La vicenda dell’Università Vita-Salute San Raffaele non risulta chiara ai più, sia fuori che dentro l’ateneo. E’ necessario dunque fare mente locale.
1996. L’università Vita-Salute è fondata da Don Verzè (morto il 31/12/2011), e dalla sua associazione Monte Tabor, in seno all’Ospedale San Raffaele. Tutto procede bene fino al 2011, quando iniziano i guai finanziari sia per l’ospedale che per l’università: nel corso dell’anno l’ospedale viene acquistato dal gruppo Rotelli, ma l’università rimane sotto lo stretto controllo di Monte Tabor.
2013. Ogni facoltà di medicina ha bisogno di un ospedale convenzionato. E finora il rapporto dell’università con l’ospedale era stato simbiotico. Tuttavia, il cambio di vertice del San Raffaele fa sì che il settore didattico e quello ospedaliero siano diretti da due entità diverse: per mantenere la convenzione con l’ateneo, l’ospedale chiede di poter entrare nel Consiglio di Amministrazione dell’Università. E qui scoppia la guerra, civile e sanguinosissima.
Dopo la morte di Don Verzé, l’associazione Monte Tabor (e quindi anche l’università) passa sotto il controllo delle ”Sigille”, le sue fedelissime eredi designate. Queste si oppongono all’ingresso nel CdA di una delegazione ospedaliera, sostenendo che un ente imprenditoriale come quello di Rotelli sia incompatibile con la missione universitaria: andrebbe contro lo statuto, da loro ritenuto sacro. Per tutta risposta, l’Ospedale San Raffaele minaccia di togliere la convenzione. Ciò significherebbe chiudere la facoltà, bloccando le ammissioni per l’anno prossimo e obbligando gli attuali studenti a una diaspora.
Ma gli studenti proprio non ci stanno. Vogliono salvare l’Università. E sostenendo che la richiesta di Rotelli sia legittima, indicono due occupazioni contro il CdA e le Sigille: a dicembre e a fine aprile. Dopo una prima mediazione dell’allora Ministro dell’Istruzione Francesco Profumo e l’intervento decisivo del suo successore Maria Chiara Carrozza, si è riuscito a trovare un accordo, almeno per il prossimo anno, che ammette l’Ospedale come membro di minoranza del CdA e possibili modifiche al “sacro” statuto.
La convenzione con l’Ospedale è stata rinnovata per ”costruire”: per prima cosa ci sono da guarire conti e faide, che spesso fanno più male delle malattie.
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Intervista a Daniele Martinelli, addetto stampa e portavoce degli studenti dell’Università Vita-Salute San Raffaele.
Ripercorriamo i fatti che hanno portato alla decisione da parte di studenti e professori di occupare l’Università.
Nell’ultimo periodo la vita dell’Università San Raffaele, con le sue facoltà di Psicologia, Medicina e Filosofia è stata subordinata a poco lungimiranti, seppur legittimi, interessi di due parti: la Dirigenza dell’Università Vita-Salute San Raffaele e Ospedale San Raffaele. A seguito dei decreti ministeriali 333 e 334 del 24/04/2013, all’Università San Raffaele non era stato assegnato nessun posto per i corsi di laurea ad accesso programmato (Medicina e Odontoiatria). Inoltre le sue Scuole di Specialità in area medica erano state accorpate a quelle di altre Università, perdendo così la loro autonomia. Tali atti ministeriali erano dovuti all’assenza di una convenzione tra Università ed Ospedale, requisito essenziale per aprire le nuove immatricolazioni e garantire la formazione di studenti, specializzandi e dottorandi. L’accordo tra i due enti non era stato stipulato per l’incapacità delle parti di comunicare e trovare una intesa sulla composizione del CdA dell’Ateneo, nonostante i ripetuti tentativi di mediazione del precedente Ministro dell’Istruzione Francesco Profumo.
Per tali ragioni gli studenti di tutte le Facoltà, gli specializzandi, i dottorandi e i medici neolaureati aspiranti specializzandi, con l’appoggio dei professori, in data 30 Aprile 2013 hanno sospeso totalmente le attività didattiche, cliniche e di ricerca, occupando allo stesso tempo gli uffici amministrativi dell’Università.
Che ruolo ha giocato l’intervento del nuovo Ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza?
É stato determinante, perché un ministro che entra nella diatriba tra due entità private non è un fatto scontato. È stata la sua prima uscita pubblica e ci ha fatti diventare la sua priorità. Noi studenti volevamo fortemente l’intervento del Ministro perché la mediazione che si era svolta fino a quel momento si era rivelata fallace. Avevamo bisogno di qualcuno che si facesse carico della situazione di straordinaria emergenza in cui ci troviamo e che avesse il potere di farlo in modo risoluto. Non appena ricevuta la fiducia, si è presentata all’incontro in Prefettura di venerdì 3 maggio, chiedendo anche a noi studenti di dare un segnale significativosospendo il blocco della didattica, e visto che il nostro obiettivo era proprio quello di ottenere che il Ministro si occupasse della nostra situazione, abbiamo deciso di accogliere la sua richiesta.
