Del: 8 Dicembre 2013 Di: Alessandra Busacca Commenti: 0

“Era tutto ghiacciato, gelato di fresco durante il freddo improvviso della notte senza vento. Era flessibile come gomma e cadeva sotto la spinta del remo. Poi si spezzava di scatto come una lastra di vetro, ma la barca procedeva di poco”.

Accostiamoci a questo romanzo con cautela: ci troviamo anche noi sulla barca appena descritta, avvolti dal gelo. Traballanti e insicuri, sappiamo che sotto di noi, da un momento all’altro, può crollare il terreno che abbiamo sempre calpestato. Dopo i dieci anni di silenzio che seguono Per chi suona la campana, Hemingway pubblica nel 1950 Across the River and into the Trees. Robert Jordan si trasforma nel Colonnello Richard Cantwell, uomo maturo, ancor più profondo e meditativo del protagonista del romanzo precedente. Anche questa volta lo scrittore affida a Richard, come fece per Robert, una giovane donna, alla quale poter raccontare i propri pensieri. Qui la differenza d’età è notevole. Renata ha diciannove anni. Richard la chiama Figlia. Renata è la sola a chiamarlo Richard. E lo ama. Talvolta, egli sembra frenare questo amore. “Stai calmo, ragazzo, disse fra sè. Ma non era un ragazzo.” Rimprovera se stesso e rimprovera Renata. Ma la ama.

Avidamente consumano il loro amore —”Non credi che sarebbe meglio dormire un pò?” “Come possiamo dormire ora, che abbiamo così poco tempo?”. Amore e morte si intrecciano e si annullano nell’eternità di un bacio. I dialoghi sono gemme che si schiudono, le parole frutti carnosi con cui dissetarsi, per poi scoprire di avere ancora più sete di quando abbiamo iniziato a leggere. I luoghi sono soprattutto quelli di Venezia, nebbiosa e grigia di mistero. Il romanzo sembra evocare l’ambientazione di un’altra opera: La morte a Venezia di Thomas Mann. La differenza è che la città in questo caso è vissuta entro un orizzonte tutt’altro che individuale. Il destino del protagonista si compie sulla volta di una compagine di ricordi ben definiti e sempre vivi: la guerra combattuta, la barbarie del sangue e delle armi.

La storia è fredda e cruda, congelata. E così si rimane, pietrificati, dopo aver letto l’ultima riga di questo romanzo.

Alessandra Busacca

Alessandra Busacca
Nata a Milano il 20 Febbraio 1993.
Professione: studentessa.
Non so dire altro di me che non possa cambiare; e del nome non sono poi così sicura.

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