Del: 7 Aprile 2014 Di: Redazione Commenti: 0

Per i milanesi il loro Duomo non è soltanto una bellissima cattedrale, ma soprattutto un pezzo della loro storia, El Dom l’è semprer el Dom.
Costruito da generazioni e generazioni, i cittadini hanno plasmato con le loro mani il simbolo di Milano. Nonostante questo, la maggior parte delle persone che transitano sotto la Madonnina passano senza nemmeno guardare l’imponente monumento, dandolo ormai quasi per scontato.

Di recente, due avvenimenti hanno portato nuovamente l’attenzione sul simbolo del capoluogo lombardo.
Il primo è sicuramente la nuova opera creata a sua immagine e somiglianza: un modello del Duomo completamente fatto di mattoncini LEGO. Per interpretare il monumento l’artista inglese Duncan Titmarsch ha impiegato più di 100.000 pezzi. Naturalmente è una copia fedele solo in parte: ci sono infatti delle discordanze con l’originale ―la più palese è la rappresentazione della Madonnina come una piccola Statua della Libertà “tutta d’oro e piscinina”― ma rimane un lavoro splendido e divertente.
L’altro evento è stato l’apertura del nuovo Grande Museo del Duomo ―avvenuta il 4 novembre 2013, giorno in cui si ricorda la santificazione di Carlo Borromeo― nei locali di Palazzo Reale. Il museo nasce dall’esigenza di restituire parte delle opere conservate in deposito alla fruizione dei milanesi.

La storia di questa esposizione è lunga e travagliata.
Il primo tentativo andò letteralmente in fumo. Infatti, durante l’Expo del 1906 di Milano, il padiglione dedicato al Duomo ―dove vennero esposte per la prima volta le opere rimosse dalla cattedrale― venne intaccato dal fuoco.
Il secondo tentativo non ebbe maggior fortuna. L’entrata dell’Italia in guerra impedì l’apertura del museo. Ma fu proprio grazie alla seconda guerra mondiale che la Veneranda Fabbrica ebbe la possibilità di coronare il suo sogno. I bombardamenti del 1943 avevano menomato Palazzo Reale, che quindi avrebbe dovuto subire grandi interventi di restauro. Fu allora che la Fabbrica del Duomo chiese il permesso di affittare gli spazi interni al Palazzo, andando a costituire il primo vero Museo del Duomo.
Le prove da superare non erano però finite. Nel 2003 il Comune dovette affrontare dei problemi di statica dell’edificio. Per questo motivo le sale espositive vennero completamente smantellate e le opere tornarono ad essere invisibili nel deposito. Nonostante questo, la Veneranda Fabbrica non si scoraggiò, ma affrontò la nuova sfida ripensando all’intero percorso espositivo. Così, dieci anni dopo (e dopo lunghe battaglie interne), finalmente il museo riaprì.

Seguendo un percorso cronologico tra le luci soffuse, il Museo racconta i 600 anni di storia della grande costruzione del Duomo attraverso le sue stesse opere, che per motivi conservativi erano state rimosse dalla cattedrale.
Nelle prime due sale è stato collocato il Tesoro, comprendente di tutti gli oggetti liturgici che, dal V al XVIII secolo, sono stati utilizzati nelle funzioni liturgiche, memento per ricordare allo spettatore che l’edificio non è solamente una bellissima opera d’arte, ma soprattutto un luogo di culto e di fede.
Proseguendo poi con le sale dedicate all’età dei Visconti e degli Sforza ci si addentra nella costruzione vera e propria. Iniziata nel 1386, vide nel primo periodo la compresenza di maestranze lombarde e straniere (francesi e tedesche). Queste ultime furono chiamate da Gian Galeazzo Visconti per insegnare ed erigere la chiesa secondo il nuovo stile: il gotico. Per permettere la costruzione della cattedrale, il Duca diede in concessione le sue cave di marmo di Candoglia, pietra particolare dal colore rosato con striature nere e che conferisce delicatezza all’intera opera. Purtroppo questo marmo è anche molto delicato e con l’inquinamento della città deve essere continuamente restaurato per far si che si mantenga nel tempo― e così gli ignari turisti rischiano di trovarsi, spesso e volentieri, il Duomo tutto impacchettato!

Tra le sale più suggestive vi è sicuramente quella dedicata alle vetrate, che risplendono grazie ad una retro illuminazione atta a ricreare una tipica giornata milanese, dando così l’illusione di essere all’interno della chiesa.
Si passa poi attraverso la parentesi classicista portata dai Borromeo, Carlo e Federico, che ne stravolsero grandemente la struttura interna. Il gotico, nel periodo successivo alla controriforma, veniva visto come “lo stile del nemico” e per questo non era accettabile continuare la costruzione secondo quello stile. Continuando attraverso la sala degli arazzi e poi quella dei bozzetti, si arriva alla sala dedicata alla Madonnina. In centro troneggia il grande scheletro della scultura, memoria di un lavoro, quello per la creazione della guglia maggiore, “durato secoli”.
Iniziata nel 1508 dall’architetto Amadeo, che ne completò il basamento ottagonale, il progetto venne interrotto e ripreso solo nella seconda metà del Settecento ad opera dell’architetto Francesco Croce. La grande guglia venne completata solo nel 1774 con la collocazione della Madonnina sulla sua cima, che così poteva proteggere dall’alto tutta la città. E per chi avesse dei dubbi sulla conformazione del Duomo, può rinfrescare la sua memoria grazie al grande modellone ligneo in scala 1:22.

Questo è soltanto un piccolo assaggio, per il resto… vi consiglio di andare a vedere le opere con i vostri occhi!

Paola Gioia Valisi
@pgvalisi

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