Del: 25 Giugno 2015 Di: Bianca Giacobone Commenti: 0

Bianca Giacobone
@BiancaGiac

Il 14 febbraio 1966 La Zanzara, giornale studentesco del famoso liceo milanese Giuseppe Parini, pubblicò un’inchiesta dal titolo “Che cosa pensano le ragazze d’oggi” e fu subito un grande scandalo.

L’articolo, scritto dai liceali Marco de Poli, Claudia Beltramo Ceppi e Marco Sassano, riportava i pareri di alcune giovani studentesse riguardo a temi quali l’educazione sessuale, il ruolo della donna nella società e il matrimonio. Si parlava del rapporto con la famiglia, delle libertà concesse o meno, della necessità di sapere qualche cosa del sesso, della legittimità o meno dell’uso di contraccettivi e di rapporti prematrimoniali. Ci furono grandi proteste. Gioventù Studentesca, associazione cattolica antenata di Comunione e Liberazione, denunciò gli argomenti osceni, l’offesa al costume morale comune e il fatto che le intervistate fossero minorenni. Genitori minacciarono di ritirare figli dalla scuola. Un mese dopo la pubblicazione dell’articolo, i tre studenti furono accompagnati in Questura, denunciati con l’accusa di stampa oscena e corruzione di minorenni e invitati, secondo una legge di epoca fascista, a spogliarsi e a sottoporsi a visita medica per “verificare la presenza di tare fisiche e psicologiche”. Claudia Beltramo Ceppi rifiutò di farlo e in seguito rese noto l’accaduto. Furono denunciati anche il preside del liceo, il professor Daniele Mattalia, che non aveva esercitato il dovuto controllo sul giornale pubblicato nella sua scuola, e la responsabile della tipografia. Lo scandalo dilagò e le testate giornalistiche, italiane e non, si lanciarono nel dibattito con i titoli più fantasiosi. Il processo si svolse per direttissima e il 2 aprile 1966 tutti furono assolti.

Archivio Quotidiani RCS
Archivio Quotidiani RCS

Ci fu, insomma, una grande confusione e una grande mobilitazione di tutte le parti. Eppure, se un lettore di oggi legge l’articolo incriminato, si sorprenderà che si sia fatto tanto rumore per quel che sembra nulla, o perlomeno osserverà che si sta parlando di un mondo troppo distante dal nostro per essere quello di meno di cinquant’anni fa. Quel che fece scandalo fu il fatto che si affermasse la necessità di avere una seria educazione sessuale per affrontare la questione in modo responsabile, che si parlasse di film erotici (peraltro con generale atteggiamento di condanna), che si parlasse di uso di anticoncezionali e di rapporti sessuali prima o dopo il matrimonio.

La maggior parte di questi temi appaiono adesso a tal punto obsoleti che risulta quasi impossibile collegarli a un trambusto simile a quello che causarono. Ma bisogna ricordare che nel 1966 in Italia la rivoluzione studentesca era alle porte ma non era ancora arrivata, e né il divorzio né l’aborto erano ancora legali.

Le legge sul divorzio, infatti, venne approvata solo quattro anni dopo nel 1970, e successivamente sottoposta a un fallito referendum abrogativo nel 1974, mentre l’aborto venne legalizzato nel 1978.

Tematiche importanti come quelle trattate nell’inchiesta de La Zanzara ci paiono quindi – e purtroppo – superate, tant’ è vero che non se ne parla quasi più. Nel frattempo, tuttavia, l’educazione sessuale fornita dalle scuole è spesso in mano a organizzazioni cattoliche, a cui a volte sfugge di sconsigliare l’uso di anticoncezionali davanti a una classe piena di sedicenni (mi è capitato personalmente, quando ero al liceo, di assistere a una lezione di educazione sessuale in cui ci è stato detto che usare il preservativo durante un rapporto sessuale è un po’ come correre sulla spiaggia con i calzini), e giornali come La Repubblica pubblicano articoli in cui si descrivono ragazzine che si intrattengono con tornei di sesso orale a pagamento nei bagni durante l’intervallo. Ho deciso quindi di sottoporre a degli studenti di liceo un questionario con domande simili a quelle del famigerato articolo, per vedere un po’ quali sono le idee in proposito.

