
Stefano Colombo
@Granzebrew
Bernardino Leon, il diplomatico che ha ricevuto dall’ ONU la missione rovente di rappacificare la Libia, ha dichiarato che i negoziati tra il governo di Tubruq – riconosciuto dalle Nazioni Unite, guidato dal capo delle forze armate Haftar – e quello di Tripoli – “ufficioso”, guidato invece dalla coalizione islamista “Alba della Libia” – stanno andando ”ben al di là di quello che ci aspettavamo”: le parti si sentirebbero ”davvero vicine a un accordo”. Solo fino a qualche settimana fa, dichiarazioni così rosee parevano impossibili – il 6 marzo, l’esercito di Tubruq aveva bombardato duramente l’aeroporto di Tripoli e ucciso un alto funzionario del governo locale.

I negoziati in questione si sono tenuti a Rabat, capitale del Marocco, per volontà e organizzazione dell’ONU, che ha voluto far sedere attorno allo stesso tavolo i maggiori rappresentanti dei due schieramenti. Tutti sembrano concordare su un punto: in Libia non ci può essere soluzione ”senza dialogo”. Alcuni strappi che sembravano troppo profondi sono stati ricuciti – tra questi, il Governo islamista ribelle di Tripoli ha riconosciuto la legittimità del Parlamento di Tubruq. Leon è convinto di poter mettere insieme un governo di unità nazionale quanto prima, forse addirittura all’inizio della prossima settimana.
Qualche giorno fa le Nazioni Unite hanno redatto un documento guida di rappacificazione, che prevede un Consiglio Presidenziale, un Governo di unità nazionale e un Parlamento unificato: “Il periodo di transizione, la cui durata sarà fissata dalle parti, si concluderà con la convocazione di elezioni, dopo l’approvazione con referendum di una nuova Costituzione”, ha dichiarato lo spagnolo. E giusto ieri il Consiglio di Sicurezza ONU ha rinnovato il mandato di Leon e approvato altre due bozze di risoluzione: una proroga fino al settembre 2015 l’impegno dell’UNSMIL nel Paese; l’altra, proposta dalla Giordania, si concentra su come contrastare le attività terroristiche sempre più fervide in Libia. Ali Chouaib, Vicepresidente del Parlamento di Tubruq, ha definito infine il lavoro dell’ONU ”molto positivo”.
La prossima riunione è prevista per il 10 Aprile, sempre a Rabat. Nonostante l’ottimismo e i passi in avanti, non è affatto detto che un accordo di pace sia così imminente, considerato il numero spropositato di armi e di guerriglieri locali e stranieri il cui traffico imperversa indisturbato, gli interessi esteri che lacerano il Paese, le divisioni interne molto più profonde rispetto a quella che separa Tubruq e Tripoli.
Certo l’ONU – laddove diventasse necessaria una chiara presa di posizione – salverebbe senz’altro il primo, piuttosto che quello ribelle e filoislamista dell’ex capitale.
Il governo di Tubruq da un lato pare mostrarsi ben disposto al dialogo – dall’altro, annuncia di voler importare nuove armi e continua ad attaccare. Un’altra escalation imprevista come l’ultima del 6 Marzo potrebbe far precipitare i negoziati, nonostante Leon sostenga che i partiti siano arrivati ”a un punto di non ritorno” sulla strada della pace.
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