da Londra
Marta Clinco
@MartaClinco
Il weekend del Labour in UK non ha deluso la sinistra inglese più radicale: Jeremy Corbyn è ufficialmente il nuovo segretario del partito Laburista.
66 anni, gli ultimi 32 passati in Parlamento per Islington North, pacifista convinto pro-Palestina e contro– tutto il resto, la guerra e l’austerity, i tagli al welfare, le restrizioni in materia di immigrazione.
Definito “il rosso” dalla stampa britannica, a cui ama replicare “sono solo un socialista”.
Una vita trascorsa ai margini del partito non ha impedito al candidato quotato cento a uno di conquistare la guida del principale partito d’opposizione al governo dei conservatori, in una corsa fino alla fine disperata e convulsa, malgrado il sostegno dei maggiori sindacati e il voto contrario agli ennesimi tagli alla spesa pubblica proposti dal partito di Cameron – unito all’astensione degli altri tre candidati in lizza – avvessero illuminato la via di nuova luce e speranza.
Niente da fare dunque per Andy Burnham, Yvette Cooper e Liz Kendall, pupilli della vecchia gloria Tony Blair, superato dal Corbyn nelle proporzioni finali, e dello scomparso predecessore Miliband, integro e tenace condottiero della disfatta dello scorso anno.
Nonostante l’età, nonostante gli abiti all’apparenza consunti, le tinte beige e i “gilet da mercatino dell’usato” – tutti punti di forza della propaganda anti-Labour, e soprattutto delle grandi firme e dei vignettisti del Telegraph – Corbyn sembra essere l’unico a rivolgersi di fatto alla generazione britannica giovane, messa in difficoltà dai tagli all’istruzione e allo stato sociale: auspica la rinazionalizzazione delle ferrovie e delle aziende energetiche, misure per contrastare la crisi abitativa in espansione e per risolvere la questione degli homeless, oltre che l’aumento degli investimenti pubblici nelle banche, nelle infrastrutture, nell’istruzione e nella sanità pubblica.
Il dibattito su cosa comporterà nell’immediato futuro l’avvenuta elezione di Corbyn, appiattito negli ultimi mesi sul binomio follia-sogno socialista, resta più che mai aperto. Da una parte l’isteria generale degli editorialisti ultraconservatori convertiti – la penna in una mano, l’altro pugno al cielo, dall’altra si consolidano paradossalmente e si radicano gli scetticismi interni al partito a sinistra – ma non così a sinistra – che temono l’inettitudine del nuovo segretario, assistito dal vice Tom Watson, e la definitiva spaccatura di un partito che necessita ora della massima coesione interna, soprattutto in vista delle prossime elezioni generali.
In un editoriale pubblicato sul Guardian poche ore dopo la vittoria, Corbyn dichiara: “Le elezioni della leadership Labour sono state uno straordinario esercizio di democrazia e di partecipazione pubblica, hanno trasformato radicalmente la concezione convenzionale di dibattito politico. Abbiamo raccolto il supporto di centinaia di migliaia di persone di ogni età e provenienza, ben oltre le fila dei politici e degli attivisti di vecchia data. E chi ora può seriamente sostenere che i giovani non siano interessati alla politica, a un nuovo tipo di politica? Soprattutto, queste elezioni hanno dimostrato che milioni di persone vogliono una reale alternativa, sia all’interno che all’esterno del partito laburista. Speranza di cambiamento e grandi idee sono ora di nuovo al centro della politica: porre fine all’austerità affrontando le disuguaglianze, lavorare per la pace e la giustizia sociale, in patria e all’estero. È per questo che il partito laburista è stato fondato, ormai più di un secolo fa”.
Il 59,9 per cento dei voti conquistato di certo riveste il segretario di molte responsabilità, ma Corbyn sembra avere le idee chiare. Cosa accadrà nei prossimi mesi è tutto da vedere. Per il momento, non resta che godersi la satira locale, lo scetticismo della stampa internazionale, e chi la mattina ora entra nei cafe, il giornale sotto il braccio: “I Conservatori non dovrebbero ridere, dovrebbero essere preoccupati, perché anche chi è arrabbiato ha diritto di voto, e ieri ha dimostrato che ha intenzione di esercitarlo.”