Chi non ha visto in Piazza Cordusio Matteo suonare la sua chitarra a piedi nudi, intonando canzoni dei Coldplay, degli Oasis, o di Damien Rice?
Questa è solo una delle parti di un processo, anzi di un sogno, iniziato più o meno tre anni fa, quando ha deciso di intraprendere un viaggio in Europa e vivere solo della sua musica.
Presa la decisione di partire ha concluso entro un anno l’università e i progetti aperti, si è licenziato dal lavoro ed è partito in autostop da Milano, per poi toccare Torino, alcune città francesi tra le quali Lione, arrivando fino a Tenerife in Spagna e mantenendosi suonando. Il viaggio è durato sei mesi, senza mai alcuna pianificazione.
Matteo suonava per strada senza amplificazioni e vivendo di campeggio selvaggio, organizzato o couchsurfing (comunità online di persone che ti “aprono” il loro divano e ti ospitano).
Tornato a Milano, ha deciso di seguire il suo sogno anche nella sua città: si è informato sui permessi da chiedere al Comune e ora paga un piccolo tributo per occupare un metro quadrato e continuare il sogno che da quasi tre anni gli permette di vivere soltanto di questo. Matteo è l’unico che, a Milano, riesce a farlo.
Ma la vera domanda è: cosa provoca nella gente questo ragazzo che suona scalzo con una kefiah al collo?
Durante il suo viaggio on the road cantava canzoni italiane legate alle sua storia e alla sua vita e, sebbene i testi non venissero capiti, è riuscito comunque a trasmettere forza, intensità, gioia, scatenate dall’urgenza di vivere questa esperienza di libertà e passione che lo ha portato a fare il suo percorso.
Il nome “Soltanto” nasce dal primo viaggio dove Matteo ha deciso di chiamarsi “Matteo Supertramp”, tributo al mitico Christopher Maclandess, al quale Sean Penn ha dedicato il suo film Into the wild, un ragazzo che ha abbandonato tutti i beni materiali per mettersi in viaggio verso l’Alaska a contatto con la natura e la purezza. All’inizio c’era quindi un desiderio di essere super, di trascendere, ma durante il viaggio Matteo ha capito che per raggiungere la felicità non è necessario essere super, basta soltanto essere se stessi e non tradire la propria natura.
“Soltanto” non è solo Matteo Terzi che suona, ma appartiene a tutte le persone che in qualche modo gli hanno dato qualcosa, gli hanno lasciato un contributo, che si ritrovano in lui o si rispecchiano, è come se “Soltanto” fosse un gruppo di persone: Matteo dà qualcosa cantando nelle piazze e in qualche modo la gente gli restituisce un’esperienza personale, un’emozione. Nei suoi viaggi Matteo ha notato che la gente delle nazionalità più diverse si emoziona sempre allo stesso modo, perché ha bisogno di verità, di toccare con mano l’arte e l’artista, e si è stufata di storie di plastica: vuole storie vere, che può raggiungere, e nelle quali immedesimarsi.
Negli ultimi anni i musicisti di strada sono aumentati e Soltanto è stato tra i primi a superare la vergogna e i pregiudizi che una città come Milano purtroppo ha nei loro confronti. Grazie a Matteo altri ragazzi hanno iniziato a suonare. Ma perchè proprio ora? Secondo Matteo in questo momento storico le possibilità di realizzare i propri sogni sono ridotte, il lavoro è lontano, mal retribuito e senza garanzie, quindi è questo il momento in cui non c’è niente da perdere e bisognerebbe inseguire i propri sogni.
Per ora Soltanto ha cantato solo cover ma sono anni che scrive canzoni e a breve dovrebbe partire un progetto di più ampio respiro: un disco tutto suo.
Sempre per rimanere in tema di semplicità e scambio, Matteo vorrebbe che il disco fosse finanziato tramite un progetto di crowdfunding, di finanziamento dal basso che in Italia è poco diffuso.
A metà ottobre nascerà un fundraising esclusivamente per la musica dove una persona si dà una somma da raggiungere per un determinato progetto, in questo caso il disco di Soltanto, e chiunque finanzi il progetto online avrà un ritorno in proporzione alla sua donazione: per esempio un disco, o, in casi di più cospicue donazioni, Matteo ha anche pensato ad un concerto a casa oppure ad un viaggio in tour con il musicista.
È importante sottolineare che la sua esperienza è stata una scelta basata su semplicità e condivisione: Matteo è già andato a “prendersi il suo sogno” e non ha bisogno di talent show sempre più finti, perché purtroppo in molti casi la scelta dei ragazzi di parteciparvi non è una vera scelta ma un vendersi, senza più avere alcun potere decisionale sulla propria musica e sulla propria carriera, e perché nel caso in cui si venisse rifiutati è come se si fosse già stati rifiutati dalle grandi marche e dal grande pubblico.
Ludovica Leone
La bambina che vedete in braccio a Matteo sulla copertina del suo disco di cover è Penelope, una bambina di Lione, la prima fan che per giorni ha seguito Soltanto in piazza.