Del: 11 Febbraio 2015 Di: Redazione Commenti: 0

Federico Arduini
@FedesArdu

Ci sono album nella storia della musica destinati a rimanere indelebili. Biglietto per l’inferno è uno di questi. Un unicum per l’omonimo gruppo di amici formatosi nel 1972 a Lodi, da ciò che rimaneva dei Gee e dei Mako Sharks, un unicum per il prog italiano. Sì, perchè quel sound, sorretto dalle due tastiere di Giuseppe Banfi e Giuseppe Cossa, unito alla chitarra solista di Mainetti – dalle evidenti tonalità hard rock – che suonava come qualcosa di completamente nuovo nel panorama musicale italiano e non solo, reso così singolare soprattutto grazie al contributo dei testi e del flauto di Claudio Canali, sarebbe stato destinato a risuonare solo in questo album di debutto della band che, fallita la casa discografica per cui era in produzione il loro secondo progetto, si sarebbe sciolta l’anno seguente.

Il primo brano, “Ansia”, inizia con un piano Hammond e un dolce arpeggio di chitarra che apre ad una corsa caratterizzata da costanti cambi ritmici e atmosfere cupe, tetre, che culminano – ponendo fine alla sezione strumentale – con l’entrata della voce di Canali per un testo ricco di amarezza.

Ma è il secondo brano il loro capolavoro: “ Confessione”.

Il dialogo tra confessore e assassino fortemente polemico e apertamente sarcastico nei confronti della religione, rappresenta uno dei primissimi esempi di tematiche sociali trattati dal prog italiano.

Così come una novità sono anche le sonorità heavy rock che impregnano questo brano dall’inizio alla fine, fondendosi con quelle prettamente prog dando vita ad un particolarissimo sound molto vicino al mondo del progressive sinfonico. Da brividi la chitarra distorta sul piano nella sezione centrale del pezzo, con i cori e la ritmica a sostenere il tutto prima d’aprire alla cavalcata tra piano, chitarra solista e ritmica in continuo alternarsi (dando vita a fraseggi dai toni medievalizzanti).

https://www.youtube.com/watch?v=1iIK3fIlUuw

Il terzo pezzo è “Una strana regina” che si apre con un pianoforte molto malinconico su di un synth dalle sonorità piuttosto cupe, un brano dai continui cambi ritmici e sonori per un testo ancora una volta incentrato su tematiche sociali. Bello il dialogo tra ritmica e flauto, dalle sonorità molto vicine a quelle dei Jetrho Tull.

Un testo ermetico ed introspettivo caratterizza il quarto brano dell’LP, “Il Nevare”:
Pesanti fiocchi
Caddero quel giorno,
Bagnarono i miei occhi
Persi nella luce
Persi nello sforzo
Di capire di vedere
Quanta gioia pura
Da un semplice nevare.
Un arpeggio di chitarra accompagna all’inizio le prima strofe per poi esplodere in un continuo botta e risposta con la voce sull’immancabile synth — per quello che è forse il punto più patetico dell’intero album, con un continuo intervallarsi di atmosfere dal sapore malinconico con quelle molto più forti e quasi apocalittiche.
Toccante la voce nel finale del pezzo.

Chiude l’album — prima della riproposizione in chiave strumentale di “Confessioni” — uno dei pezzi migliori del Progressive Rock italiano: “L’amico sucida”. Ancora una volta toni spettrali per un testo altrettanto oscuro: la visita al cadavere di un amico suicida. Un lungo pezzo di tredici minuti in cui, a turno, ciascun elemento del gruppo interviene magistralmente sul tessuto ritmico armonico del brano.
Da sottolineare una sezione affidata al solo flauto sul piano, che ricorda molto da vicino le sonorità di King Crimson, poco prima dell’intervento di alcune voci fuori campo, che saranno poi uno dei marchi di fabbrica dei Pink Floyd.

Un album talmente profondo e musicalmente sorprendente da esser difficile da descrivere compiutamente a parole: ascoltarlo più volte è l’unico modo per poter apprezzare fino in fondo la sua pateticità e la sua genialità — presente tanto nella musica, quanto nei singoli testi.

Tracce
Lato A
1. Ansia – 4:00 (Biglietto)
2. Confessione – 6:00 (G. Cappellini, O. Trimboli)
3. Una strana regina – 6:00 (Biglietto)
Lato B
1. Il nevare – 4:00 (G. Cappellini, O. Trimboli)
2. L’amico suicida – 13:00 (Biglietto)
3. Confessione ( strumentale) – 3:31 – ( Biglietto )
Formazione
Giuseppe Banfi – Minimoog, organo Gem, Echorec Binson
Fausto Branchini – basso Fender telecaster
Claudio Canali – flauto, flicorno tenore Orsi, voce
Giuseppe Cossa – pianoforte, organo Hammond c3
Mauro Gnecchi – batteria Gretch
Marco Mainetti – chitarra Gibson Les Paul Special

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