
Clarissa Brivio
Forse non tutti sanno che nel settembre del 2000 i 191 stati membri dell’ONU si sono impegnati – con la Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite – a raggiungere otto obiettivi strategici denominati appunto “Obiettivi del Millennio”, o più semplicemente MDG dall’inglese “Millennium Development Goals” . Gli otto obiettivi sono volti al miglioramento generale della condizioni di vita della popolazione mondiale, con un occhio di riguardo per la condizione femminile, e toccano tutte le corde che porterebbero ad un mondo più giusto — dalla lotta all’AIDS nei Paesi poveri e non solo, alla tutela del Pianeta e dei suoi abitanti assicurando la sostenibilità ambientale, passando per l’alfabetizzazione e la diminuzione della mortalità infantile.
Gli Obiettivi del Millennio sono stati fissati con scadenza quindicinale e ora che quei quindici anni stanno per scadere, è giunta l’ora di fare il punto della situazione.
I dati reperibili sul sito dell’ONU sono per certi versi sorprendenti: se per quanto riguarda alcuni obiettivi c’è prevedibilmente ancora molto da fare — sono allarmanti soprattutto i dati che riguardano la deforestazione e le emissioni di CO2, che sono aumentate di più del 50% rispetto al 1990 – i Millennium Development Goals ci forniscono un margine per essere modestamente ottimisti in giorni in cui le brutte notizie fanno a gara a scalzarsi l’un’altra dai titoli di apertura dei giornali.
La mortalità infantile, ad esempio, è passata da 12.7 milioni di bambini morti nel 1990 a 6.3 milioni nel 2013 — si tratta di 17.000 bambini morti in meno ogni giorno. Tuttavia, nonostante la tendenza positiva, sono in aumento le cifre sulla mortalità infantile nell’Africa sub-sahriana e dell’Asia meridionale: le morti di quattro bambini su cinque sotto i 5 anni avvengono infatti in queste regioni del mondo.
Anche per quanto riguarda il primo obiettivo, che invita gli Stati sottoscrittori della Dichiarazione ad impegnarsi a sradicare la fame e la povertà, possono essere notati progressi incoraggianti: secondo il sito dell’ONU, infatti, il numero di persone che muoiono di fame dovrebbe essere dimezzato per la fine dell’anno; le cifre che riguardano la malnutrizione, invece, fanno ancora paura — sono 100 milioni i bambini malnutriti e sottopeso.
Veniamo dunque agli obiettivi che riguardano la condizione femminile: tra il 1990 e il 2015 il tasso di mortalità materna è calato del 45%, ed in particolare è calato di due terzi nelle delicate regioni di Asia orientale, Nord Africa e Asia meridionale. Si è raggiunta l’uguaglianza nell’istruzione primaria tra ragazzi e ragazze, e la partecipazione politica delle donne continua ad aumentare: nel mese di gennaio 2014, in 46 Paesi oltre il 30% dei membri di almeno una camera del Parlamento erano donne. Tuttavia, la violenza sulle donne rimane il principale ostacolo per la piena realizzazione di tutti gli obiettivi.
Sono stati fatti dei progressi, dunque, ma altri sono necessari per rendere il nostro pianeta più giusto e più vivibile. Ed è per questo che in occasione della Conferenza dell’ONU sullo Sviluppo Sostenibile – tenutasi nel giugno 2012 a Rio de Janeiro – è già stata elaborata la nuova sfida per la comunità internazionale: si tratta dei “Sustainable Development Goals” (SDG) – ossia gli obiettivi per uno sviluppo sostenibile – che andranno a sostituire i MDG nel post-2015.