
Bianca Giacobone
@BiancaGiac
Il 24 febbraio 2015 il giornale russo Novaya Gazeta pubblica un documento che contiene un piano segreto per l’annessione delle regioni a est dell’Ucraina alla Russia, apparentemente presentato al Cremlino tra il 4 e il 12 febbraio 2014, quindi appena prima che degenerasse la crisi ucraina e che il presidente Yanukovych scappasse dal Paese. Il documento è una dettagliata relazione sulla situazione politica ed economica dell’Ucraina e indica tutto ciò che la Russia dovrebbe fare per approfittare della crisi e arrivare all’annessione della Crimea, compreso il comportamento e gli slogan che dovrebbero adottare i ribelli.
Questo dimostrerebbe che l’annessione della Crimea era nei piani di Putin da più di un anno e la politica adottata dalla Russia nei confronti dell’Ucraina sembrerebbe seguire passo per passo le indicazioni contenute nel piano.

Secondo la Novaya Gazeta il documento sarebbe stato redatto dal team di Konstantin Malofeev, l’oligarca russo che è considerato il principale finanziatore dei ribelli in Ucraina, e sarebbe stato approvato da Putin. Sia Malofeev che il portavoce di Putin hanno smentito la notizia, osservando che il documento sembra un falso.
Nel prendere in considerazione la vicenda, è importante ricordare che la fonte del documento, la cui veridicità non è stata altrimenti verificata, è la Novaya Gazeta, periodico bisettimanale russo famoso per il suo giornalismo investigativo e per l’alto tasso di morti tra i suoi dipendenti. Sei dei suoi giornalisti, tra cui Anna Politovskaya, sono stati assassinati dal 2001 a oggi. Il giornale è stato recentemente nominato al premio Nobel per la Pace del 2015 da Kristian Berg Harpviken, capo del Peace Reasearch Institute di Oslo, col fine di indirizzare l’argomento della libertà dei media, soprattutto dopo l’attacco a Charlie Hebdo del 17 gennaio.
Non è possibile esprimere un giudizio sulla veridicità del documento, tuttavia non è affatto una sorpresa leggere degli interessi storici e strategici russi nei confronti dei territori a est dell’Ucraina e in particolar modo della Crimea.

Le regioni del Donetsk e la Crimea fanno da sempre parte del suolo nazionale e la Crimea stessa è il simbolo dell’espansionismo imperiale russo fin dalle prime campagne di conquista di Pietro il Grande, che portarono a due guerre russo-turche e all’annessione definitiva della Crimea alla Russia nel 1792. Inoltre dai primi anni del 1800 il porto di Sebastopoli, in Crimea, diventa la base della flotta russa del sud. Nonostante l’indipendenza dell’Ucraina nel 1991, la Russia ha continuato a mantenere ormeggiata la sua flotta a Sebastopoli grazie a un accordo con il governo ucraino. Per completare il quadro generale, vale la pena ricordare che nel 1954 la penisola passò, per decisione del leader sovietico Nikita Chruščёv, da essere parte della Repubblica Socialista Sovietica Russa alla Repubblica Socialista Sovietica Ucraina, il che fu causa di tensioni tra le due etnie in Crimea.
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Di seguito pubblichiamo la versione italiana del documento citato in apertura, tratta dalla traduzione parziale in inglese, realizzata dal Kyiv Post. Si tratta quindi, specifichiamo, di una traduzione incompleta.
1. Tenendo sotto controllo la situazione politica in Ucraina, bisogna per prima cosa riconoscere il fallimento politico di Yanukovych e della sua classe dirigente (ruling family), che sta velocemente perdendo il controllo dei processi politici.
In secondo luogo, bisogna riconoscere la paralisi del governo centrale e la mancanza nel paese di un preciso soggetto politico con cui la Federazione Russa possa trattare. In terzo luogo, bisogna riconoscere che c’è poca probabilità che tale interlocutore appaia in modo consensuale dopo l’annuncio delle elezioni parlamentari e presidenziali anticipate, fatto da Yanukovych il 4 febbraio 2014.
