Vi siete mai chiesti di cosa vi innamorate?
La domanda sorge spontanea guardando Her, film uscito in Italia lo scorso 13 marzo, scritto e diretto da Spike Jonze, alle prese con il suo quarto film da regista.
Il film, nominato a 5 Premi Oscar e vincitore nella categoria Miglior Sceneggiatura Originale, descrive una storia d’amore in un futuro non troppo lontano dal nostro, dove uomini e computer vivono in simbiosi.
Theodore, il protagonista, interpretato dall’attore Joaquin Phoenix, durante un periodo di difficoltà causato dal divorzio con la moglie decide di acquistare un OS1, sistema operativo di intelligenza artificiale, ultimo ritrovato tecnologico. Questo software, Samantha, ha un dna basato sulle personalità delle migliaia di programmatori da cui è stata creata e inoltre, dato fondamentale, cresce attraverso le esperienze che vive —come ogni essere umano. Tra i due si instaura pian piano un rapporto sempre più affiatato e, nonostante le evidenti differenze, si innamorano l’uno dell’altra.
Un film struggente ed appassionante, in cui la finzione si fa mezzo per trasmettere il vero, un racconto che spinge a riflettere e a chiedersi, appunto: vi siete mai chiesti di cosa vi innamorate?
E’ possibile idealizzare così tanto qualcosa da credere che sia reale? Una voce può prendere il posto di una carezza?
Eppure, il sentimento che nasce tra Theodore e Samantha non assomiglia ad altro che ad amore.
Amy, amica del protagonista, una delle poche presenze “in carne ossa” che compaiono nel film, a un certo punto dirà: «Io dico che chiunque si innamori è un disperato. Innamorarsi è una pazzia, è come se fosse una forma di follia socialmente accettabile».
La verità è che dopo aver visto questo film, la vera follia sembrerà quella di aver pensato che non ci si possa innamorare di qualsiasi cosa.
“Chi sei? Dove stai andando? Cosa ti circonda?” recita la pubblicità di OS1: Samantha non è semplicemente una fidanzata, è una coscienza, che ti ascolta, ti conosce, ti capisce; grazie ad essa Theodore riscopre se stesso, e la vita. Così, una delle poche certezze che si hanno dopo aver visto questo film è che per amare, bisogna amarsi.
Jonze con la sua camera ci regala una sua personale anticipazione del futuro, un mondo essenziale, in cui la tecnologia ha tolto tutto ciò che era superfluo, togliendo però anche l’immediatezza dei rapporti umani. E’ più semplice innamorarsi di una persona o di un programma? Se volete fare un introspezione in voi stessi Her è il film giusto per voi, ne resterete piacevolmente…confusi.
Michela Turri