Watersiani, Gilmouriani,: la competizione tra le storiche fazioni di fan dei Pink Floyd si affievolisce e le differenze sfumano in questi momenti di giubilo collettivo, che sembrano unire di nuovo tutti sotto una stessa bandiera: The Endless River. Ebbene sì: finalmente, e dopo sole due decadi di silenzio — fatta eccezione per qualche best of e qualche live — in ottobre potremo trovare la quindicesima fatica del gruppo tra gli scaffali dei negozi di dischi; ultima, sì, ma di fatto non così recente: in realtà pare che sarà interamente basata sulle sessioni di registrazione del 1994, quelle di The Division Bell, l’ultimo album in studio pubblicato e, in particolare, su tutta una raccolta di materiali e registrazioni firmati Rick Wright – voce e tastiere – rimasti fino a pochi mesi fa nel fantomatico “cassetto”.
Non stupisce dunque il fatto che molti l’abbiano già etichettato come “il canto (postumo) del cigno di Richard Wright”, la sua swansong; la scomparsa del musicista, avvenuta sei anni fa, sembrava aver messo un punto fermo alla discografia della band, che si trova ormai sguarnita della metà — o più, volendo considerare anche i primordi con Syd Barrett — dei suoi membri storici. La notizia, annunciata qualche settimana fa con un tweet da Polly Samson, moglie di Gilmour, è stata poi confermata dal marito proprio lo scorso 7 luglio, giorno in cui peraltro ricorre l’anniversario della morte di Barrett. Per il dolore di molti, Roger Waters — bassista dei Pink Floyd fino al 1985, quando se ne allontanò per via dell’acuirsi degli screzi con gli altri membri — non prenderà parte al progetto, com’era del resto prevedibile. Il batterista Nick Mason, entusiasta, si dice pronto ad un nuovo tour, ma Gilmour pare invece più titubante ed incerto.
“È un album di musica ambient e strumentale basato sulle sedute di registrazione di The Division Bell. Il disco è prodotto da David Gilmour e Phil Manzanera, Martin Glover e Andy Jackson. Ci stiamo lavorando e sveleremo altri dettagli alla fine dell’estate”, si legge tra i comunicati del sito ufficiale della band.
Di certo, sgomento e impazienza dilagano tra i fan che tutto potevano aspettarsi, fuorché un nuovo album. Nonostante le premesse lascino intendere che non si tratterà, in sostanza, di un lavoro del tutto inedito; nonostante l’improbabilità di un nuovo tour, nonostante l’assenza di Roger Waters: dopo vent’anni di attesa e di speranze nutrite, tutti i fan – anche quelli meno devoti – non sogneranno ormai altro che stringere questo nuovo disco tra le mani, dopo l’emozione della release. In fondo, in questo universo musicale costellato di meteore da week’s top ten, la notizia della pubblicazione di un nuovo album dei Pink Floyd, attivi dall’esordio con The Piper at the Gates of Dawn del 1967, è in qualche modo rassicurante. Sono trascorsi quasi cinquant’anni ormai, ma la trama melodica di The Dark Side of the Moon, così pura ed elegante, la forza e la potenza di The Wall e della denuncia, l’icastico e sferzante Animals, insomma… Il fascino ed il magnetismo esercitati dalla band non appaiono svigoriti dal tempo, anzi; ora possiamo porre fine alle tristi litanie, smettere di lamentarci perché “la musica contemporanea fa schifo, è noiosa, è brutta”. Sono tornati i Pink Floyd.
Marta Clinco
@MartaClinco