Del: 12 Luglio 2015 Di: Redazione Commenti: 0

Federico Arduini
@FedesArdu

La storia della musica è costellata di gruppi che per i più svariati motivi si trovarono a dover interrompere la propria produzione musicale dopo un solo primo album. Gli Alphataurus, purtroppo, sono tra di loro.

Fondatisi nel 1970 a Milano dall’unione d’intenti di cinque giovani musicisti e preso il nome dalla prima stella della costellazione del Toro per via della comune passione per la fantascienza, gli Alphataurus iniziarono ad esibirsi nell’anno immediatamente successivo riproponendo i successi di gruppi come Emerson, Lake and Palmer e Genesis, sotto l’influenza dei quali diedero vita con il passare del tempo ad un sound unico e personale. Dopo solo due anni, nell’estate del 1972, mentre si esibivano al Primo Incontro Davoli Pop di Reggio Emilia, furono notati da Vittorio De Scalzi che, da poco ex membro dei New Trolls, propose loro di incidere un album per la sua appena nata etichetta Magma. Ed è così che nel 1973 vide la luce Alphataurus, concept album interamente suonato senza l’ausilio di orchestre aggiuntive ma con il solo utilizzo degli strumenti della band e incentrato sulle difficoltà della vita tra i pericoli che la moderna umanità nasconde e la forza necessaria per superarle. La copertina, raffigurante una colomba con un ramoscello di ulivo che lascia cadere bombe dal petto su una città, è un preludio perfetto al contenuto dell’LP.

L’album si apre con “Peccato d’orgoglio”, un lungo brano di oltre dodici minuti in cui è fin da subito possibile percepire a pieno la grande abilità tecnica di tutti i componenti del gruppo. Un inizio cupo e convulso si disintegra in un sognante e malinconico arpeggio di chitarra su cui si muovono le prime parole di un testo fortemente astratto ed evocativo,incentrato sulla convinzione che sia necessario riconoscere i propri errori per poter ricominciare davvero.

“A ricominciare
qualcuno ti aiuterà
per chi torna indietro
vergogna non c’è
credevi di avere
il mondo in un pugno
ma un pugno di semi
non puo’ darti la realtà”

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Nonostante il testo sia notevole, è senza dubbio la parte strumentale – fortemente ispirata al sound degli Emerson, Lake and Palmer e richiamante, a tratti, anche i Floyd di Dark Side – ad essere protagonista di questo brano; giocata su insistenti cambi ritmici e melodici, la suite è un continuo oscillare tra atmosfere apposte, quasi a voler simboleggiare l’indecisione e il tormento di chi sa di aver sbagliato ma non vuole ancora ammetterlo.

Tra evidenti contaminazioni blues e hard rock si muove “Dopo l’uragano”, brano toccante ma deciso, in cui la voce di Bavaro è inequivocabilmente protagonista in un testo dalle tonalità malinconiche. Chiude il Lato A dell’LP la sorprendente “Croma”, breve ma febbrile brano, l’unico  interamente strumentale del progetto, che incarna senza dubbio l’inizio della svolta. Su di una unitaria tessitura ritmica, si muove la sezione melodica interamente partorita dalla mente geniale di Pellegrini e integralmente eseguita con Hammond e Minimoog per un effetto spiazzante, data anche la sua unitarietà, fino alla conclusione quasi orchestrale.

Schiude il secondo lato quello che è forse il pezzo più bello dell’intero album:“ La mente vola”. Dopo un’introduzione di oltre tre minuti di un puro e raffinatissimo space rock da pelle d’oca, un piano emerge dalla trama melodica fino a rimanerne l’unico interprete per poter aprire la strada al cantato, questa volta dello stesso Pellegrini, che sprona definitivamente a non vivere nel e del passato e di ricordare sempre chi siamo.

“La mente vola
Non ti conosci piu’
Ora sai cos’e’
La voglia di pregare
Ora sai cos’e’
La forza di sperare
Lassu’ qualcuno c’e’
Ti guardi in un ruscello
Sei proprio tu”

Chiude l’album “Ombra Muta”, l’ombra muta che indica la strada per ricominciare, un brano notevole dall’inizio alla fine, in cui ancora una volta è possibile ammirare la sensibilità di tutti i membri del gruppo nel creare un vero e proprio capolavoro, un album mai banale, dall’ascolto non molto semplice, ma nelle cui sonorità è davvero istintivo perdersi e viaggiare.

Tracce

Lato A

  1. Peccato d’orgoglio – 12:22
  2. Dopo l’uragano – 5:05
  3. Croma – 3:16

Durata totale: 20:43

Lato B

  1. La mente vola – 9:20
  2. Ombra muta – 9:43

Durata totale: 19:03

Musicisti

  • Pietro Pellegrini – pianoforte, organo moog, vibrafono, spinetta
  • Michele Bavaro – voce
  • Guido Wasserman – chitarra
  • Alfonso Oliva – basso
  • Giorgio Santandrea – batteria, timpani, tumbe

 

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