Del: 17 Gennaio 2011 Di: Redazione Commenti: 0

Dalla testimonianza diretta dei protagonisti, la cronaca ora per ora della mobilitazione studentesca contro il Ddl Gelmini.
Diario della giornata del 22.12.2010.

-Oggi si vota in Senato la Riforma Gelmini.

-H 9.30 appuntamento davanti alla Statale di Milano con un presidio, per raccogliere le forze ed organizzarsi. Ci sono molte televisioni interessate alle vicende ma vengono da quasi tutte invitati ad andarsene.

-H 10.30 si entra in Statale, aula 211, per una breve assemblea e per organizzare le idee in vista della giornata. Nonostante il freddo e la pioggia, la quantità dei partecipanti sembra buona, circa 300 teste, più universitari del solito, l’inizio è incoraggiante. Peccato che forse manchi un po’ di qualità, al contrario della quantità.

-Proposte per la mattinata:

1. Incamminarsi prendendo la strada verso Sempione.

2. Blocco della linea 94 e della circonvallazione, dopo di che raggiungere via Padova a portare solidarietà agli immigrati e a tutta la periferia in crisi.

-H 11.10 usciamo dalla statale dirigendoci verso Corso di Porta Romana passando per il vicoletto in ciottolato che affianca la chiesa di San Nazaro Maggiore, ed è qui che si fronteggiano i primi nervosismi della celere che manganella la testa del corteo universitario per poi rimettersi frettolosamente ed anche un po’ goffamente in riga con gli altri scomparti delle forze dell’ordine.

-H 12.00 siamo in via Francesco Sforza, e dopo vari blocchi dovuti di fatto più alla celere che a noi, decidiamo di deviare il percorso verso Scienze Politiche. Nonostante l’importanza della giornata la tensione sembra non sentirsi più di tanto.

-H 12.30 superiamo Scienze Politiche per raggiungere via Padova.

-H 12.40 Piazza Tricolore e il relativo incrocio vengono bloccati.

-H 14.00 dopo aver ricevuto il sostegno e l’incoraggiamento a proseguire dagli immigrati di via Padova torniamo in Statale per raggiungere un corteo dei medi.

-H 16.30 raggiunti i medi in Statale e pranzato, la gente che ci ha seguito fino a questo momento decide che è evidentemente meglio tornarsene a casa, anche se il voto avverrà solo fra un’ora.

Nonostante l’aggiunta dei medi ai nostri numeri siamo pochi.

Usciti dal retro della Statale e giunti in via Francesco Sforza siamo così pochi che la celere riesce a circondarci nella via: la cosa è sconvolgente. Sembra manchi poco allo scontro.

Riusciamo a patteggiare una fuga che ci permette di rifugiarci in Università. All’interno si cerca di capire che fare, il proposito più sbraitato è quello di uno scontro con la celere che ci aspetta nel caso uscissimo fuori. La violenza sembra essere alle porte ma a molti manca la determinazione, gli animi non sono pronti ad accoglierla e ce ne accorgiamo. Decidiamo di rintanarci nell’università, più come topi da biblioteca che come universitari in rivolta, e di irrompere nel Rettorato.

-H 17.00 il personale del Rettorato, compreso il Rettore Decleva, si sbarra al riparo, e dopo aver tentato una forzatura alquanto fallimentare dei cancelli la Digos fa il suo ingresso, silenziosi come serpenti strisciano da sotto le scale e ci piombano alle spalle. Chi se ne accorge in tempo fugge disperdendosi.

Quelli più sfortunati prolungano la loro agonizzante giornata fuggendo per vari corridoi e altrettante scale raggiungendo il cortile principale.

Siamo pochissimi, la Digos ci eguaglia o peggio ancora ci supera di numero.

Ce ne andiamo, un’altra giornata, un’altra battaglia è andata persa.

-Tornati nelle nostre casa apprendiamo la notizia: la riforma è passata.

Nonostante le proteste in tutta Italia e il dimostrato non consenso del popolo nei confronti dei processi attuati, il governo ha calato sulla testa dei cittadini il suo preciso intento di privatizzazione delle università, infischiandosene dell’opinione popolare contraria.

Se solo questo non basta per determinarci a combatterlo e a rimpiazzarlo siamo davvero su una barca destinata ad affondare.

Davide Indovino

 

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