Del: 10 Marzo 2014 Di: Alessandro Massone Commenti: 0

(E forse non se ne accorge)

maidan

Contesa tra l’Unione Europea, la diplomazia americana e la Russia, l’Ucraina non è solo teatro del più grande scontro tra Ovest ed Est da piú di vent’anni, è anche vetrina della manifesta inadeguatezza dei primi (della prima?). Perché se la situazione in Ucraina è unica, gli errori dell’UE sono sempre gli stessi.
Se fino a poche settimane fa sembrava impossibile, oggi è realtà — l’area ultranazionalista ha un ruolo importante nel governo di transizione ucraino, incassando il premio del proprio sforzo durante le manifestazioni Euromaidan.

L’ascesa dell’estrema destra

Nella folle metadiscussione vanitosa tra giornalisti, uno dei temi principali attorno alla crisi ucraina è se sia corretto definire Svoboda e Pravyi Sector neo-nazisti, oppure se si tratta “solo” (virgolette mie) di partiti nazionalisti e patriottici.
Il cavillo attorno a questa discussione folle è che nessuno dei due partiti ha mai espresso esplicite posizioni antisemite.
È chiaro che l’opinione sia drogata dall’immagine che con astuzia Svoboda ha saputo darsi dopo gli eventi di Novembre. Andrew Srulevitch, direttore degli uffici Europei della Anti–Defamation League, un gruppo americano che monitora movimenti politici anti–Semiti a livello mondiale, sostiene che questa sia stata una scelta tattica del gruppo per facilitare il supporto europeo.
Svoboda nacque dalla fusione del Partito Social-Nazionalista ucraino con altre forze di estrema destra e oggi cita tra i propri ispiratori Yaroslav Stetsko leader di Organizzazione Ucraina Nazionalisti che con Stefan Bandera nel 1941 aveva firmato un patto di non belligeranza con Hitler in cambio di pretese di indipendenza.

“(Le milizie dell’Esercito insurrezionale ucraino) Non avevano paura, e noi non dovremmo aver paura. Si misero in spalla le loro automatiche e andarono nei boschi e combatterono contro moskali (dispregiativo per russi), tedeschi, e kike (dispregiativo per ebrei) e altra feccia che voleva portarci via il nostro stato Ucraino”

Dichiarazione vera del mondo reale di Oleh Tyahnybok, leader di Svoboda. 2004.

Sebbene negli ultimi due anni il partito si è impegnato per limitare le dichiarazioni razziste, tutt’oggi vanta di non contare tra le proprie file nessun “ateo, ex–comunista, o non–Ucraino”.

Insomma, proprio la gente a cui consegnereste controllo delle Forze Armate, dell’Esercito e della Sicurezza Nazionale, no?

Il declino dell’Ovest

Sono giorni difficili per il Presidente degli Stati Uniti. La denuncia di Obama che Putin abbia violato la sovranità degli popolo ucraino e la dichiarazione del Segretario di Stato John Kerry di quanto sia inaccettabile invadere un’altra nazione con “pretesti completamente inventati” sono stati accolti dalla comunità internazionale con indifferenza, e dalla Russia con ilarità.
È il caro prezzo che l’America paga per gli otto anni di terribile amministrazione Bush.
Dopo le sanguinose guerre in Afghanistan e Iraq, Obama ha “cambiato verso” lanciando attacchi armati in Libia, Somalia e Pakistan. Così, qualsiasi bastone retorico l’America agiti non solo è visto come ipocrita e miope, ma senza una vera minaccia di ritorsioni militari, nessuna pretesa statunitense è credibile.

Su tutto, l’errore piú grande dell’amministrazione americana è stato, di nuovo, di sottovalutare la strategia, la ferocia, e la decisione di Putin. Convinti che nuove elezioni avrebbero accontentato il presidente russo, UE e USA avevano premuto per quello. Ma Putin non può permettere che l’Ucraina scivoli in caos e violenza, non così vicino a casa — troppi e troppo recenti sono gli esempi di conseguenze violente della Primavera Araba.

Estremamente complessa la situazione per l’Unione Europea. Se la crisi risveglia antichi riflessi condizionati da blocco occidentale in molti leader politici e giornalisti, la situazione europea oggi è molto piú difficile. Dipendente politicamente dall’America, metà dell’Unione è strettamente legata alla Russia per necessità energetiche. Mai si è vista la Merkel, unica vera personalità europea, muoversi in politica estera con tanta awkwardness.
Una diplomazia decisa avrebbe supportato il referendum in Crimea, chiedendo magari l’intervento di ispettori ONU per garantire uno svolgimento democratico, invece di opporsi per mostrare muscoli che sono una stampa su una t–shirt e vedersi banalmente ignorata.

Qualsiasi movimento di tendenza nazionalista dovrebbe essere in qualche modo il nemico pubblico numero uno per l’Unione Europea. La mancanza di azioni che plachino lo scontento interno e portino a vere soluzioni pacifiche ai propri confini potrebbe essere un errore fatale per l’Unione.
Oggi, l’aggressività della Russia qualcosa ha già ottenuto — ha dimostrato la nostra completa inadeguatezza di fronte ad una crisi in cui ci è richiesto piú che un commento saputello.

Alessandro Massone
@amassone
Alessandro Massone
Designer di giorno, blogger di notte, podcaster al crepuscolo.

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