Nonostante la difficoltà del dialogo tra i due interlocutori, ritenevamo comunque il Ministro dell’Istruzione il nostro garante: fortunatamente lei ha preso questa difficile mediazione a due mani e l’ha portata avanti in modo egregio, facendoci ottenere qualcosa di importante, anche se non risolutivo, già nella prima settimana.
Cosa avete ottenuto?
Quello che è stato ottenuto è una convenzione della durata di un anno, quindi fino al 31 ottobre 2014; durante questo periodo l’Università sarà controllata da un CdA misto, composto da cinque membri di Associazione Monte Tabor e tre di Ospedale San Raffaele. Il nuovo Rettore verrà nominato soltanto dal Senato Accademico, mentre prima era vagliato dall’Associazione. A presiedere il CdA, invece, sarà una figura super partes scelta da Ospedale San Raffaele tra una rosa di candidati proposti da Associazione Monte Tabor; con il benestare del Ministero, è stato deciso che il nuovo Presidente sarà il dottor Roberto Mazzotta, il quale ha dichiarato che riunirà il nuovo consiglio di Amministrazione i primi di giugno. Nel frattempo, il Ministro ha emesso un nuovo decreto che ha ridato autonomia alle Scuole di Specialità del nostro ateneo.
Durante questo anno l’obiettivo esplicito sarà quello di ristabilire un dialogo costruttivo tra le parti, che conduca alla stipula di una convenzione duratura, elemento che si potrà raggiungere solo ridefinendo lo statuto e la governance.
La nostra richiesta è poter continuare a studiare, entrare nei nostri laboratori, nei nostri reparti, nelle nostre aule: sembrerà banale ma fino a due settimane fa non avevamo questa sicurezza e non vogliamo ritrovarci nella stessa situazione tra un anno. Il risultato ottenuto grazie al Ministro è enorme, ma è solo una battaglia.
Se dopo il 31 ottobre non si dovesse giungere a un accordo costruttivo, cosa succederà?
Abbiamo comunque, fin dall’immatricolazione, la garanzia del Ministero dell’Istruzione di poter concludere i nostri studi, al limite in un altro polo universitario ospedaliero. Anche se ovviamente nessuno studente vorrebbe dover finire il suo percorso in un altro ospedale o università, ci è stato perlomeno garantito il nostro diritto allo studio.
Ho letto in un vostro comunicato stampa che avete espresso la volontà di includere un rappresentante degli studenti in Consiglio di Amministrazione, senza diritto di voto. È una notevole sottorappresentanza, visto che nella maggior parte degli atenei italiani non solo sono eletti rappresentati degli studenti in Cda ma possono anche votare.
Siccome siamo consci della difficoltà della situazione, prima di chiedere un posto in CdA abbiamo chiesto che una rappresentanza vi fosse ammessa, senza diritto di voto ma quantomeno con la possibilità di partecipare alle riunioni.
Risponde Cesare Maino, rappresentante di Studenti Contro Corrente nel Consiglio di Facoltà di Medicina: A noi interesserebbe innanzitutto essere presenti per avere delle informazioni di prima mano. In tutti questi mesi abbiamo sempre dovuto fare affidamento su notizie riportate, perché la nostra università non ci comunica nulla, e non ci ha comunicato nulla, se non le solite frasi “State tranquilli” e “Andrà tutto bene”, quindi vogliamo ottenere almeno un posto in CdA, anche se solo a titolo informativo. È da febbraio che non siamo ricevuti dall’ancora attuale presidentessa Voltolini. È sempre stata una comunicazione unidirezionale noi-loro. Col tempo, potremo pensare di richiedere il diritto di voto,ma è una strada lunga. Per il momento ci accontentiamo di essere presenti.
Mi sembra che abbiate gestito al meglio questa situazione: tra occupazioni, cortei, fiaccolate e copertura mediatica. Cosa vi ha lasciato, a livello personale, questa esperienza?
Siamo orgogliosi di quello che abbiamo fatto, perché siamo un’università piccola e giovane. Non avevamo mai organizzato manifestazioni o eventi simili, eppure alla fiaccolata eravamo in 1200, molto più numerosi di quanto sperassimo. Tutte e tre le facoltà si sono dimostrate unite e compatte. Abbiamo ottenuto molto sostegno anche dall’esterno, da Pisapia a Cacciari all’Assessore regionale Aprea. È stato un periodo difficile: eravamo molto preoccupati per il nostro futuro e lo siamo ancora, visto che tra il 20 maggio e il 15 giugno sono fissate le scadenze per la presentazione dei piani formativi degli anni successivi al primo. Se non ci fosse stato questo accordo, per noi si sarebbe concluso tutto a settembre.
Abbiamo deciso di condurre questa campagna di sensibilizzazione in modo molto pacifico, ed è stato proprio il nostro atteggiamento a distinguerci, abbiamo voluto metterci la faccia e le mani e dire: salvateci.
A cura di Gemma Ghiglia e Stefano Colombo