Del: 30 Ottobre 2014 Di: Redazione Commenti: 1

È il 9 settembre quando all’attesissima presentazione dei nuovi prodotti della mela di Cupertino fanno la loro comparsa sul palco niente meno che gli U2. nessuno avrebbe potuto immaginare la loro presenza né, tanto meno, l’annuncio che da lì a pochi minuti avrebbero dato: un nuovo album, disponibile da subito, online e gratis per tutti gli utenti Itunes e gli iscritti a U2.com. Nessuno scherzo e nessuna burla.
Questa è la storia del tredicesimo album in studio della band irlandese più famosa al mondo, è la storia di Songs Of Innocence, destinato fin da subito a far discutere proprio per la scelta di marketing portata avanti in stretta collaborazione con Apple. Ma cosa c’è di male nel regalare a tutti il proprio album? Nulla, se non ci fossero alcune conseguenze e aspetti che evidentemente sono stati trascurati.

In primis la modalità con cui è stato consegnato il prodotto: oltre mezzo miliardo di persone si è visto “regalare” l’album senza alcun tipo di avviso né richiesta d’assenso, scatenando le polemiche di chi si sentiva così privato del proprio diritto di poter scegliere quale musica scaricare e ascoltare.

Un altro aspetto forse più grave, almeno dal punto di vista morale, è quello sottolineato da molti colleghi musicisti, ovvero la mancanza di rispetto dimostrata nei confronti delle migliaia di giovani artisti che dovranno un giorno guadagnare dal proprio prodotto artistico, regalandolo.

E se era inevitabile che una tale trovata pubblicitaria avrebbe scatenato una serie di polemiche, certamente era difficile pensare che sarebbero state così tante. Perchè se a criticarti sono non solo esperti del mestiere, colleghi musicisiti ma anche il panettiere sotto casa, vuol dire che qualcosa di sbagliato hai fatto. E di ciò pare essersi reso conto lo stesso Bono, ritornato di recente sull’argomento, sostenendo come gli U2 non fossero a conoscenza nei dettagli delle modalità con cui il proprio album sarebbe stato consegnato agli utenti di Itunes, dichiarandosi rammaricato e deluso — paragonando il proprio lavoro ad una bottiglia di latte messa nel frigo di chi non l’aveva mai chiesta.

Ma al di là di tutte queste polemiche, condivisibili o meno che siano, l’album in questione com’è?

Un poco convinto ritorno alle origini sotto l’aspetto delle sonorità, che richiamano in più punti quelle degli album antecedenti il 1997, con un uso centellinato della prima elettronica anni 80 fusa ad un classic rock tradizionale, ma senza quell’energia e grinta che li distingueva.
Per quanto riguarda i testi questo è certamente uno degli album più personali ed intimi mai prodotti dagli U2, che toccano argomenti diversi tra loro ma altrettanto profondi come l’amore, la famiglia e gli insegnamenti tratti dalle esperienze di vita di ognuno dei 4 componenti della band (soprattutto di Bono).

songs of innocence U2

L’album, registrato in giro per il mondo, da New York a Dublino, si apre con “ The Miracle”, primo singolo estratto dall’album, suonato sul palco il giorno della presentazione. Un riff potente di chitarra e una buona ritmica sostengono il brano, come nelle più classiche canzoni rock, ma al di là di un buon arrangiamento d’insieme, la canzone convince solo fino ad un certo punto, lasciando quella sensazione di eccessiva artificialità, che è un po’ comune a tutto il disco.

Il secondo brano, “Every Breaking Wave”, inizia con una evidente forte richiamo a “With or without you”, con la chitarra a seguire il basso prima dell’arrivo della voce di Bono –  dolce ed espressiva al punto giusto – che rappresenta, nonostante sia solo la seconda canzone del progetto, uno dei punti più alti del disco. Si, perchè l’album non decolla affatto nè con la successiva “California (There Is No End To Love)”, in cui le citazioni abbondano tanto quanto l’eccessiva post produzione, nè tanto meno con “Song for someone”, perfetta canzone pop dal sapore simile a “One”, tutto sommato ideale per la radio e per essere urlata a squarciagola in un concerto, tutto sommato incolore.

“Iris”, ispirata dalla morte della madre di Bono quando aveva solo 14 anni, è naturalmente un brano molto personale dalle tonalità quasi dance, con un bel riff di basso forse troppo nascosto da i numerosi suoni che si accavallano con il proseguire del pezzo.

Fortunatamente non mancano le sorprese positive. Questo è il caso della insolita “Raised By Wolves”, unico pezzo dalla tematica politica dell’intero album; insolita perchè musicalmente sperimentale ed esprimente un sound a cui raramente gli U2 ci hanno abituato. Ma soprattutto è la bellissima “Sleep Like A Baby Tonight” a dar un senso a questo disco. Un pezzo fortemente malinconico, aperto da insoliti sintetizzatori cupi su cui appare un grande Bono, ispirato ed espressivo, che apre la strada alla chitarra di Edge fortemente distorta, sinuosa e toccante. Da brividi il falsetto nella parte centrale del brano. In questa canzone gli U2 fanno gli U2 e non quella brutta copia poco convinta e convincente che sembra sentir suonare in quasi tutto l’album — un album che si fa ascoltare ma che sa troppo di un’occasione persa, di un tentativo riuscito a metà.

Federico Arduini
@FedesArdu

TRACCE

  1. The Miracle (Of Joey Ramone) – 4:15
  2. Every Breaking Wave – 4:12
  3. California (There Is No End to Love) – 3:59
  4. Song for Someone – 3:46
  5. Iris (Hold Me Close) – 5:19
  6. Volcano – 3:14
  7. Raised by Wolves – 4:06
  8. Cedarwood Road – 4:25
  9. Sleep Like a Baby Tonight – 5:0
  10. This Is Where You Can Reach Me Now – 5:05
  11. The Troubles – 4:45


GRUPPO

  • Bono – voce, chitarra aggiuntiva, tastiera, salterio
  • The Edge – chitarra, cori; tastiera, programmazione
  • Adam Clayton – basso; tastiera
  • Larry Mullen Jr – batteria, percussioni; cori aggiuntivi

 

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