Del: 8 Aprile 2015 Di: Redazione Commenti: 0

Jacopo G. Iside
@JacopoIside

Che gli Stati Uniti fossero la terra dei paradossi non lo scopriamo certo oggi, ma il nuovo capitolo della nota storia della legalizzazione della marijuana nello Stato del Colorado (e in quello di Washington) ha proprio dell’incredibile.
Avevamo chiuso il primo atto con un’esplosione floreale e con un inno alla fantasia imprenditoriale americana – ma soprattutto c’era molta speranza rispetto alla conferma di un vecchio adagio che circola anche in Italia, non privo di fondamento: “Legalizzare l’erba porta a un aumento del gettito fiscale”.

Colorado Collage

Innanzitutto ricordiamo che le leggi statali (non federali) americane hanno l’obbligo di specificare in che cosa verranno reimpiegati i fondi ottenuti dall’imposizione di una nuova tassa, così quando si è trattato di trasformare il referendum in legge gli accorti legislatori dello stato dell’omonimo fiume hanno imposto una gabella sanguinaria sulla recreational pot: sono tassate del 10% le piante, la merce all’ingrosso e la vendita al dettaglio, così che il consumatore finale paga il 30% di tasse. Si riconosca che mai nella lunga storia tra gli uomini e gli esattori si era verificata una tale adesione ideologica all’applicazione di un nuovo salasso, ma ai produttori e ai consumatori di erba sembrava un giusto pegno da pagare.
Perciò è stato stabilito che i proventi della Marijuana Tax – quantificati preventivamente in 60 mln $ – fossero utilizzati per prima cosa per finanziare la macchina amministrativa e burocratica che il nuovo regime fiscale imponeva, in secondo luogo per finanziare iniziative educative e d’informazione ed infine, ma non meno importante, per la ristrutturazione dell’edilizia scolastica sottoposta a controllo statale.

Arriviamo quindi all’oggetto del contendere, pare infatti che lo Stato del Colorado, che ad ora ha incassato la bellezza di 76 mln $ di tasse, sia costretto da una sua stessa legge a restituire parte di quella tassazione in virtù di un diabolico ingranaggio burocratico: una legge del 1992 prevede che i proventi derivanti dalle tasse, nel caso in cui siano superiori a quanto previsto, debbano essere restituiti a chi quelle tasse le ha pagate – nello specifico, è ancora in dubbio chi si meriti la restituzione, se i produttori, i grossisti o gli acquirenti al dettaglio – perciò è in fase di svolgimento una vera e propria corsa legislativa per cercare di trattenere quei milioni di dollari in più.

La cosa più affascinante di tutto ciò è che, come spiega il senatore dello stato Pat Steadman “Non è la tassa sull’erba ad essere cresciuta troppo rispetto alle stime, sono tutte le altre stime sul gettito che si sono rivelate troppo basse”.

Infatti lo stato con capitale Denver sta facendo registrare numeri straordinari, come riporta l’economista della University of Colorado’s Leeds School of Business, Richard Wobbekind: “Non solo l’economia dello stato è in un territorio solidamente positivo, ma si classifica nella Top five degli stati americani in termini di crescita della popolazione, dell’occupazione, dei salari e degli stipendi e del reddito personale”.
Saranno state le good vibrations?

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