Figlio di un incontro artistico tra il Bruce Springsteen e Tom Morello, chitarrista-fondatore dei Rage Against The Machine, High Hopes, nuovo e attesissimo album del Boss uscito il 14 gennaio, nasce con l’obiettivo di dare una nuova veste sonora e piena dignità artistica a una serie di brani già pubblicati o presentati dal vivo nel corso dei vari tour mondiali, unendo alcune cover a pezzi del tutto inediti. Nonostante sia senza dubbio un album anomalo per il Boss, abituato a narrare una storia all’interno di ogni suo disco, sviluppandola con lo snodarsi delle tracce, High Hopes non manca certo dell’energia e della grinta del miglior Springsteen.
I 12 brani che vanno a comporre la tracklist sono un mix di musicalità diverse che vanno dal mondo del folk, al rock più puro, da un sound molto vicino al metal, al tocco morbido della ballad.
Ma buttiamoci tra le note di questo album. Se avete presente l’originale “High Hopes” dei Havalinas ―rock band californiana di Long Beach―, con la sua fortissima matrice punk, dimenticatela. La cover di Bruce, title track del disco, abbandona la musicalità originale per una versione più adrenalinica ed energica, scandita da un’intrecciarsi continuo tra la chitarra di Morello, con il suono tagliente, e la sezioni fiati della E-Street Band, dando così vita ad un pezzo grandioso.
«Alcune di queste canzoni, “American Skin” e “Ghost of Tom Joad”, le conoscete già nelle loro versioni live. Ho pensato che fossero tra i pezzi migliori che io abbia scritto e meritavano una registrazione con tutti i crismi». Queste le parole di Bruce su due dei brani più significativi di questo album.
La prima, pubblicata per la prima volta nell’album Live in NewYork City del 2001 (registrato nel corso di due serate consecutive al Madison Square Garden di New York ), è senza dubbio una delle migliori canzoni dell’ultimo Springsteen. Dedicata ad un ragazzo afroamericano innocente che tirò fuori un portafoglio dalla tasca e venne freddato dalla polizia di New York, convinta che si trattasse di una pistola, è registrata nell’album in una versione dominata dalla chitarra di Morello che raggiunge il suo apice nel solo del pezzo che, per bellezza e profondità, vale da solo il prezzo dell’album.
Discorso a parte merita “Ghost of Tom Joad” che qui dice addio a quel sound acustico e toccante che la caratterizzava per abbracciare in tutto e per tutto, ancora una volta, il sound di Morello ―che duetta nel brano con lo stesso Springsteen―, dando così vita ad un brano da pelle d’oca di oltre sette minuti di puro Rock (a tratti molto vicino al Metal) con due soli mozzafiato.
«Ho sempre pensato che queste canzoni dovessero essere pubblicate. Dai gangster di “Harry’s Place”, ai coinquilini impreparati di “Frankie Fell In Love” ―ricordi di quando io e Steve ce ne stavamo a bighellonare nel nostro appartamento di Asbury Park―, dai viaggiatori nella terra desolata di “Hunter of Invisible Game” fino al soldato e all’amico che va a trovarlo in “The Wall”, ero convinto che tutti questi brani meritassero una casa e un ascolto».
In tutto l’album, inciso tra il New Jersey, Los Angeles, Atlanta, l’Australia e New York, con la produzione di Brendan O’Brien e Ron Aniello, è presente la E-Street Band compresi Danny Federici, scomparso nel 2008 e Clarence Clemons (nel 2011) con il suo sax che campeggia nel bellissimo “Harry’s Place”, dato che alcuni brani vennero incisi negli anni passati per esser terminati solo in un secondo momento.
Con ques’album Bruce dimostra di essere un Musicista capace di mettersi ancora in discussione, in cerca di nuovi stimoli, che, nonostante i due anni di successi mondiali dovuti ai tour, non si accontenta e cerca sempre di migliorarsi e trasmettere nuove e sempre più intense emozioni. “Baby, we were born to run” diceva Bruce in uno dei suoi più grandi successi. Che dire? Corre ancora come un ragazzino!
TRACKLIST:
1.High Hopes (Tim Scott McConnell)
2.Harry’s Place
3.American Skin (41 Shots)
4.Just Like Fire Would (Chris Bailey)
5.Down In The Hole
6.Heaven’s Wall
7.Frankie Fell In Love
8.This Is Your Sword
9.Hunter Of Invisible Game
10.The Ghost of Tom Joad
11.The Wall
12.Dream Baby Dream (Martin Rev, Alan Vega)
Bruce Springsteen – voce principale, chitarra, armonica, piano, percussioni
Tom Morello – chitarra elettrica
Roy Bittan – piano, tastiera, fisarmonica
Danny Federici – organo, tastiera (tracce 2, 11)
Nils Lofgren – chitarra, cori
Patti Scialfa – cori
Garry Tallent – basso
Steven Van Zandt – chitarra, mandolino, cori
Max Weinberg – batteria
Clarens Clemons– sax
Federico Arduini