
Jacopo G. Iside
@JacopoIside
Nella partita delle partite in Argentina, il Superclàsico tra Boca Juniors e River Plate, eccezionalmente ambientato nel fantastico scenario della Bombonera in un ottavo di Copa Libertadores – l’equivalente sudamericano della Champions League – al rientro in campo dei calciatori dopo l’intervallo alcune persone hanno fatto esplodere delle bombe urticanti all’uscita del tunnel degli spogliatoi — ustionando gli occhi e il corpo di quattro fra i millionarios, Funes Mori, Vangioni, Kranevitter e il capitano Ponzio.
Un vero e proprio attentato premeditato, con l’aggiunta di un drone che ha iniziato a sorvolare lo stadio con ‘Il Fantasma della B’, in ricordo del naufragio sportivo della compagine biancorossa nel 2011.
All’atmosfera surriscaldata delle tifoserie argentine non fa da cornice un apparato dirigenziale in grado di prendere quelle decisioni politiche ormai irrinunciabili, dopo l’ennesimo episodio di grave violenza negli stadi.
Anche gli stessi calciatori sono ormai entrati in un vortice distruttivo per il quale hanno perso la capacità di discernere tra uno scontro sportivo e un vigliacco attacco bombarolo. Risuonano forti le parole secche e disincantate di un grande conoscitore del calcio “della fine del mondo” come Stefano Borghi, nel commento tv della partita: «Il Boca è schierato in campo quasi come per far passare il mancato svolgimento del secondo tempo del Superclasico come un ritiro del River, un rifiuto a giocare la seconda parte di gara. Lo speaker ha annunciato che per decisione della COMNEBOL la partita è sospesa. Di sicuro ne esce malissimo la confederazione sudamericana, così come la Repubblica Argentina, incapace di garantire lo sviluppo di questa partita».
Infatti, potremmo dire che il peggio è avvenuto con la decisione arrivata questa notte dalla COMNEBOL, la UEFA sudamericana, che ha risolto col classico quasi nulla di fatto alla argentina: passa il turno il River Plate per la squalifica del Boca Juniors, il quale sosterrà le prossime quattro partite di Copa Libertadores in casa a porte chiuse, e quelle in trasferta senza tifoseria al seguito. Un rimedio blando per l’appunto, soprattutto come filtra dagli ambienti della FIFA a Zurigo, dove si parla apertamente di uno dei più grandi fallimenti della storia del calcio e si sarebbe auspicata la sospensione della squadra xeneize dalla competizione per almeno il prossimo anno.
Decisione improponibile in Argentina, sia per un semplice discorso di ritorno economico, d’immagine, e di ranking che la partecipazione alla manifestazione di una squadra così importante garantisce, sia perché in Argentina il calcio è quasi dichiaratamente in mano alle barras, i gruppi organizzati delle curve, tanto che quando la partita è stata sospesa i giocatori del Boca sono andati sotto “La Doce” perché, come ha riportato l’ex giocatore dell’Inter Pablo Daniel Osvaldo: «Siamo andati a salutare i tifosi che erano rimasti tutto quel tempo sulle tribune». I giocatori del Boca sono al centro delle critiche per la mancata dimostrazione di solidarietà ai colleghi della squadra rivale, atteggiamento che non fa altro che aumentare la pressione in un ambiente al limite.
Ma il discorso non vale ormai solo per l’Argentina, abbiamo raccontato cosa è successo in Grecia alla fine di febbraio e la decisione del governo di interrompere i campionati, salvo poi riprendere a porte chiuse fino alla conclusione del torneo. Siamo in attesa di quegli interventi obbligatori sia a livello politico sia a livello organizzativo, quelli che ricordava il capo della polizia Pansa nel settembre dell’anno scorso parlando del calcio italiano, ma che possono essere riferiti a tutto il movimento calcistico mondiale.