Mentre in Russia l’oligarchia è controbilanciata da una potente classe di burocrati, in Ucraina l’apparato statale è chiaramente più debole degli oligarchi. Sia l’apparato statale che le politiche pubbliche sono sotto il controllo degli oligarchi. Sono questi oligarchi (Rinat Akhmetov, Dmytro Firtash, Igor Kolomoisky) che governano la comunità politica di Kiev, compresa la “Verkhovna Rada” (nome ufficiale del parlamento ucraino, ndr) e l’opposizione organizzata. L’opposizione non organizzata (detta “Maidan”) non è controllata dai leader dell’opposizione organizzata. L’assetto delle proteste è deciso dai “comandanti sul campo” (field commanders), essenzialmente tifosi di calcio e membri di organizzazioni criminali, che non hanno supporto elettorale e sembrano essere controllati non dai gruppi di oligarchi, ma dai servizi segreti polacchi e inglesi. Tuttavia sono molti i gruppi di oligarchi che finanziano il Maidan per essere sicuri di avere il piede in due scarpe.
Il presidente Yanukovych è un uomo dalle scarse qualità morali e decisionali. Ha paura di far leva sulla sua carica di Presidente e allo stesso tempo è pronto a forzare la legge per avere la garanzia di mantenere la sua posizione e di avere immunità a incarico terminato. Allo stesso tempo, parte delle Berkut (polizia antisommossa ucraina, ndr) usata per sedare i disordini a Kiev è formata da nativi della Crimea e di regioni dell’Ucraina dell’est.
Secondo osservatori locali, qualsiasi misura adotti il successore di Yanukovich, contro il Ministero degli Interni e i SBU (servizi di sicurezza ucraini) per punirli della soppressione del Maidan, andrà inevitabilmente incontro a una forte reazione.
Ancora più ambigua è la posizione dell’esercito ucraino, che, secondo una dichiarazione di un membro del Ministero della Difesa ucraino, “è barricato nelle caserme, mentre gli ufficiali fanno la guardia alle riserve di armi in modo che, Dio ci aiuti, non finiscano nelle mani dei mercenari, che inizierebbero a spararsi a vicenda”.
Le elezioni parlamentari e presidenziali anticipate potrebbero causare una nuova ondata di guerra civile fatta di proteste e attentati, l’aumento delle differenze tra Est e Ovest e di conseguenza una più rapida disintegrazione dell’Ucraina. L’andamento e le conclusioni della conferenza sulla sicurezza tenutasi a Monaco (31 gennaio – 1 febbraio 2014) danno basi sufficienti per pensare che l’Unione Europea e gli Usa abbiano previsto la disintegrazione dell’Ucraina e non considerino questo sviluppo degli eventi straordinario. L’idea di un’annessione pezzo per pezzo di un grande stato dell’est Europa all’Unione Europea è stata indirizzata pubblicamente da un certo numero di oratori dell’UE e inoltre ha sostenitori anche nell’elite ucraina. La Russia parteciperà a questo schema geopolitico?
2. La linea politica della Russia nei confronti dell’Ucraina deve diventare finalmente pragmatica.
In primo luogo, il governo di Yanukovych è completamente in bancarotta. Non ha più senso che la Federazione Russa lo supporti dal punto di vista politico, diplomatico, finanziario e dell’informazione.
In secondo luogo, nel caso in cui si attuasse la possibilità di una guerra civile in forma di guerriglia urbana, causata dai sostenitori del Maidan contro i leader di alcune delle regioni a est del paese, e nel caso in cui sia diventata realtà politica la disintegrazione dello Stato Ucraino e dei confini geografici che separano “le regioni dell’ovest più Kiev” e “le regioni dell’est più la Crimea”, la Russia non dovrebbe assolutamente limitare il suo programma politico nei confronti dell’Ucraina a soli tentativi di influenzare l’equilibrio politico a Kiev, le relazioni dell’opposizione organizzata e il Consiglio Europeo.
In terzo luogo, nelle condizioni di semi paralisi del governo centrale, incapace di formare un governo responsabile anche sotto possibilità di fallimento e che Naftogaz non abbia i soldi per pagare il gas, la Russia dovrebbe […]
Tutto ciò avverrebbe soprattutto perché il nostro paese rischia non solo di uscire dal mercato energetico, ma – il che sarebbe ancora più pericoloso – di perdere anche un controllo indiretto del gas che transita in Ucraina. Tutto ciò renderebbe OAO Gazprom vulnerabile nell’Europa centrale e del sud, e causerebbe un grande danno all’economia del nostro paese.
3. La Costutuzione Ucraina non può servire all’integrazione dei territori a est dell’Ucraina e della Crimea nella Federazione Russa.
L’articolo 71 della Costituzione Ucraina dice che cambiamenti dei confini possono essere perseguiti soltanto con un referendum che abbia luogo in tutta l’Ucraina. Tuttavia, secondo l’articolo 72 della Costituzione Ucraina, un referendum può essere proposto dalla popolazione e richiede un minimo di tre milioni di persone con diritto di voto. Le firme per richiedere il referendum devono essere raccolte in minimo tre terzi delle regioni ucraine con un minimo di 100,000 firme in ogni regione.
