Del: 28 Aprile 2013 Di: Redazione Commenti: 0

È una collocazione inaspettata quella che caratterizza la mostra postuma della scultrice bresciana Franca Ghitti,  Un’idea di libro— inaugurata il 10 aprile, a poco più di un anno dalla sua scomparsa.

Questo omaggio alla sua visione, al rapporto con i libri e la scrittura, si stende sui gradini dello scalone principale della Sala del Grechetto a Palazzo Sormani. Il “libro” è stato oggetto di riflessione per l’artista a partire dalle prime Mappe, realizzate all’inizio degli anni Sessanta, sino all’ultimo periodo della sua ricerca artistica. Un’idea che la scultrice declinò in vari modi e forme per dare espressione non tanto alla forma concettuale, quanto ai riferimenti culturali di cui l’opera è caricata.

Fanno parte della mostra i “Libri chiusi”, una serie di opere in legno composte negli anni Settanta, “La citta-libro”, una scultura degli anni Ottanta, composta da una ventina di elementi, che suggerisce il modello-forma di una città ideale quale luogo utopico di incontro e vita comune, e alcune delle opere legate agli “Altri alfabeti”, che la stessa artista ha definito “come modi di comunicazione alternativi all’alfabeto, che per secoli generazioni di esseri umani hanno utilizzato” e che la sua scultura ha recuperato.

“Le pagine chiodate” restano, tuttavia, il pezzo forte dell’esposizione. Questa nuova visione simbolica dell’artista trasmette una serialità virtuale ed infinita, che fonda le sue radici nel passato, in comunicazione con l’età contemporanea, dove la dimensione dello spazio coincide con quella del tempo, della storia. “I listelli allineati e i cubetti di montaggio diventarono così, già durante la mia adolescenza” spiega Franca Ghitti “forme primarie dell’organizzazione del mondo. Questo tipo di lavorazione, che richiedeva chiodi di ogni dimensione, sarebbe trapassata nella mia scultura, in cui l’uso e la forma del chiodo sono essenziali”.

Dietro la sua creazione non c’è solo la mano dell’artista contemporanea a contatto con gli stimoli della sua epoca, ma anche tutta la tradizione quattrocentesca della sua terra di origine, alla quale si ispira: sono opere moderne, ma al contempo arcaiche, che hanno bisogno del nostro aiuto, dei nostri occhi, per diventare qualcosa di nuovo. In queste pagine viene “precipita tutta una storia di strutture dell’esperienza umana, che l’artista ha sempre cercato di realizzare come segni di durata contro le distruzioni della memoria, della natura, della vita comunitaria. Lo spazio è reinventato come deposito e sentimento di eventi costruttivi: con il suo raggruppare per pagine e luoghi, Franca Ghitti ci insegna a ripristinare segni di equilibrio con il mondo, estraendo dalla quotidianità una nuda struttura primaria che prende avvio da ricordanze, presagi, effigi remote e rovescia su di noi – nella violenza nuda e intransigente, aspra e secca, di una forma che definisce e misura lo spazio più accidentato e precario, come nelle carte e nelle tavole chiodate – le voci recondite di una geografia umana”1.

Nelle sue mani i libri diventano materiale illeggibile rimanendo, nonostante tutto, una fonte di sapere. Al loro interno viene costruito, quasi ricamato, un messaggio misterioso, dove il ritmo e la variazione dei chiodi compongono un ritmo doloroso, indice di una sofferenza sottile ma visibile. Manifesta così un suo desiderio di incursione in un altro linguaggio, con i suoi mezzi espressivi: una grafia diversa, legata, ferita, ma allo stesso tempo comunicativa. Il libro, infatti, è un linguaggio forte, che esiste anche senza che ci sia bisogno di parole al suo interno, ed è proprio con questo involucro che l’artista gioca per creare la sua visione. Lo spettatore viene così spinto a tentare di  leggere il “libro” senza, però, un vero testo da scorrere con gli occhi. La scrittura è segreta, è lì ma non si vede, è una lettura silenziosa ed interiore che ci permette solo di intuirla, ma non di accedervi.

Paola Gioia Valisi 

Franca Ghitti, un’idea di libro
11 aprile – 10 maggio 2013
Palazzo Sormani – Sala del Grechetto
via F. Sforza, 7 – Milano
Orario: lun-sab 14 – 19
Ingresso libero.

1Fausto Lorenzi, “Chiodi”, in GHITTI La grammatica dei chiodi_The grammar of Nails (2010)

 

 

 

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