Del: 25 Settembre 2014 Di: Redazione Commenti: 0

A chiunque suoni, suonare in compagnia di amici provoca sensazioni diverse rispetto a quando lo si fa da soli e anche per chi ascolta il risultato è differente. Suonare diventa una ricerca dell’altro, un riconoscersi a vicenda nei fraseggi, nella ritmica e nei testi e trovarsi diversi, cambiati in parte proprio da quel dialogo tra anime che avviene nascosto tra le righe del pentagramma.
Chissà se anche per Fabi, Silvestri e Gazzè le sensazioni sono state le medesime quando, dopo un viaggio nel Sud del Sudan e una chiamata a San Remo gentilmente declinata, decisero di dar vita ad un progetto che da molto tempo attendeva solo di trovare un inizio, un input per prender forma ed energia.

Attendeva forse già in quella Roma degli anni Novanta e nel piccolo club Il Locale di Piazza del Fico, dove i tre artisti mossero i primi passi nel mondo della musica e si conobbero giovani e inconsapevoli che, quasi venticinque anni dopo, si sarebbero trovati a dar vita ad un album insieme, dopo esser diventati tre dei cantautori italiani viventi più apprezzati.

Una scelta coraggiosa la loro: fermare le proprie carriere da solisti e provare una nuova esperienza, in un gruppo, per rifuggire tutte quelle pressioni, aspettative da rispettare e compromessi che costellano la vita di un artista. E a noi non resta che ringraziarli perché Il Padrone della Festa è uno di quei rari album che hanno un dono, il dono più importante: per quante ore di fila tu lo possa ascoltare, non ti annoia mai. Inizi ad ascoltarlo e sai che ad ogni ascolto ti darà qualcosa di nuovo; qualcosa che non eri riuscito a capire prima o che non potevi, per via del tuo stato d’animo.

In perfetta sintonia le tre voci, i tre rispettivi stili e le relative visione artistiche si mescolano in un’alchimia naturale e spontanea senza che nessuno dei tre prevalga sull’altro, senza che nessuno dei tre sia in ombra: tutti procedono dritti verso lo stesso obiettivo in questo viaggio musicale.

Viaggio che è anche il tema centrale dell’album — un viaggio di crescita interiore, di consapevolezza fino ad arrivare a capire la bellezza della natura e della vita. I testi, notevoli dall’ultimo al primo brano, viaggiano su arrangiamenti ideali, con ogni nota quasi maniacalmente al posto giusto, e i fiati, che danno potenza e ritmo in buona parte dei pezzi, sono perfettamente integrati alla struttura per lo più pop della maggior delle tracce.

Ad aprire l’album è “Alzo le Mani”, bellissimo brano delicato e toccante che è un vero e proprio inno alla bellezza della natura. Una chitarra in levare ritma rispondendo decisa al basso prima dell’entrata del piano –dalle sonorità jazz – che costituisce il tappeto su cui il testo si erge, con quel tocco in più dato dallo splendido arrangiamento per fiati. Da pelle d’oca la terza strofa di Gazzè, a cui è affidata l’inaspettata breve svolta al centro del brano.

Il secondo brano è “ Life is sweet”, primo singolo estratto dall’album, ben più ritmato e deciso del primo brano. Il basso è l’elemento chiave che regge l’intero pezzo nel quale ognuno dei tre cantanti ha una vera e propria sezione dedicata in cui si percepisca nettamente il proprio stile fino ad arrivare al ritornello, cantato all’unisono. Davvero belle le strofe di Silvestri, ai limiti del rap in quanto a stile e velocità d’esecuzione.

“L’amore non esiste” è il secondo singolo estratto dal disco. Tentare di spiegare l’amore è stato compito arduo per filosofi, poeti e letterati dall’alba dei tempi con numerosi e diversi risultati. La risposta del trio romano è semplice quanto spiazzante: l’amore non esiste.
Non inganni il titolo, né tanto meno la risposta al quesito. La canzone è un capolavoro dalla lucidità e profondità disarmanti, in cui l’idea d’amore tradizionale è abbandonata per una ben più umana ed essenziale visione del sentimento: esistiamo io e te.

il-padrone-della-festa

Il quarto brano è partorito dalla mente di un Fabi pervaso da un’ispirazione artistica difficilmente arrivabile: “Canzone di Anna”. Una chitarra risponde ad una ritmica che ricorda da vicino una vera e propria bossa, mentre un piano espressivo e gli archi irrompono con la tromba del maestro Fresu in un dialogo davvero toccante al termine del brano.

“Arsenico”, volutamente posto a metà del progetto, sottolinea uno stacco tra la prima e la seconda parte dell’album. Un brano complesso dall’atmosfera onirica e dalle sonorità singolari, ricorda una marcia bandistica: i soli fiati ne compongono la struttura su cui il clarinetto delinea melodie espressive, dialogando con la voce di Gazzè; sulla stessa linea sono “ Il dio delle piccole cose” — uno dei punti più alti dell’album (in collaborazione con Adriano Viterbini dei Bud Spencer Blues Explosion) — e “ Zona Cesarini” di Silvestri, una triste ballata accompagnata dalla sola chitarra (rispettivamente nono e undicesimo brano del progetto).

Segue “ Lo spigolo tondo” dai ritmi e dalle atmosfere tanto care a Silvestri, con uno splendido fraseggio tra ritmica e trombe dalle sonorità quasi sud americane.
“Come mi pare” è forse il brano dal sound più moderno, con il suo soft rock ben ritmato e un testo ricco di spunti e di riflessioni.
“Giovanni sulla terra”, scritto da Fabi, è un folk deciso sulla vita di un uomo costretto dal lavoro lontano dai propri figli ed affetti, schiacciato dalle difficoltà della vita moderna in lotta per rimanere sé stesso.
Il giro di basso di Gazzè introduce “ L’avversario” che, con uno stile quasi vicino all’hip pop in alcune sonorità, è costituito da un dialogo acceso tra lo stesso bassista e Fabi, in un ipotetico match a colpi di rime di cui Silvestri è il telecronista: un brano molto movimentato e divertente.

Chiude l’album la title track “ Il padrone della festa”. Un mondo in cui le donne sono a decidere le sorti del mondo è immaginato dai tre mentre invitano tutti a comprendere come la responsabilità degli errori commessi sia anche nostra, fermi ed immobili perchè venduti al progresso. Un brano emozionante nonché ideale conclusione del progetto, in cui è racchiusa anche l’origine dell’albero (cover del disco) costellato da piccoli riferimenti agli album di ciascuno dei tre, i cui nomi sono incisi sui tre rami centrali: Fabi, Silvestri e Gazzè… “Nell’ordine in cui arriviamo agli appuntamenti!”

Federico Arduini
@FedesArdu

 Tracce

  1. Alzo le mani – 3:58
  1. Life Is Sweet – 5:00
  1. L’amore non esiste – 5:08
  1. Canzone di Anna – 5:17
  1. Arsenico – 2:50
  1. Spigolo tondo – 3:39
  1. Come mi pare – 4:02
  1. Giovanni sulla terra – 3:38
  1. Il Dio delle piccole cose – 3:39
  1. L’avversario – 4:47
  1. Zona Cesarini – 1:44
  1. Il padrone della festa – 5:51
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