
Sara Tamborrino
Dal 30 novembre al 31 dicembre il Teatro Elfo Puccini ospita il drammaturgo Bertold Brecht attraverso la rappresentazione della commedia popolare Mr. Puntila e il suo servo Matti, per la regia di Francesco Frongia e Ferdinando Bruni, che è anche interprete del personaggio principale.
Mr. Puntila è un ricco proprietario e imprenditore caratterizzato da una smodata passione per l’alcol, che gli causa una sorta di sdoppiamento della personalità. Quando è ubriaco, infatti, diventa il migliore dei compagni, amico e pari dei suoi sottoposti, fraternamente affezionato in particolar modo al suo autista Matti. Ogni volta che smaltisce la sbornia però si ritrasforma in uno spietato capitalista che vessa i suoi dipendenti e ritratta tutto ciò che ha detto e fatto in stato di ebbrezza. Da sobrio agisce con la mentalità di un affarista senza cuore, pianificando ad esempio il matrimonio della figlia Eva con un diplomatico inetto; in preda ai fumi dell’alcol, invece, è sconclusionato ed impulsivo: vorrebbe concedere la mano della giovane proprio al servo Matti, oppure si fidanza con quattro povere donne contemporaneamente, salvo per poi scacciarle senza pietà quando esse gli si presentano successivamente. In seguito all’ennesimo eccesso alcolico, infine, Matti abbandona il suo padrone, ormai convinto che non possa esservi alcun rimedio per colmare il divario di classe, poiché non basta il temporaneo affratellamento dato da una sbronza per rendere umano chi è inebriato soprattutto dal proprio potere.
Questa grottesca vicenda assume, nelle intenzioni dell’autore, la funzione di dramma didattico, concepito cioè non come spettacolo borghese di semplice intrattenimento per il pubblico, ma come divertimento finalizzato ad un superiore obiettivo pedagogico nella creazione di uno spazio di riflessione sulla propria realtà e condizione. Rappresentazioni di questo genere erano infatti indirizzate al popolo, al proletariato, che in modo particolare doveva apprendere per raggiungere la propria emancipazione. In questo senso il teatro recupera il suo significato più vero ed originario di momento sociale e politico, intendendo questa parola nella sua accezione più vastamente umana.
L’uomo è infatti il fondamento di qualsiasi attività drammaturgica, e viene qui messo a nudo con tutte le sue molteplici ed antitetiche sfaccettature nello schizofrenico personaggio di Puntila; un individuo che, per citare Jung, si trova ad indossare la maschera sociale che gli viene attribuita in quanto ricco capitalista, un’identità collettiva e conformista nella quale finisce egli stesso con l’identificarsi totalmente, andando in tal modo ad inibire innate inclinazioni e pulsioni che non può riconoscere come proprie perché sono incompatibili con l’idea che egli ha di se stesso.
Soltanto quando è inebriato dai liberatori fumi dell’alcol Puntila torna ad essere pienamente umano: ama, odia, nutre simpatie e stima sincera; non vi è più alcuna differenza tra lui è qualunque altro uomo di qualsivoglia condizione sociale, poiché il semplice fatto di essere umani è il filo comune che li rende simili. Il personaggio nel corso della rappresentazione non fa che ripetere di essere un individuo uguale agli altri, che anche i suoi operai sono uomini che come tali vanno trattati.
La sobrietà in quest’opera viene intesa paradossalmente come stato di alterazione della personalità; quando non è ubriaco, infatti, Puntila torna a rivestirsi di quegli atteggiamenti che il suo stato gli permette ed impone, mettendo da parte qualsiasi buon sentimento spontaneo per tornare ad agire e pensare sulla base del calcolo, poiché a quel punto ha il sopravvento un altro genere di ebbrezza, data dal possesso, dalla ricchezza e dalla potenza. Puntila lotta contro la sua duplicità, il suo animo risulta scisso in due parti che si rinnegano vicendevolmente; parlando con Matti in preda all’alcol si riferisce all’altro se stesso definendolo “il loro comune nemico”, che egli tenta di sconfiggere ed annegare nella grappa. Un personaggio magistralmente interpretato che non riesce a suscitare antipatia a causa della spontanea ilarità che suscita nel pubblico.
Matti dal canto suo è un uomo arguto e disincantato che con pungente ed amaro sarcasmo continua a svelare le contraddizioni del padrone, del quale sa di non potersi fidare. È consapevole della propria condizione e non si piange addosso, ma vuole cambiare le cose facendosi portatore con gli altri operai dell’ideologia di stampo marxista sottesa a tutto lo spettacolo ed esplicitata dalla scelta di inserire nel testo la Lode alla dialettica, una poesia dello stesso Brecht che attacca aspramente la violenza e la disuguaglianza sociale inneggiando alla lotta per la liberazione dall’oppressione dei pochi che detengono il potere.
L’ingorda ed opulenta ricchezza che fa da sovrana è resa scenograficamente da un telo che funge da siparietto intermedio su cui è raffigurata la valuta propria di Puntila, un dollaro nel cui centro, al posto dell’immagine di un presidente, si trova una testa di maiale. Davanti a questo tendaggio vengono eseguiti brevi brani cantati e musicati dal vivo che introducono ogni scena. Il resto del palcoscenico è allestito semplicemente con elementi che rimandano ad un ambiente rurale e alla vita contadina nei suoi aspetti anche più crudi, come simboleggia la presenza qua e là di carcasse e crani di animali macellati. Su uno schermo posto in alto sullo sfondo vengono proiettate alcune di queste immagini oltre ai titoletti delle diverse scene, che riprendono lo stile dei film muti.
La scelta di rappresentare in tale maniera un testo di Brecht che non si vedeva in scena da lungo tempo è giustificata da Bruni per via del messaggio ancora fortemente attuale che veicola, che va al di là del mero aspetto politico per parlare della dignità dell’uomo ed esortare a non vendere se stessi né le proprie opinioni. Se gli applausi finali sono l’esito della riflessione del pubblico su quanto visto ed ascoltato, l’obbiettivo didattico dell’autore sembra essere stato raggiunto. In fondo, la domanda che l’autista Matti pone ai suoi rattoppati compagni è rivolta ad ogni spettatore: “Se siamo tutti uguali davanti a Dio, perché non dovremmo esserlo davanti a Puntila?”.