Del: 23 Aprile 2014 Di: Stefano Colombo Commenti: 0

Settimana scorsa vi abbiamo parlato dei protagonisti della commedia all’europea del 25 maggio. Ma ogni sceneggiatura ha dei cattivi, e questa non fa eccezione. Per “cattivi” intendiamo tutti coloro che sono ostili all’idea stessa di un’ Europa unità e forte e si propongono di scardinarla dal interno.

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Ecco i malvagi che tormenteranno le vostre notti. Toglietevi le mani dagli occhi che alziamo il sipario.

Lo alziamo con una notizia. Marine Le Pen e Geert Wilders hanno stretto un patto per formare un nuovo Eurogruppo di euroscettici nel quale far confluire i voti ai due partiti nei rispettivi Paesi — il Front national per la francese e il Partito per la Libertà per il suo socio. A questi si aggiungerebbero la Lega Nord e altri veterani dell’euroscetticismo come i Veri Finlandesi o il Partito della Libertà austriaco — tutti caratterizzati grossomodo dalle stesse politiche, riassumibili in ricette piuttosto semplici: basta euro, basta euroburocrazia, conservatorismo sociale e protezionismo economico.
La maggior parte di questi soggetti hanno già calcato le scene in quello che nella scorsa legislatura era il maggior raggruppamento di partiti euroscettici: l’EFD —Europe for freedom and democracy— che ora rischia di dissolversi.

Abbiamo visto infatti come in Europa tutto abbia più facce e anche ciò che sembra più lineare e cristallino nasconda un ginepraio di interessi nazionali e sovranazionali. Il fronte dei cattivi non fa eccezione.
Il vecchio raggruppamento era guidato da Nigel Farage — l’inglesissimo segretario dell UKIP, il partito dell’indipendenza britannico — e dal leghista Francesco Speroni.
Farage in particolare guida una forza che oltremanica ha il vento in poppa: alcuni sondaggi lo danno come il primo partito del Regno Unito. Il gentiluomo con la bombetta solletica molto bene certi istinti da “splendido isolamento” mai sopiti tra i britannici, affiancandoli a posizioni sull’immigrazione affini ai loro sodali leghisti e, a ben vedere, anche a quelli del duo Wilders-Le Pen. Ma da perfetto inglese non ha alcuna intenzione di stipulare alcun patto con forze in odore di neofascismo.

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Sarà forse il caso di spiegare qualcosa su questi moderni coniugi Macbeth che stanno imponendosi come campioni del fronte anti-euro.
Cominciamo dalla dama nera di Francia, Marine Le Pen. Figlia d’arte, eredita nel 2011 il Front National dal padre, ripulendolo quasi del tutto dai vecchi slanci post fascisti e trasformandolo in pochi anni da forza importante ma di nicchia per giovani nostalgici di estrema destra e reduci delle guerre coloniali a forza dirompente nel panorama politico transalpino — clamoroso il risultato alle ultime amministrative.
Va detto che Marine Le Pen oggi e’ in Europa tra i politici più abili in assoluto. E vuole imporsi come perno carismatico nel movimento euroscettico, cercando in Europa partiti e movimenti a lei affini e facendogli una discreta ma languida corte.

Il primo a cedere nella sua rete e stato l’olandese Geert Wilders, con cui l’affinità e stata immediata e l’unione, quasi fatale, inevitabile: il suo Partito per la Libertà va forte in patria e ha posizioni davvero simili a quella dei frontisti francesi.
I due hanno stipulato il loro patto al tavolo di un ristorante parigino. L’offerta di una cena più o meno romantica nella ville lumiere però non sembra fare presa su tutti: se Matteo Salvini ha ceduto e la Lega si edera a braccetto con il Front National, altri italiani sono rimasti insensibili al fascino nero della Le Pen.

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Beppe grillo in primis. Forse, alla cassa, si è rifiutato di pagare anche per la sua dama — chissà, forse le ha chiesto gli scontrini dei precedenti pranzi, in un impeto di gelosia, e la tresca non ha avuto buon fine, nonostante la corte serrata che la francese ha riservato al genovese e al suo Movimento.
In effetti, specie a livello di bellicosità anti-euro le posizioni dei due partiti hanno diversi punti in comune, e questo dovrebbe far riflettere chi colloca a tutta sinistra i penta stellati.
Però, il movimento – con l’alterigia dei grandi attori – ha scelto di non iscriversi a nessun gruppo sovranazionale, correndo da solo al pari dell’UKIP, il cui grande amore Salvini è scappato oltralpe.

Con tutte queste relazioni pericolose, la commedia all’europea – almeno sul fronte euroscettico – sta dunque trasformandosi in una commedia all’italiana, con Borghezio che probabilmente tornerà a Strasburggo anche stavolta e comparirà nei panni folkloristici di Jerry Calà. E questa è una delle molte incognite che sovrastano il nascente fronte anti europeo in seno al UE. Perché, se è vero che ci sia aspetta un loro exploit, è lecito nutrire reali dubbi sulla tenuta della loro coesione. Molte idee sono divergenti, molte istanze contrastanti; e un nemico comune —per quanto grande come l’integrazione europea— non è sufficiente a tenere insieme forze tanto diverse (vedere gli ultimi vent’anni di sinistra italiana per credere).

E, una volta disuniti, che ruolo possono avere delle piccole forze strepitanti e astiose, che non vanno molto oltre l’ostruzionismo e la demagogia? Vedere l’ultimo anno di grillismo italiano.

Ecco che da commedia all’italiana potrebbe trasformarsi tutto in tragedia greca. O forse tutta questa acidità non è altro che una rivisitazione di quella vecchia commedia di Shakespeare: La bisbetica.

Stefano Colombo
Photo credit CC Ernest Morales, Jacco De Boer
Stefano Colombo
Studente, non giornalista, milanese arioso.

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