Settimana scorsa vi abbiamo parlato dei protagonisti della commedia all’europea del 25 maggio. Ma ogni sceneggiatura ha dei cattivi, e questa non fa eccezione. Per “cattivi” intendiamo tutti coloro che sono ostili all’idea stessa di un’ Europa unità e forte e si propongono di scardinarla dal interno.

Ecco i malvagi che tormenteranno le vostre notti. Toglietevi le mani dagli occhi che alziamo il sipario.
Lo alziamo con una notizia. Marine Le Pen e Geert Wilders hanno stretto un patto per formare un nuovo Eurogruppo di euroscettici nel quale far confluire i voti ai due partiti nei rispettivi Paesi — il Front national per la francese e il Partito per la Libertà per il suo socio. A questi si aggiungerebbero la Lega Nord e altri veterani dell’euroscetticismo come i Veri Finlandesi o il Partito della Libertà austriaco — tutti caratterizzati grossomodo dalle stesse politiche, riassumibili in ricette piuttosto semplici: basta euro, basta euroburocrazia, conservatorismo sociale e protezionismo economico.
La maggior parte di questi soggetti hanno già calcato le scene in quello che nella scorsa legislatura era il maggior raggruppamento di partiti euroscettici: l’EFD —Europe for freedom and democracy— che ora rischia di dissolversi.
Abbiamo visto infatti come in Europa tutto abbia più facce e anche ciò che sembra più lineare e cristallino nasconda un ginepraio di interessi nazionali e sovranazionali. Il fronte dei cattivi non fa eccezione.
Il vecchio raggruppamento era guidato da Nigel Farage — l’inglesissimo segretario dell UKIP, il partito dell’indipendenza britannico — e dal leghista Francesco Speroni.
Farage in particolare guida una forza che oltremanica ha il vento in poppa: alcuni sondaggi lo danno come il primo partito del Regno Unito. Il gentiluomo con la bombetta solletica molto bene certi istinti da “splendido isolamento” mai sopiti tra i britannici, affiancandoli a posizioni sull’immigrazione affini ai loro sodali leghisti e, a ben vedere, anche a quelli del duo Wilders-Le Pen. Ma da perfetto inglese non ha alcuna intenzione di stipulare alcun patto con forze in odore di neofascismo.

Sarà forse il caso di spiegare qualcosa su questi moderni coniugi Macbeth che stanno imponendosi come campioni del fronte anti-euro.
Cominciamo dalla dama nera di Francia, Marine Le Pen. Figlia d’arte, eredita nel 2011 il Front National dal padre, ripulendolo quasi del tutto dai vecchi slanci post fascisti e trasformandolo in pochi anni da forza importante ma di nicchia per giovani nostalgici di estrema destra e reduci delle guerre coloniali a forza dirompente nel panorama politico transalpino — clamoroso il risultato alle ultime amministrative.
Va detto che Marine Le Pen oggi e’ in Europa tra i politici più abili in assoluto. E vuole imporsi come perno carismatico nel movimento euroscettico, cercando in Europa partiti e movimenti a lei affini e facendogli una discreta ma languida corte.
Il primo a cedere nella sua rete e stato l’olandese Geert Wilders, con cui l’affinità e stata immediata e l’unione, quasi fatale, inevitabile: il suo Partito per la Libertà va forte in patria e ha posizioni davvero simili a quella dei frontisti francesi.
I due hanno stipulato il loro patto al tavolo di un ristorante parigino. L’offerta di una cena più o meno romantica nella ville lumiere però non sembra fare presa su tutti: se Matteo Salvini ha ceduto e la Lega si edera a braccetto con il Front National, altri italiani sono rimasti insensibili al fascino nero della Le Pen.

Beppe grillo in primis. Forse, alla cassa, si è rifiutato di pagare anche per la sua dama — chissà, forse le ha chiesto gli scontrini dei precedenti pranzi, in un impeto di gelosia, e la tresca non ha avuto buon fine, nonostante la corte serrata che la francese ha riservato al genovese e al suo Movimento.
In effetti, specie a livello di bellicosità anti-euro le posizioni dei due partiti hanno diversi punti in comune, e questo dovrebbe far riflettere chi colloca a tutta sinistra i penta stellati.
Però, il movimento – con l’alterigia dei grandi attori – ha scelto di non iscriversi a nessun gruppo sovranazionale, correndo da solo al pari dell’UKIP, il cui grande amore Salvini è scappato oltralpe.
Con tutte queste relazioni pericolose, la commedia all’europea – almeno sul fronte euroscettico – sta dunque trasformandosi in una commedia all’italiana, con Borghezio che probabilmente tornerà a Strasburggo anche stavolta e comparirà nei panni folkloristici di Jerry Calà. E questa è una delle molte incognite che sovrastano il nascente fronte anti europeo in seno al UE. Perché, se è vero che ci sia aspetta un loro exploit, è lecito nutrire reali dubbi sulla tenuta della loro coesione. Molte idee sono divergenti, molte istanze contrastanti; e un nemico comune —per quanto grande come l’integrazione europea— non è sufficiente a tenere insieme forze tanto diverse (vedere gli ultimi vent’anni di sinistra italiana per credere).
E, una volta disuniti, che ruolo possono avere delle piccole forze strepitanti e astiose, che non vanno molto oltre l’ostruzionismo e la demagogia? Vedere l’ultimo anno di grillismo italiano.
Ecco che da commedia all’italiana potrebbe trasformarsi tutto in tragedia greca. O forse tutta questa acidità non è altro che una rivisitazione di quella vecchia commedia di Shakespeare: La bisbetica.
Photo credit CC Ernest Morales, Jacco De Boer