Ma, paradossalmente, le basi legali per l’annessione dell’Ucraina alla Russia sono stata già create con l’organizzazione dell’euro-regione russo-ucraina, inclusa nell’Association of the European Border Regions, membro dell’Assemblea delle Regioni Europee. Di conseguenza, l’euro-regione “Donbas” include le regioni di Donetsk, Luhansk, Rostov e Voronezh; l’euro-regione “Slobozhanshachyna” include le regioni di Kharkiv e Belgorod, e l’euro-regione “Dnepr” include le regioni di Bryansk e Chernihiv.
Sfruttando le euro-regioni come strumento legittimo per l’Unione Europea, la Russia dovrebbe prendere accordi sulla cooperazione transnazionale e dunque stabilire relazioni dirette con i territori ucraini dove esiste un costante elettorato pro Russia.
Si tratta soprattutto della Repubblica di Crimea e delle regioni di Kharkic, Luhansk, Zaporizhzhia, Mykolayiv, Dnipropetrovsk, e, in secondo luogo, delle regioni di Kherson e Odessa.
Le èlite locali sono ora più che mai motivate dalle nuove iniziative di annessione alla Russia. Prima della crisi le élite dell’Ucraina dell’est preferivano “la debole Kiev” alla “forte Mosca”. Ma adesso, sotto la minaccia di perdere tutto ciò che hanno, non staranno in silenzio ad aspettare epurazioni di massa, comprese le compromettenti prove raccolte contro di loro dal centro. Dopo che Yanukovych avrà lasciato la sua carica presidenziale, le autorità daranno sicuramente inizio a queste epurazioni, indipendentemente dagli schieramenti politici che andranno a comporre il “nuovo consenso di Kiev”. In questa situazione, le élite locali perderebbero subito la loro “indipendenza”.
Ciò che sta succedendo a Kiev dimostra chiaramente che l’autorità di Yanukovych può venire a meno in qualsiasi momento. La Russia non ha molto tempo per preparare una reazione adeguata. Il numero di morti durante le proteste nella capitale ucraina rendono inevitabile una guerra civile, ed è impossibile che Yanukovych trovi il consenso necessario per mantenere la sua carica.
Considerando la situazione, sarebbe appropriato puntare sui sentimenti decentralizzanti di molte regioni nel paese, con l’obiettivo di iniziare l’annessione alla Russia delle regioni a est dell’Ucraina. La regione della Crimea e di Kharkiv, dove i gruppi che supportano l’idea di un’annessione completa alla Federazione Russa hanno già abbastanza potere, dovrebbero essere il fulcro di questa iniziativa.
4. Il fatto che la Russia inizi ad appoggiare la Crimea e altre regioni dell’est dell’Ucraina sarebbe senza dubbio oneroso per l’attuale situazione economica.
Avrebbe senza dubbio delle conseguenze per la stabilità macroeconomica e per le prospettive economiche. Ma, dal punto di vista geopolitico, ne avremmo un guadagno inestimabile – il nostro paese riceverebbe l’accesso a nuove risorse demografiche e a un personale altamente qualificato nel settore dell’industria e dei trasporti. Inoltre, sarebbe possibile fare affidamento su un nuovo flusso migratorio slavo da ovest verso est, in controtendenza rispetto ai flussi migratori centro-asiatici.
L’annessione del settore militare dell’industria dell’Ucraina dell’est permetterebbe di completare il processo di riarmo della Russia con più successo e più velocemente.
E non ultimo, una partecipazione costruttiva e “tranquillizzante” della Russia nell’assai probabile processo di disintegrazione dello stato Ucraino non solo darebbe un impulso ai processi di integrazione promossi dal Cremlino, ma permetterebbe al nostro paese, come detto sopra, di mantenere il controllo sui gasdotti ucraini. Porterebbe, inoltre, a un significativo cambiamento nel panorama geopolitico del centro e est Europa, dove la Russia avrebbe di nuovo un ruolo politico centrale.
5. Prima di dare inizio al processo di “spostamento pro Russia” della Crimea e dei territori a est dell’Ucraina, è necessario creare degli eventi che gli diano una legittimità politica e una giustificazione morale.
Ed è necessario creare una strategia di PR che enfatizzi la natura forzata delle reazioni della Russia e delle élite pro-russe dell’Ucraina del sud e dell’est.