Educazione sessuale
A scuola la si insegna poco, e sebbene a volte sia utile, non è sufficiente. Con i genitori di sesso si parla saltuariamente. L’esperienza è fondamentale, ma alla pratica è sempre meglio arrivare informati.
Alla domanda su come si potrebbe migliorare l’educazione sessuale per gli adolescenti, quasi tutti mi hanno risposto proponendo un potenziamento, ed eventualmente una laicizzazione, delle ore di educazione “sentimentale” fornite dalla scuola: “Presenza nelle scuole di corsi migliori, perché adesso sono spesso gestiti da adulti pieni di pruderie e appartenenti a enti non laici”; l’educazione sessuale “dovrebbe iniziare dalle scuole medie con serietà. Non esiste un vero corso di educazione sessuale, ma sarebbe utile inserirlo perché il sesso è qualcosa di umano, che riguarda tutti”. I corsi dovrebbero insistere sull’uso dei contraccettivi e sulla responsabilizzazione dell’atto. Molti hanno parlato della necessità di eliminare il tabù che il sesso ancora costituisce, hanno parlato della “necessità di spontaneità e libertà sessuale” e della necessità di informarsi per “vivere con più serenità l’atto sessuale”. Educazione, inoltre, all’altro sesso: “Più consapevolezza per l’altro sesso. Troppi ragazzi non sanno come funziona il corpo femminile, e viceversa.”

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Soltanto una, tra le molte risposte, denuncia una “totale mancanza di morale”, osservando che bisogna “smettere di dire che si può fare quello che si vuole, che tanto c’è il preservativo” e che “bisogna insegnare regole e valori”.

Sesso e società
Secondo la maggior parte dei liceali che ha risposto al questionario, il sesso, per la nostra società, è ancora un tabù, nonostante la sua presenza forse eccessiva per esempio in televisione (“in televisione passa di tutto anche in orari non consoni”). La nostra società il sesso “non lo sente come un atto naturale”, “cerca di distaccarsene, come ci si distacca da tutto ciò che può imbarazzare”. Allo stesso tempo, alcuni osservano che non si dà abbastanza importanza all’atto sessuale, che la società si pone nei confronti del sesso in modo “troppo libero e irresponsabile, creando situazioni immorali, di cui ragazzi inesperti possono essere facile vittima”. Insomma, pare che il sesso sia o un tabù, o l’esatto opposto, troppo al centro o troppo al margine: “Il sesso è visto come un tabù, malgrado se ne parli in lungo e in largo sui più importanti mass media, è un argomento che fa arrossire, che non fa piacere toccare e che si preferisce trattare in termini scherzosi più che seri”.
In parte minore si fa notare l’atteggiamento ancora discriminatorio nei confronti delle donne e della comunità LGBT.

Aborto
Sull’aborto in molti sono ansiosi di esprimere la propria opinione. Si sottolinea l’importanza di avere sempre la libertà di compiere questa scelta, come anche di riflettere a lungo su una decisione che viene percepita come estremamente difficile e sofferta. “Bisogna essere liberi di decidere della propria vita,” dice una ragazza, “un figlio è un cosa bella quando voluta e se si pensa che sia un errore portare avanti una gravidanza, penso sia giusto interromperla dopo averci riflettuto il giusto tempo”. L’aborto viene percepito come una scelta esclusivamente femminile: “È una scelta della donna, una scelta che deve prendere nella piena consapevolezza ma senza essere martirizzata”; “Io sono cristiana ma non per questo penso che l’aborto debba essere vietato. È una questione che riguarda soltanto la donna”; “Se una donna non vuole affrontare una gravidanza, deve poter abortire”.
Nonostante la generale apertura nei confronti dell’argomento, ovviamente non mancano polemiche: “Passi per una tredicenne vittima di stupro e incinta di sette gemelli, ma se una ragazza rimane incinta perché non usa mai il preservativo con il suo fidanzato (e ne conosco), l’aborto mi sembra un gesto egoista e poco responsabile”; “L’aborto è sbagliato come principio, si tratta pur sempre di porre fine a una vita, anche se essa non è cosciente, e ci sono tantissimi altri modi per liberarsi di un figlio che non si vuole senza bisogno di ucciderlo ancora prima che possa portare gioia”.

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Per concludere, è indubbio che si siano fatti passi avanti dal 1966 a oggi. I ragazzi sono più informati, e quasi non vale più la pena di discutere argomenti come l’uso dei contraccettivi (tutti si sono dichiarati assolutamente favorevoli) e il matrimonio. Nel 1966 il matrimonio veniva visto come qualcosa di certo e vicino, mentre adesso lo si percepisce come un’istituzione a volte “antiquata” o “oppressiva”, con indubbia utilità dal punto di vista legale ma troppo lontana nel futuro perché ne si abbia una visione precisa.

La vivace, e a tratti confusa, risposta, invece, alle domane sull’educazione sessuale, sul sesso e la società e su argomenti controversi come l’aborto, dimostrano che, nonostante il dialogo potenzialmente inesauribile che da essi potrebbe scaturire, probabilmente ancora non se ne parla abbastanza. E a me non resta altro che auspicare il contrario.

Bianca Giacobone
Studentessa di lettere e redattrice di Vulcano Statale. Osservo ascolto scrivo. Ogni tanto parlo anche. E faccio il mondo mio, poco per volta.

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