A molti studenti è capitato, per errore, di sbagliare aula. Questa situazione si è presentata diverse volte a uno studente del nostro ateneo, nel settore di giurisprudenza, ma non per distrazione: lo studente é non vedente. Questi, per evitare l’inconveniente in futuro, ha chiesto che fosse messo sul muro adiacente alla porta di ingresso un foglio di carta con una scritta in braille (ovvero con dei fori per avere il rilievo) riportante il numero della sala.
In via Festa del Perdono, come negli altri poli della “Statale”, è presente l’ufficio del Sevizio disabilità ed Handicap, per venire incontro alle esigenze didattiche e motorie degli studenti diversamente abili, i quali sono tenuti a contattarlo all’atto dell’iscrizione. Come citato sulla homepage del suo sito, l’ufficio cerca di attuare la legge n°104, in vigore dal 1992, che favorisce l’integrazione sociale e l’assistenza delle persone handicappate. Ai disabili visivi che ne facciano richiesta viene proposto, in collaborazione con l’Istituto dei Ciechi di Milano, un corso di mobilità e orientamento dove, in diverse sedute, vengono insegnati i concetti spazio temporali, la lateralità, tecniche di esplorazione, la lettura e l’orientamento con mappe tattili (riproduzioni in bassorilievo degli ambienti). Sembrerebbe il classico problema di mancata comunicazione dei servizi offerti agli studenti, ma non si tratta solo di questo.
Secondo il Regolamento relativo, ovvero il D.P.R. 503 del 1996, l’università aveva 180 giorni di tempo per adeguare i propri spazi pubblici, anche quelli vincolati dalla legge sui beni architettonici (con opere provvisorie), per favorirne l’accessibilità; in particolare il comma 4.3 dell’articolo 1 indicava necessario “predisporre apparecchi fonici, ovvero tabelle integrative con scritte in braille.” Facendo un semplice giro in università si nota la presenza delle rampe, dei posti riservati in biblioteca, dei montascale e dell’ascensore situato vicino ai bagni dell’atrio ma mancano sia le mappe tattili in ogni ingresso della sede centrale che le tabelle riportanti il numero dell’aula.
Certo, negli anni l’ateneo si è adoperato per venire incontro alle esigenze di tutti gli studenti. Ma per rendere realmente fruibili tutti gli spazi anche ai non vedenti, oltre alle mappe, occorrerebbero piste tattili come quelle che vengono poste sui pavimenti delle metrò o delle pensiline dell’Atm. Un corso di mobilità sembra il classico tappo che viene usato per arginare una falla. Ma per rendere realmente a norma i locali occorrerebbero metri di percorsi tattili Loges, linguaggio formato con impronte sulla pavimentazione. Purtroppo i costi per la posa delle nuove mattonelle sono piuttosto alti, e in un periodo di crisi e di tagli ai bilanci (nell’ultimo cda è stato discusso proprio il taglio del personale del Servizio disabilità), è difficile possano essere sostenuti.
Davide Contu