitoli, come “Lacan spettatore di Alien” o “Lacan spettatore di Casablanca”. Perché Žižek ha la straordinaria capacità di leggere la nostra epoca così confusa attraverso film, libri o canzoni. Addirittura attraverso barzellette, slogan, spot pubblicitari! Perciò, anche se non siete interessati a leggere Lacan, leggete Leggere Lacan. Ne uscirete con qualche idea in più per leggere voi stessi e la vita di noi tutti oggi.
MARIA TERESA CARINCI, Diritto del lavoro
– Joseph SMITH, Il lupo, Bompiani
Il lupo di Joseph Smith racconta in prima persona la sua storia, i suoi pensieri, le sue sensazioni, le sue emozioni. Ci fa partecipi delle paure e delle gioie, delle vittorie e delle sconfitte che sperimenta chi affronta da solo l’immensità del mondo (il gelo dell’inverno, la fame, il silenzio, la scoperta della preda, l’incontro con l’uomo…) e vive con coraggio e intensità l’ignoto. Una storia molto coinvolgente, metafora delle sfide che attendono ognuno di noi.
Ci sono dei limiti all’amicizia? No! Anche un gatto di strada e un rocchetto di filo possono essere amici… Anzi, nel viaggio che li condurrà insieme dall’Italia all’Inghilterra ciascuno imparerà molto grazie alla diversità dell’altro. E’ il racconto surreale su un’amicizia impossibile, ricco di colpi di scena, di episodi deliziosi, di tratti psicologici assolutamente realistici. Per chi ama sorridere di fronte alla ricchezza della vita.
CLAUDIO LUZZATI, Filosofia del diritto
– Murakami HARUKI, Kafka sulla spiaggia, Einaudi
È un romanzo costruito sul modello del realismo magico, pieno di fantasia e di colpi di scena, scritto benissimo da uno dei maggiori scrittori giapponesi contemporanei, che permette (senza troppe prediche) di meditare sulle conseguenze delle esplosioni atomiche di Hiroshima e Nagasaki. Il protagonista è un ragazzo d’oggi che fugge di casa per ritrovare se stesso e incontrerà vari personaggi strani, tra cui uno strano vecchio in grado di parlare con i gatti.
È un vecchio libro di uno dei più interessanti e coerenti scrittori laici italiani. Racconta i rapporti tra la chiesa e il fascismo, in tempi in cui Pio IX chiamava Mussolini l’uomo della provvidenza. Molto istruttivo e storicamente documentato, anche se si tiene lontano dal politically correct, utile per un giovane odierno per rendersi conto del nostro passato, spesso frettolosamente rimosso.
ANTONELLO NEGRI, Storia dell’arte contemporanea
– Paul LAFARGUE, Diritto alla pigrizia, Porfido
Considerato che si è tutti un po’ stanchi, a questo punto dell’anno, si potrebbe trovare conforto in un classico pamphlet del secondo Ottocento, Il diritto all’ozio di Paul Lafargue – Diritto alla pigrizia nella più recente traduzione italiana – che un po’ paradossalmente, ma non troppo, in fondo, capovolge l’idea del diritto al lavoro. Credo che Lafargue ci credesse davvero; poi la storia ha dimostrato come la questione della disoccupazione non fosse così facile da risolvere, però… D’altra parte, uno studente di lettere può leggere Il diritto all’ozio pensando al mito dell’età dell’oro, alle Georgiche di Virgilio (pure molto consigliabili, ma non al mare).
– Gabriele MUCCHI, Le occasioni perdute: memorie 1899-1993, Mazzotta
Quanto a letture più vicine al mio mestiere, suggerirei l’autobiografia di Gabriele Mucchi, un artista vissuto in tre secoli (1899-2003) e che ha fatto il pittore, l’architetto e il designer. Dai suoi ricordi – sull’asse Italia-Germania-Francia – emerge un racconto vivace e vitale delle vicende artistiche del Novecento: di uomini, fatti e opere vien fuori un’immagine molto diversa, e ben più ‘in diretta’, di quella che si è abituati a conoscere attraverso saggi e manuali troppo accademici.
– Luciano BIANCIARDI, La vita agra, Bompiani
A controbilanciare l’utopia del Diritto all’ozio, potrebbe non essere male leggere (o rileggere, per quelli della mia generazione) La vita agra di Luciano Bianciardi, storia di amori e di ideali forti ma moribondi nella Milano bellissim-bruttissima, protorampante, degli anni Sessanta. Nonostante il Mereghetti le dia un modestissimo asterisco e mezzo – cioè mezzo punto in più di Abbronzatissimi con Jerry Calà – a me pare consigliabile (almeno ai fanatici, se la trovano) la versione filmica del romanzo (regia di Lizzani, 1963), con il vero primo Jannacci che canta e suona live in osteria.
STEFANO SIMONETTA, Storia della filosofia medievale
– Heinrich BÖLL, Diario d’Irlanda, Mondadori
Un piccolo gioiello, per accompagnare il viaggio di tutti coloro che quest’estate avranno la fortuna di vedere anche solo un frammento dei cieli d’Irlanda e per portare un pezzo di quella terra a casa di chi trascorrerà i prossimi mesi altrove
– William SHAKESPEARE, Riccardo II, Garzanti
Perché il corso monografico che ho tenuto quest’anno mi ha fatto scoprire che molti dei nostri studenti non conoscevano questo dramma storico, il cui protagonista, una volta incontrato, non si dimentica più.
– Jorge AMADO, Dona Flor e i suoi due mariti, Garzanti
L’ho letto più di quindici anni fa e me lo ricordo ancora come se l’avessi letto da qualche mese. Mi ha sempre stupito la fedeltà della mia memoria ai colori e ai sapori di questo romanzo del grande autore brasiliano. Uno dei casi meglio riusciti di presenza non banale di ricette di cucina nel tessuto della narrazione. Scorrevole e affabile la scrittura, ben costruito l’impianto, grondanti di vitalità i personaggi. E soprattutto: ho riso tantissimo! Come direbbe Michail Bachtin, “ogni senso festeggerà la sua resurrezione”.
– Bohumil HRABAL, Ho servito il re d’Inghilterra, E/o
Anche questa è una lettura di molti anni fa, e anche in questo caso la mia memoria trattiene ostinatamente il gran piacere di un gran ridere. Un’ilarità che percorre da cima a fondo la trama ben congegnata delle avventure di un apprendista cameriere in un mondo di soprusi e ipocrisia, dove la grande storia fa capolino con il suo ghigno assurdo. Attraverso il racconto in prima persona, il picaro novecentesco dell’Europa orientale presenta i suoi incontri con uno spostamento del senso comune implacabile e lieve, un’arguzia tragicomica disarmante che fa riflettere come ogni autentico straniamento.