Del: 14 Marzo 2015 Di: Redazione Commenti: 0


Clarissa Brivio

Mancano solo poche ore al ritorno in Italia di Noel Gallagher con i suoi High Flying Birds. Questa sera saranno infatti a Milano per l’unica data italiana del tour. Biglietti esauriti da tempo, sintomo di una grande attesa e di una grande fiducia per Chasing Yesterday, questo il titolo dell’ultima fatica del più talentuoso tra i fratelli Gallagher. E sin dai primissimi secondi appare chiaro come questo sia davvero un album che “insegue il passato”. Le note che aprono la traccia numero uno, Riverman, infatti ricordano il brano più famoso e forse meno rappresentativo del repertorio del gruppo che vedeva la collaborazione tra i due fratelli più discussi e discutibili del Britpop, ossia Wonderwall.

Noel Gallagher 1


Non si capisce se questo accada per strizzare l’occhio a sé stesso e a quella parte di pubblico che ascoltando può trovare la spiegazione nel titolo – in un estremo impeto di autoironia molto poco gallagheriana – o perché sia effettivamente questo l’habitat naturale di Noel, “luoghi” musicali che conosce e in cui spazia meglio di molti altri nel panorama musicale.

E se i rimandi alla sua produzione precedente sono numerosi (Lock All The Doors è forse la canzone più significativa in questo senso, molto Oasis, poco Noel Gallagher), sono altrettanti quelli ai modelli di sempre: David Bowie, The Smiths (l’ex membro Johnny Marr è alla chitarra nel secondo estratto Ballad Of The Mighty I), gli Zeppelin, che la fanno da protagonisti nel riff di apertura di The Girl With X-ray Eyes. Ma Chasing Yesterday è lungi da essere un mix di sound e atmosfere trite e ritrite, di ispirazioni iperinflazionate, di accordi e combinazioni che ormai vanno a memoria.

Il talento e la peculiarità di Noel Gallagher si trova, oggi come al tempo degli Oasis, in ciò che gli è sempre stato imputato dai suoi principali detrattori: le citazioni e le influenze che si respirano nelle sue canzoni sono per parte della critica musicale soltanto il banale esercizio stilistico di un artista che da tempo ha esaurito idee e creatività, o forse, addirittura, non le ha mai avute. L’abilità di Noel, però, è sempre stata riuscire ad ergersi al di sopra delle influenze e trarne un frutto che abbia almeno qualche venatura di originalità. E infatti sono proprio i brani in cui Noel è meno epigono e più critico quelli in cui si respira la personalità, il desiderio di essere qualcosa di più nella sua carriera che un nome da relegare al passato accanto all’espressione “ex Oasis”. Pazienza se qualcuno ha voluto vedere in The Dying Of The Light un consapevole richiamo, per evidente contrapposizione, a The Shock Of The Lighting – il canto del cigno di una band ormai allo sfascio e destinata allo scioglimento – perché è proprio questo brano la ciliegina sulla torta dell’album assieme a You Know We Can’t Go Back, il brano più potente e coinvolgente, vera e propria linfa vitale che potrebbe benissimo sgorgare dalle band indie rock nate come funghi dopo lo scioglimento dagli Oasis, le quali guardano oggi a Noel come a un modello ormai superato, uno zio conservatore e ingessato a cui portare rispetto al pranzo di Natale più che come un valido concorrente sulla scena musicale.
Lo zio Noel oggi torna a Milano ed è meglio che le nuove generazioni si guardino, almeno per un giorno, le spalle.

Redazione on FacebookRedazione on InstagramRedazione on TwitterRedazione on Youtube

Commenta