
Sara Tamborrino
Fino al 24 maggio Ferdinando Bruni sarà in scena con una inusuale messa in scena de La tempesta di Shakespeare, riproposta dal Teatro Elfo Puccini dopo il successo ottenuto nella scorsa stagione. L’opera in questione è stata considerata da molti critici come il testamento letterario del grande drammaturgo, e questa particolare rappresentazione rende pienamente giustizia a tale interpretazione.
Il mago Prospero, legittimo duca di Milano, e sua figlia Miranda sono stati esiliati su un’isola in seguito alla deposizione di lui da parte del geloso fratello Antonio. Entrato in possesso di arti magiche grazie ad alcuni libri della sua prodigiosa biblioteca, Prospero ha inoltre ai suoi servigi uno spirito, Ariel, che egli ha liberato da un albero dentro il quale era intrappolato. Calibano, un mostro deforme, è l’unico altro abitante dell’isola. La narrazione inizia nel momento in cui Prospero, con l’intento di vendicarsi per il tradimento subito, fa scatenare da Ariel una tempesta che causa il naufragio della nave sulla quale Antonio sta viaggiando nei pressi dell’isola; tra i superstiti giunge a terra anche il re di Napoli Alonso, alleato di Antonio, con il figlio Ferdinando. Prospero li separa con i suoi incantesimi facendoli credere morti, fino a che i loro percorsi si ricongiungono nella sua grotta. Nel frattempo Calibano, con l’aiuto dei naufraghi Stefano e Trinculo, tenta di ribellarsi al dominio del mago, ma fallisce. Ferdinando e Miranda si incontrano e si innamorano, e con il loro matrimonio rendono possibile il perdono da parte di Prospero, il quale rinuncia infine alla magia.
La rappresentazione si svolge su un palcoscenico ricoperto di sabbia con conchiglie e piccoli fuochi, sulla quale sono allestiti un ulteriore palchetto di legno, circondato da pergamene, volumi ed ampolle, e più indietro il tavolo di un teatrino; sui lati dello spazio scenico si trovano appesi dei lunghi tendaggi chiari ricoperti di scritte, le pagine dei libri ai quali Prospero deve l’arte della preveggenza. Bruni compare all’inizio nei panni del mago a bordo di una piccola struttura di legno, che raffigura inizialmente la nave in preda alla tempesta, scandita da luci e tuoni, che lo spinge naufrago sull’isola. Appese nella parte inferiore della costruzione, che in realtà è un carretto di attori itineranti, vi sono delle marionette — e proprio questa è l’assoluta particolarità della rappresentazione: tolto Prospero, non vi sono attori a prendere le parti dei diversi personaggi, ma una compagnia di bizzarri fantocci, maneggiati da lui stesso e da due servi di scena, uniche ulteriori presenze umane. Oltre a queste bambole dall’aspetto inquietante, realizzate da Giovanni De Francesco, Bruni interpreta in alcune occasioni anche i ruoli di Ariel e Calibano, con l’ausilio di una maschera, poiché questi due personaggi sono in una certa misura sfaccettature dell’animo del mago, parte della sua stessa natura.
Ad infondere spirito alla corte di marionette che popolano la rappresentazione è la voce espressiva e cangiante di Prospero, un’orchestra di intonazioni, timbri ed accenti che ricamano attorno ad ogni manichino una precisa caratterizzazione. Un tripudio di suoni, anche grazie ai rumori di sottofondo e alla musica che accompagna i momenti salienti della vicenda; per questo non deve stupire la presenza in sala nel corso delle repliche anche di persone non vedenti, perfettamente in grado di cogliere ed apprezzare l’arte del teatro in una simile performance, come affermato da alcuni di essi, che hanno sostenuto la buona riuscita dello spettacolo al termine della rappresentazione.
Il movimento è tutto concentrato intorno a Bruni, che sembra giocare con le sue bambole-scheletro, e guida i gesti dei suoi burattini oppure li accompagna mimandoli a distanza. In questo è riassunto il significato di tale scelta registica: così come il mago, sul quale è incentrata l’intera narrazione, controlla grazie ai suoi poteri e ai suoi spiriti tutto ciò che accade sull’isola, tessendo trame che portano gli altri personaggi ad agire secondo i suoi piani, allo stesso modo manipola gli atti fisici di marionette che altro non sono se non gli uomini e le donne del suo passato, i suoi fantasmi. Prospero è un uomo che alla fine della sua esistenza si volta indietro ed apre le porte della memoria, ripercorre la sua storia e la sua vendetta mettendola in scena con l’ausilio dei simulacri dei suoi morti.
Tutta la rappresentazione è dunque percorsa da una forte componente metateatrale. Un palcoscenico ne contiene degli altri, il personaggio protagonista è allo stesso tempo regista della propria narrazione; solo alla fine Prospero abbandona definitivamente la finzione, rinuncia per sempre alla magia: i tendaggi della scenografia cadono a terra, il libro è stato buttato in mare. Il mago torna ad essere semplicemente uomo, l’attore si spoglia di ogni finzione, il drammaturgo abbandona i suoi strumenti e prende commiato dalle scene e dal suo pubblico. Ariel viene liberato e si dissolve, e con lui tutti gli spiriti che hanno animato la visione di una vita che è come un sogno. Ora è il turno di Prospero, che, compiuto il suo scopo, chiede di essere liberato tramite l’indulgenza dei suoi spettatori; “Io volevo solo farvi divertire”.
Il monologo finale è pronunciato da Bruni con voce calma, in un clima di quiete e silenzio; la tempesta si è placata.