Del: 24 Marzo 2013 Di: Stefano Colombo Commenti: 0

Ormai, è un dato di fatto: le cinque stelle sono cadute sulla politica italiana e non possiamo ignorarle. Per rapportarsi a loro, però, bisogna inannzitutto conoscerle. Conoscere significa difendersi, e Federico Mello con la sua indagine ci dà un’ottima arma. Classe 1977, ha collaborato con Il Fatto Quotidiano e Annozero, dimostrandosi un giornalista esperto della galassia internet. Avendo anche alle spalle una (breve) militanza tra le file grilline, pochi possono essere più indicati di lui per parlare del M5S: e lui ha scelto di farlo non via web (in barba ai dettami cinquestellati) ma con un libro, Il lato oscuro delle stelle.

Si parte con una lunga premessa sullo sviluppo e le minacce della rete, con un ampio spazio dedicato alle tecniche manipolatorie che oggi imperversano sul web: da qui Mello può analizzare a fondo gli ingranaggi di un movimento che ha il cuore e il cervello online (il portafoglio no, ma è un’altra storia). A cominciare da Roberto Casaleggio, che per nessun motivo definirò ”guru” – termine irritante solo quanto ”bipartisan”, ”location” ed ”emergenza rifiuti” – ma che piuttosto investo del titolo di ”Burattinaio senza fili”. Titolare di una prospera e autorevole agenzia di web marketing (la “Casaleggio & Associati”) l’ombra ricciuta di Grillo ha fornito una base teorica e applicativa agli strali da bar del comico, ha trasformato i suoi spettacoli da momenti di svago in comizi e ha gestito online le fondamenta del movimento; fino all’alluvione elettorale dei giorni appena trascorsi.

Mello illustra come il burattinaio e il fantomatico ”staff” del movimento – invisibile ma sempre presente, un po’ come l’apparato sovietico – abbiano centrato l’ambizioso obiettivo. E in stile sovietico è anche l’allontanamento di chi non è fedele alla linea, il soffocamento sistematico del dissenso, online e non. Un ”totalitarismo di rete”. Il giornalista leccese scrive di varie chicche, delle quali- se ci informassimo solo sul web come il vangelo grillino impone con una certa arroganza – difficilmente verremmo a conoscenza: le bislacche teorie zoologico-orwelliane di Davide Casaleggio (figlio di); o il modo in cui vengono espulsi i caduti in disgrazia: dato che il movimento non è registrato come partito ma come semplice proprietà di Beppe Grillo, quest’ultimo fa partire tramite il suo avvocato una lettera di diffida dall’utilizzo di marchio del movimento, nome e fregi, ai danni del reo. Che viene cacciato dal giardino del re e volentieri insultato, come è indegnamente accaduto ad una militante colpevole di apparizione televisiva: ”il punto G ti dà l’orgasmo nei talk show”.

Voglio concedermi un sillogismo: Grillo ha dichiarato di non volersi fermare finché il movimento non rappresenterà l’intera nazione. Visto che ora tiranneggia sul movimento, come si comporterà quando la nazione dovesse coincidere con esso? Tutto questo, oltre a dettagli, retroscena e altri fatti, viene raccontato da Mello con una prosa a tratti un po’ ridondante quando non grossolana (pg.53 ”Timori reFerenziali”!?), ma animata da una passione pungente. Un’ ottima testimonianza sull’elemento più totalitario dall’estinzione dei totalitarismi. C’è chi dice che la carta stampata ha i giorni contati, ma questi giorni li sta spendendo bene. Vendendo cara la pelle con libri fieri come questo. Da leggere.

Stefano Colombo

Stefano Colombo
Studente, non giornalista, milanese arioso.

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