Del: 10 Marzo 2015 Di: Stefano Colombo Commenti: 0

Stefano Colombo
@Granzebrew

Google sta elaborando un nuovo algoritmo per privilegiare i siti che pubblicano la verità e penalizzare quelli bugiardi. Lo scopo dichiarato è reprimere le pagine che pubblicano bufale per ottenere più visibilità e fare cassa raccontando menzogne.
L’algoritmo attuale – denominato PageRank anche in onore del fondatore dell’azienda, Larry Page – è pensato per far risaltare le pagine con il più alto numero di visualizzazioni e il maggior tempo di permanenza da parte degli utenti: in altre parole, più la pagina viene cliccata, più viene messa in evidenza dal motore di ricerca. PageRank però non fa alcuna distnzione tra notizie autentiche e spazzatura. Molte notizie false, spesso montate ad arte, riescono a salire molto in alto nel motore di ricerca e arrivare agli occhi di molti utenti indifesi.

Per contrastare questo fenomeno il nuovo algoritmo integrerà il vecchio metodo quantitativo con uno qualitativo: incrocerà le informazioni delle pagine a quelle presenti nel Knowledge Vault – “Cripta della conoscenza”, un gigantesco database di 2,8 miliardi di “fatti veri” rastrellati nel web da Google soprattutto tramite Freebase e Wikipedia – per identificarne l’attendibilità. Le pagine con una percentuale troppo alta di informazioni diverse dalla versione della verità secondo Google otterranno cattive valutazioni e verranno spinti in basso nel motore di ricerca.

Un’azione simile è stata annunciata da Facebook: il colosso di Zuckerberg darà l’opportunità agli utenti di segnalare i link considerati falsi e sulle pagine che riceveranno più pollici versi verranno messi degli avvisi di inaffidabilità.

La proposta di Google però ha già suscitato pareri contrastanti.

tell_truth

ESEMPIO DI PRO: le bufale sui vaccini. Nonostante non ci sia alcun riscontro scientifico della nocività dei vaccini, l’opinione pubblica negli ultimi anni è diventata sempre più diffidente sulla forma principe di prevenzine sanitaria soprattutto grazie a una campagna martellante di vari siti di orientamento complottista — negli USA è già esplosa un’epidemia di morbillo potenzialmente pericolosa dopo che molte persone hanno rifiutato di sottoporre al vaccino il proprio figlio. Le pagine complottiste spesso sono molto in alto nel motore di ricerca: il nuovo algoritmo le trascinerebbe in basso, sottraendole alla vista dei curiosi e dei plagiabili.

ESEMPIO DI CONTRO: Wikipedia, una delle maggiori fonti per il Knowledge Vault, è tutt’altro che infallibile. Esistono casi di notizie false, di notizie contraffatte, di abbagli presi in buona fede o di mistificazioni ad arte. Un esempio clamoroso è l’interpretazione di fatti storici più o meno recenti, che a volte è così faziosa da distorcere e omettere fonti e notizie. Il blog Giap ha svolto un lavoro molto interessante su queste contese a proposito di vicende del dopoguerra in Istria.

Il nuovo algoritmo rischierebbe di appiattire in modo drastico l’interpretazione di molti eventi o addirittura di timbrare come veri fatti palesemente falsi, rendendone però molto più difficile la confutazione.

Inoltre, da quanto emerge, il nuovo algoritmo non andrebbe a colpire le notizie false in sé, ma i siti che le pubblicano. Ciò solleva dubbi sulla sua reale efficacia – del resto è ancora in fase sperimentale – e pone un potenziale grave limite alla libertà di espressione: è bene ricordare che oggi Google opera in un regime di monopolio di fatto e lasciargli decidere cosa è verità e cosa no fa galoppare la mente verso scenari orwelliani — di sicuro impossibili, ma il solo fatto che vengano in mente testimoniano l’immenso potere nelle mani dell’azienda.

Inoltre, su un livello più pratico, a Google non viene richiesto di tutelare la nostra illibatezza mentale ma semplicemente di fornirci in breve tempo le informazioni richieste con un criterio quantitativo e non qualitativo. Ci serve davvero un precettore web? E soprattutto: un algoritmo, una formula matematica, può davvero arrivare a stabilire cos’è la verità maneggiando fenomeni umani?

Stefano Colombo
Studente, non giornalista, milanese arioso.

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