Del: 16 Ottobre 2015 Di: Francesca Motta Commenti: 1

Francesca Motta
@effemotta

Prima del lancio dello shuttle Discovery, nel 1984, vennero scattate diverse fotografie al gruppo di astronauti della NASA, pronti per la missione.

Una di queste fotografie ritrae il volto dai lineamenti perfetti di Anne Lee Fisher: grandi occhi leggermente a mandorla, lunghe ciglia nere, nasino alla francese, labbra carnose.

Negare la bellezza disarmante della Fisher sarebbe impossibile, tuttavia ricordare questa  grandissima scienziata solo come “la donna più bella che abbia mai volteggiato nello spazio” pare decisamente riduttivo.

Anna Lee Fisher nasce nel 1949 a New York, ma presto si trasferisce in California, dove si laurea in Chimica alla UCLA (University of California) di Los Angeles. Prosegue poi gli studi, dedicandosi alla cristallografia a raggi-X. L’anno seguente, non soddisfatta, si sposta nel dipartimento di Medicina della stessa università, dove conseguirà un dottorato in chirurgia d’urgenza. Dopo un periodo di formazione presso l’Harbor General Hospital di Torrance, località a sud di Los Angeles, torna sui suoi passi, decidendo di coronare la sua stupefacente carriera universitaria con un ulteriore master in Chimica.

Bella e (molto) intelligente, dunque, ma questo è solo l’inizio: nel 1978, infatti, la Fisher viene ammessa tra le nuove leve della Nasa. Ha inizio qui la sua carriera nell’ambito della ricerca aerospaziale, che le permetterà, dopo anni di addestramento, di entrare nell’equipaggio – tutto maschile – dello Shuttle Discovery.

anna l. fisher

La missione del Discovery, atta a rilasciare in orbita due satelliti e recuperarne altri due bloccati a causa di un guasto ai motori, avrà inizio l’8 novembre 1984.

Nel 1983, un anno prima del lancio della navicella, Anna da alla luce una bimba, Kristin, ma decide comunque di proseguire nell’addestramento. La Fisher parte per lo Spazio, portando con sé una foto della figlia, e il logo della missione viene modificato in suo onore: alle cinque stelle d’oro, rappresentanti i cinque membri dell’equipaggio, ne viene aggiunta una sesta, dedicata alla piccola Kristin.

Anna Fisher sarà ricordata come la prima mamma nello Spazio.

Un gran numero di fotografie e video testimoniano la missione del Discovery e l’addestramento dell’equipaggio prima della partenza. Vediamo la Fisher provare la tuta spaziale davanti allo specchio, eseguire complessi test fisici e scherzare con il comandante dello Shuttle, mettendo a punto,  insieme a lui, un video tutorial su come mangiare M&Ms durante il viaggio, in assenza di gravità. La Fisher, una volta tornata sulla Terra, parlerà ai giornalisti della sua missione in toni allegri e ironici, raccontando quanto fosse scomodo dormire in una sacca appesa alla parete e, al contrario, quanto fosse agevole fare le pulizie a bordo (“non fanno nulla a terra, figuriamoci nello spazio!” scherza, riferendosi ai suoi compagni di viaggio) dato che, in assenza di gravità, una piccola spinta risultava sufficiente per raggiungere il soffitto.

Anna appare anche in un breve documentario del 1981, dedicato alle donne della NASA, in cui ribadirà l’importanza della presenza femminile nelle missioni spaziali.

Allontanatasi dalla sua tuta blu per soli otto anni, dal 1988 al 1996, per occuparsi della famiglia, oggi la Fisher è la più anziana astronauta ancora attiva alla NASA.

La bellissima scienziata, insomma, sembra aver ancora qualcosa da raccontare.

Francesca Motta
Studio Lettere, scrivo (meglio se di inutilità), non ho idea di cosa sia il dono della sintesi, a volte fotografo, spesso inciampo, ascolto molto volentieri.

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