Del: 15 Maggio 2015 Di: Bianca Giacobone Commenti: 1

Bianca Giacobone
@BiancaGiac

Gisella Floreanini è diplomata in pianoforte al Conservatorio di Milano, è insegnante di musica, è figlia, madre, due volte moglie. Gisella Floreanini è giovane antifascista a ventitré anni, subito dopo il delitto Matteotti. Gisella Floreanini è “falciatrice”, “Armida Valli”, “Edvige”. Gisella Floreanini è partigiana, medaglia d’oro alla Resistenza, ministro dell’assistenza della Repubblica dell’Ossola. Gisella Floreanini è membro della Consulta Nazionale, deputata del Partito Comunista, presidente dell’Unione Donne Italiane, dirigente dell’A.N.P.I (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia).

Sul premio di fedeltà alla Resistenza, conferitole dall’A.N.P.I nel 1998, a cinque anni dalla sua morte, si legge:

La lunga vita di Gisella Floreanini rimarrà scritta nelle pagine più belle della storia del nostro Paese, per il suo esemplare contributo alle lotte per la libertà e il progresso democratico. Durante gli anni della dittatura fu perseguitata per la sua attività antifascista.
Partecipò alla guerra di Liberazione, assolvendo a compiti di notevole importanza.
Nei giorni della “Repubblica partigiana dell’Ossola”, fece parte della Giunta Provvisoria di governo, come Commissario all’assistenza. Fu la prima donna italiana membro di Governo.
Dopo la Liberazione, continuò a operare per la ricostruzione del Paese, lo sviluppo e la difesa della libertà e democrazia.
Fu eletta Deputato, fu Presidente dell’Unione Donne Italiane e dirigente dell’A.N.P.I., Associazione alla quale dedicò, con passione, rigore e competenza, molti anni della sua vita.
Il suo contributo alla battaglia nelle organizzazioni internazionali antifasciste, il suo impegno nelle lotte per la pace, la sua attività per l’emancipazione femminile, hanno fatto della sua vita un’esistenza esemplare di combattente , di donna, di italiana.”

È facile, leggendo le parole istituzionali, pensare alla sua storia come a quella di tanti altri partigiani che hanno combattuto nelle nostre valli, ed è facile pensare di averne già sentite molte, di storie di questo genere, ma non dobbiamo dimenticare che Gisella Floreanini era donna, e il suo essere donna rende la sua storia ancora più speciale.
Potremmo raccontare della sua educazione (dalle suore), della sua passione per la musica, della sua infanzia senza madre, o di quando tolse la pistola di mano al padre, rovinato dalla crisi del ’29, sull’orlo del suicidio. Potremmo raccontare del suo femminismo femminile, della sua eleganza, dei suoi amori. Ma è più interessante raccontare di quando divenne ministro all’assistenza della Repubblica dell’Ossola, e quindi prima donna in Italia a essere membro di Governo — quando le donne nemmeno potevano votare. Passeranno poi trentuno anni prima che Tina Anselmi diventi il primo ministro donna della Repubblica Italiana.

La Repubblica dell’Ossola durò solo quaranta giorni, dal 9 settembre 1944 al 23 ottobre, e in soli quaranta giorni fu in grado di affrontare le contingenze dello stato di guerra, di formare una Giunta provvisoria di Governo, di favorire la nascita di ben dieci testate giornalistiche. È questo che la rende importante, ed è questo che rende Gisella – unica donna a essere parte della Giunta – degna di essere ricordata.
Quando i fascisti riconquistarono dopo aspri scontri il territorio, Gisella Floreanini organizzò la fuga in treno verso la Svizzera di circa cinquecento bambini, tra cui molti ebrei.

I bambini raggiunsero il confine sani e salvi, ma Gisella, invece di seguirli e trovare rifugio nell’esilio, camminò per venti giorni fino alla Valsesia, dove si unì nei combattimenti alle Brigate Garibaldi.

A guerra finita, Gisella Floreanini si dedicò con la più grande fedeltà al Partito Comunista, del quale fu deputata nella prima e seconda legislatura, proponendo leggi sulle mondine e sulla parità di salario tra uomo e donna. Nelle sue lettere dice di aver dovuto ingoiare tanto vetro per il Partito, e forse il coccio più tagliente dovette mandarlo giù quando, nonostante i suoi molti meriti, non fu inclusa nella Costituente.

C’è chi dice che se Gisella Floreanini fosse stata un uomo, ci sarebbe una piazza, una scuola, una via almeno, intitolata a suo nome. Rimane invece soltanto una memoria un po’ troppo sbiadita, di una grande donna, colpevole soltanto di non voler mai sembrare un uomo.

 

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Bianca Giacobone
Studentessa di lettere e redattrice di Vulcano Statale. Osservo ascolto scrivo. Ogni tanto parlo anche. E faccio il mondo mio, poco per volta.

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