
Lo studio dell’OMS è fresco di stampa e già controverso. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato ieri un documento in cui si afferma che il consumo di carni — quelle rosse e in particolare quelle lavorate come salami e prosciutti — è correlato a una maggiore probabilità di contrarre alcuni tipi di cancro, in particolare a colon, pancreas e prostata.
L’industria della carne è andata nel panico, per la paura che i consumatori — andando nel panico a loro volta — possano boicottare l’acquisto di alimenti animali. Ma le aziende hanno ragione di preoccuparsi?
Per ora, i consumatori sembrano aver preso la questione con filosofia e compassato realismo.
La reazione dei politici e delle associazioni di produttori nostrani, però, è stata molto meno filosofica, e a tratti folle: si è scelto di enfatizzare la qualità dei prodotti italiani, facendo passare il messaggio che a far male sono solo quelli stranieri. Questa presunta, immacolata superiorità degli alimenti nostrani è il punto forte della strategia per indurre i consumatori a non ridurre gli acquisti di carne.
Nel rapporto dell’OMS c’è scritto che a essere nocivo è il prosciutto, non il prosciutto che costa poco. Se si prende per buono il lavoro dell’Organizzazione, non si può sostenere che il San Daniele non fa male perché è di “qualità italiana”. In base a cosa Debora Serracchiani fa queste affermazioni? Al campanilismo? Ai propri gusti enogastronomici?
Anche la Coldiretti sembra fedele a questa linea, come riportato da ADNKronos:
Non si tiene peraltro conto che gli animali allevati in Italia non sono uguali a quelli allevati in altri paesi e che i cibi sotto accusa come hot dog, bacon e affumicati non fanno parte della tradizione italiana. Il consumo di carne degli italiani con 78 chili a testa è ben al di sotto di quelli di Paesi come gli Stati Uniti con 125 chili a persona o dell’Australia con 120 chili, ma anche della Francia con 87 chili a testa.
La Coldiretti, forse, dimentica prodotti come speck e pancetta quando parla delle affumicature, ma è comprensibile: deve tutelare la propria categoria — ha dichiarato che la notizia diffusa dall’OMS avrebbe messo a rischio 180.000 posti di lavoro — e almeno non si è lasciata andare a speculazioni di stampo più o meno complottistico come questa.
Non si capisce bene su che basi Salvini faccia un’affermazione come questa. Chi dovrebbe avere interesse a sabotare l’industria degli insaccati? Quella dei formaggi? Eppure, la tesi del segretario leghista sembra godere di un certo credito tra il popolo del web.
Le tesi complottiste, a differenza di quelle di Coldiretti e Serracchiani, iniziano a deviare verso posizioni di rifiuto, di rigetto del valore stesso del rapporto OMS. Il rifiuto, come qualsiasi studente di Psicologia può spiegare, assume varie forme: c’è chi accusa l’Organizzazione di aver ribadito una nozione abbastanza ovvia — “mangiare troppa carne fa male” — cercando di rassicurarsi pensando che il rapporto appena uscito non sia una vera notizia ma il rimasticamento di una cosa ovvia e risaputa.
O chi mostra di fare lo spavaldo e non credere, o non temere, le cattive notizie.
La notizia deve ancora essere metabolizzata dall’opinione pubblica e le prossime settimane saranno decisive per stabilire se il rapporto dell’OMS avrà l’effetto di ridurre i consumi o la contro-campagna dei produttori riuscirà a mantenerli stabili. Per adesso, non resta che l’umorismo.
(Ci dispiace deludere l’autore di quest’ultimo tweet, ma c’è chi ha messo in relazione il cunnillingus con il cancro alla faringe tramite il Papilloma virus. Ma questa è un’altra storia.)