I recenti avvenimenti in Ucraina dell’ovest (Lviv, Volyn, Ivano-Frankivsk), dove l’opposizione locale ha proclamato l’indipendenza dal governo di Kiev, offrono un precedente sul quale le regioni dell’est possano proclamare la loro indipendenza, con un conseguente orientamento verso la Federazione Russa.
6. La risposta dell’Ucraina dell’est dovrebbe essere a doppia faccia nella struttura e nello scenario:
I partecipanti alle manifestazioni di protesta dovrebbero esigere che il Parlamento Ucraino espanda la riforma costituzionale che si sta discutendo andando ad includere una procedura di semplificazione del referendum: “Non possiamo essere gli ostaggi del Maidan. Il sistema unitario dello Stato Ucraino, che permette a un’aggressiva minoranza nazionalistica di imporre la propria scelta al paese intero, deve essere riveduto e corretto. La Russia è uno stato federale dove cose di questo genere sono impensabili. Rinforzando lo stato e i legami legali con la Russia si darà nuova forza all’unità ucraina.”
All’inizio, i manifestanti devono spiegare la loro contrarietà ad essere “ostaggi del Maidan” e ai suoi tentativi di privare altre regioni e la maggioranza della popolazione della possibilità di avere una scelta civile e politica, e devono spiegare il loro rifiuto di accettare “l’ideologia della guerra civile e della divisione del paese” sostenuta dai rappresentanti politici dell’Ucraina dell’ovest.
I manifestanti, muniti di bandiere russe, non dovrebbero insistere sul cambiamento dell’ordine costituzionale. Il loro compito dovrebbe essere quello di condannare in modo decisivo le azioni dei “separatisti dell’Ucraina dell’ovest, che stanno minando l’integrità territoriale del paese su ordine di padroni stranieri”. Inoltre, dovrebbero esigere che venga urgentemente creata “un’associazione dei territori a est dell’Ucraina con la Federazione Russa”. “Siamo con la Russia. No alla guerra civile.”
La contrarietà giustificata “a supportare con le tasse le forze pro-fasciste” dell’Ucraina dell’ovest e il governo, che da esse dipende ed è guidato dalle richieste dell’Unione Europea invece che dai bisogni dei suoi cittadini, deve diventare lo slogan del momento.
Si raccomanda di stabilire tre slogan, che si sviluppino gradualmente:
– La pretesa di “creare una federazione” (o anche una confederazione) in modo che questi territori abbiano la garanzia che le forze pro-occidentali e nazionalistiche non interferiscano nelle loro politiche interne;
– l’ingresso delle regioni dell’est e del sud-est nella Costums Union a livello regionale, indipendentemente da Kiev, in modo da permettere il normale funzionamento e lo sviluppo della loro industria;
– una diretta indipendenza, con una conseguente annessione alla Russia, l’unica in grado di garantire sviluppo economico sostenibile e stabilità sociale.
Il movimento politico che supporti la scelta russa e l’associazione dei territori a est e sud-est dell’Ucraina con la Federazione Russa, secondo noi, deve essere creato in modo regolare e registrato legittimamente. Per fare ciò, è necessario gettare le basi per tenere dei referendum autodeterminati e per l’ulteriore possibilità di annessione alla Federazione Russa in Crimea e nella regione di Kharkiv (e successivamente in altre regioni). Si ritiene importante che vengano organizzati raduni informali dei capi o dei rappresentati dei territori dell’est a Mosca, dove una persona che abbia adeguati poteri dia loro supporto e garanzie politiche (anche solo a voce). I rappresentati delle élite nell’Ucraina dell’est sono N. Dobkin (sindaco di Kharkiv), V. Konstantinov (capo del Consiglio Supremo della Repubblica di Crimea), S. Aksionov (a capo del partito Russian Unity).
È molto importante che “la comunità internazionale” abbia il minor numero possibile di dubbi sulla legittimità e integrità di questi referendum. Perché questo accada, si consiglia di far sì che i referendum siano provvisti di mezzi moderni di controllo (webcam e trasmissione online). Tale piano preliminare è stato già sviluppato e può essere attuato in un tempo di 2 settimane.
7. È necessario che questi eventi siano accompagnati da una campagna di pubbliche relazioni nella stampa ucraina e russa.
La campagna deve includere lo sviluppo di documentazione – una sorta di manifesto del separatismo dell’Ucraina dell’est e dell’ovest – che sia inserita in una rotazione mediatica. Numerose comunità in Russia dovrebbero manifestare il loro supporto all’annessione alla Russia delle regioni a est dell’Ucraina (uno slogan possibile è “Putin 2.0 – dacci il Pereyaslavska Rada 2.0”).