Del: 25 Giugno 2013 Di: Redazione Commenti: 0

(Disclaimer: Sono a tanto così dall’esaurimento nervoso. Ho troppe cose da fare e troppo poco tempo, così finisce che dormo quattro ore a notte, mangio una volta al giorno e la sera mi ritrovo ubriaco sul divano a guardare le commedie erotiche degli anni ’70 su Iris e a chiedermi come sono arrivato lì. Per questo ultimamente ho trascurato questa rubrica. Ma adesso sono qui e questo è il mio modo di farmi perdonare.)

Io e mio padre non siamo mai stati molto legati. Mi ha insegnato soltanto a fare il nodo alla cravatta e a riconoscere i miei difetti. A volte, quando ero ragazzino, mi sembrava che lui fosse a questo mondo con l’unico scopo di fare cose stupide che mi mettessero in imbarazzo, ma nonostante questo mi sono sempre sentito moralmente obbligato a dedicare qualche ora alla settimana ad attività padre-figlio come farsi ciascuno gli affari propri sul divano del suo salotto, perchè era pur sempre mio padre.

A dire il vero una volta c’erano delle occasioni in cui io e mio padre riuscivamo a comunicare. C’erano degli argomenti abbastanza neutri di cui potevo parlare con lui senza desiderare di morire a ogni parola. Il Milan, ad esempio: lui ne è un tifoso sfegatato, io simpatizzavo per educazione e per non deluderlo – era quel tipo di tifoso che vuole che l’amore per la maglia si trasmetta alle generazioni future. O la politica: lui è sempre stato vagamente di sinistra e anti-berlusconiano in modo piuttosto adolescenziale; io [testo mancante].

Qualche giorno prima delle ultime elezioni ho scoperto qualcosa di terribile. Qualcosa che mi ha fatto accapponare la pelle mentre una paura primordiale strisciava dentro di me e si impadroniva del mio essere. Mio padre era diventato grillino.

Avrei dovuto sospettarlo. Il fatto che l’unica volta che avevamo passato davvero del tempo insieme quando io ero bambino fosse stato quando mi portò a uno spettacolo di Beppe Grillo alla festa de l’Unità, quello avrebbe dovuto dirmi qualcosa. O le sue letture: fatta eccezione per i libri di marketing (che leggeva per il suo lavoro), l’unico autore che leggeva era Marco Travaglio. Erano tutti indizi che avrei dovuto cogliere. Forse se ci avessi fatto caso avrei potuto salvarlo. Riportarlo sulla strada giusta, prima che fosse troppo tardi.

Ricordo che me lo confessò candidamente, mentre sul divano parlavamo di politica in modo superficiale per ingannare il tempo. “Io voterò Beppe Grillo”, disse. Non ricordo quale fu la mia reazione, ma ricordo quella del suo cane: spaventato, alzò il muso di scatto e iniziò a ringhiare e ad abbaiare, saltò giù dal divano e corse nella sua cuccia, dove si rannicchiò su se stesso, con la coda tra le gambe, come faceva di solito quando sentiva i tuoni o i botti di capodanno.

Avrei dovuto ucciderlo, ma non ho avuto cuore. Che potevo fare? In fondo sarà anche un grillino, sarà anche il nemico, ma è pur sempre mio padre. Ho incassato il colpo. Ho fatto finta di non sentire. Ho negato la realtà. Come il Governatore in The Walking Dead non voleva rassegnarsi a lasciar andare la sua figlioletta trasformata in zombie perchè era pur sempre la sua bambina, anche io non riesco ancora a rassegnarmi e lasciar andare mio padre, nonostante non fossimo tanto legati e nonostante lui sia un grillino. Forse questo fa di me un debole.

Ogni volta che, combattendo sulle montagne per liberare questo paese, catturiamo dei soldati grillini, io rivedo nei loro volti quello di mio padre e non riesco – ci ho provato, ma è qualcosa che non posso controllare, è più forte di me – giuro, non riesco proprio a fare il mio dovere e a dar loro il colpo di grazia alla nuca. Ogni volta mi allontano e piango me stesso per non avere l’animo dell’eroe.

È per questo, Comandante, che ho scritto questa richiesta di congedo. Mi sono sempre chiesto cosa potevo fare io per il mio paese prima di chiedermi cosa il mio paese potesse fare per me, ma evidentemente quando mi sono arruolato devo aver sopravvalutato me stesso. Ora so che non sono in grado di fare ciò che mi chiede la mia Patria.

Giudicate voi, Comandante, se questo fa semplicemente un ragazzo che ha scoperto di non conoscere se stesso bene quanto pensava. Oppure se fa di me un traditore, come mio padre, che è un grillino.

Dedicato ad Antonino de Sebastiano.

 

Mattia Salvia

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