Del: 19 Aprile 2014 Di: Giulia Pacchiarini Commenti: 0

Un tempo si chiamava “oratoria” l’abile esercizio di retorica atto a persuadere una o più persone in merito ad una determinata tesi. Su questa arte vennero fondate società, popoli, imperi, stati nazionali.
Oggi vi sono i talk show, abili esercizi di discussione comunitaria in cui si evince il tentativo di convincersi l’un l’altro in merito a determinate tesi ma dove purtroppo è evidente l’incapacità di ascolto oltre che di erudizione da parte dei diversi interlocutori. Questa mancanza porta in genere a grande confusione, tra uscite di scena, rientrate trionfanti, incredibili picchi auditel e campagne elettorali sfavillanti.
Ovviamente, la portata didattica è del tutto nulla.

Eppure in alcuni luoghi del pianeta, vige ancora una serena fiducia nell’attitudine positiva che può avere quella sacra virtù che è la parola.
In particolare in California, Michael LaCour e Donald Green, politologi, hanno pubblicato uno studio compiuto su un campione di elettori, i quali hanno dichiarato di aver votato contro la mozione riguardante il matrimonio tra persone dello stesso sesso, alle ultime consultazioni.
Lo scopo era studiare l’eventuale cambiamento di un’opinione piuttosto radicata ed estrema, come può essere questa. L’esperimento sociale ha coinvolto 9.507 persone, le quali sono state a loro volta suddivise casualmente in 5 gruppi e sottoposti a diverse provocazioni.
Gli uomini e le donne del primo gruppo sono stati contattati da un volontario della campagna di sensibilizzazione verso il matrimonio egualitario, dichiaratosi omosessuale; quelli del secondo da un volontario etero della stessa campagna di sensibilizzazione. Quelli della terza e della quarta sezione, invece, sono stati contattati da parte di un volontario presso un’associazione impegnata nel riciclo dei rifiuti, omosessuale per la terza, etero per la quarta. Il quinto gruppo invece non è stato contattato da nessuno.

PicMonkey Collage gay marriage

I risultati sono apparsi evidenti sin dal primo controllo. Gli elettori a cui è stata esposta la tesi riguardante il riciclaggio, non hanno —come ci si aspettava— cambiato parere in merito ai matrimoni egualitari. Coloro che invece hanno incontrato volontari che illustrassero il tema dei diritti omosessuali si sono mostrati propensi a cambiare la propria considerazione sulla causa, alcuni al punto da mutare profondamente opinione. Il risultato appare ancor più incoraggiante quando il volontario manifesta sin dall’inizio la propria omosessualità.
Con la sentenza della Corte Suprema, che nel 2008 ha legalizzato in California il matrimonio tra persone dello stesso (poi ribaltata e ancora discussa), l’opinione dell’intero campione si è dimostrata ancor più favorevole alla causa stessa.
I due studiosi hanno inoltre esaminato, durante l’esperimento, anche l’opinione di un convivente stretto dei soggetti studiati, che, nei casi in cui la sensibilizzazione ha avuto successo, è stato profondamente influenzato dal mutare del giudizio altrui, tanto da modificare anche il proprio.

Le convinzioni più radicate possono quindi trasformarsi se messe a confronto con tesi esposte chiaramente e da persone personalmente coinvolte? Sì, probabilmente sì. La storia ha mostrato più volte quanto un discorso o più conferenze, possano condizionare la ragione umana, nel bene e nel male.
Oggi questo meccanismo è applicato solo durante lezioni scolastiche, nella politica e nei programmi di cucina (che fra i tre esempi è probabilmente quello a cui si presta più attenzione). Il resto è confusione, è pregiudizio, è ipotesi fatta sulla base di intelletti presi in prestito, nella distorsione di quella che è nata come libertà di opinione per poi divenire libertà di dire tutto, ma proprio tutto, senza logica, senza fondamento, senza argomentazione.
A questa libertà, essenziale, vitale, assolutamente incontrovertibile, dovrebbe essere affiancato il dovere morale di ascoltare, e poi –perché no– fare come gli elettori californiani: cambiare idea.

Giulia Pacchiarini
@GiuliaAlice1

Giulia Pacchiarini
Ragazza. Frutto di scelte scolastiche poco azzeccate e tempo libero ben impiegato ascoltando persone a bordo di mezzi di trasporto alternativi.

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