Del: 11 Luglio 2013 Di: Stefano Colombo Commenti: 1

11 Luglio 2013, la strage di Srebrenica diventa maggiorenne. Diciotto anni fa, in questa stessa notte, le truppe paramilitari serbe massacrarono 8472 (dati ufficiali) musulmani della cittadina bosniaca. Tutti i maschi di Srebrenica vennero uccisi quella notte, i loro cadaveri non sempre sono stati riconosciuti: molte madri e molte mogli ancora cercano delle ossa su cui piangere.

Quella notte, in cui le truppe serbe entrarono in città anche grazie all’inazione totale delle truppe ONU, gli uomini – inclusi i vecchi e i bambini – vennero separati dalle donne, proprio come all’arrivo ad Auschwitz. Sembrava che i serbi intendessero procedere con lo sfollamento del borgo come era già successo altre volte, visto che la deportazione rientrava nei piani di pulizia etnica serba. Invece, coloro che ebbero la sfortuna di nascere maschi quella notte morirono. Furono sepolti in fosse comuni, dalle quali non sempre, una volta estratti, vennero riconosciuti: ad oggi, solo poco più di seimila cadaveri hanno ritrovato un nome.

srebrenicaE’ giusto ricordare il massacro più atroce compiuto nel continente dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
E’ giusto ricordare la ferocia delle truppe serbe, guidate da Ratko Mladic (arrestato nel 2011 dopo anni di latitanza ”casalinga”) e dal gruppo paramilitare capeggiato da Zeljko “Arkan” Raznatovic (per il quale la curva della Lazio espose uno striscione: ”onore alla tigre Arkan”, dopo le pressioni del suo capitano serbo Sinisa Mihailovic).
E’ giusto ricordare l’inettitudine delle truppe ONU olandesi, che non intervennero – nonostante fossero sul territorio addirittura durante il compimento della strage – fornendo l’ennesima prova della flaccidità delle Nazioni Unite, specie quando esibiscono il loro sedicente braccio armato.
E’ giusto ricordare le donne di Srebrenica, che non si rassegnano e ancora oggi manifestano, pregano e piangono, rappresentando il miglior modo per tappare la bocca ai negazionisti che in questi casi danno sempre il meglio di sé.

Tutto questo ricorre in un momento in cui il Medio Oriente viene sconvolto da tensioni politiche, etniche e religiose per molti versi simili. Pensiamo alla Siria: come la Bosnia, viene da una lunga dittatura di una minoranza, che però era riuscita a tenere insieme un paese diviso – come la Bosnia – sia per lingua che per religione.
E’ giusto ricordare questi fatti, oggi che Slovenia e Croazia sono ormai entrambe parte dell’UE e la Serbia sta dando avvio alle procedure d’ammissione (tra l’altro, dopo aver chiesto ufficialmente perdono alle famiglie delle vittime nel 2010).
E’ giusto ricordare di questi fatti, successi alle porte di casa nostra nemmeno venti anni fa.

Stefano Colombo

Stefano Colombo
Studente, non giornalista, milanese arioso.

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