Giada Ferreri
Se si chiedesse ai milanesi di descrivere la propria città con poche parole significative di certo nessuno direbbe che Milano fa rima con “acqua”, ma sbaglierebbe.
È proprio questo il punto da cui prende avvio la mostra Milano, città d’acqua, fino al 14 febbraio a Palazzo Morando.
La mostra – attraverso 150 immagini d’epoca provenienti da archivi pubblici e collezioni private – sviluppa un tema ancora poco noto ai più, ovvero il fatto che fino agli inizi del secolo scorso Milano era una città che aveva nell’acqua un elemento fondante e fondamentale.
Le nove sale di cui si compone lo spazio espositivo sviluppano vari nuclei tematici – tra cui i Navigli, le chiuse, l’Idroscalo, le fontane – mostrando l’importanza dell’acqua in vari luoghi e aspetti della vita milanese così com’era fino al 1929, anno in cui si dette inizio ai lavori di interramento dei navigli e dei fiumi che la attraversavano.
Prima di quella data la città aveva un aspetto ancora fortemente rurale, che la rende quasi irriconoscibile agli occhi di oggi. Si scoprono così scorci “veneziani”, case a pelo d’acqua, fontane poste dove non ci si aspetterebbe mai, conche e chiuse che riempivano quelle che oggi sono piazze anonime.
Il confronto con le strade e i luoghi conosciuti è sorprendente. Ma in questa cornice emergono figure umane che hanno qualcosa di più conosciuto e riconoscibile, segno di una vita che non era poi così lontana da quella che possiamo vivere noi. Vacanzieri che prendono il sole all’Idroscalo, ragazze che in una giornata estiva si rinfrescano i piedi alle iconiche Vedovelle, giovani che sostano nei pressi della Fontana dell’Acqua Marcia.
Gli aneddoti – un po’ storici, un po’ curiosi – forniti dalle poche didascalie lasciano intravedere il profilo di una città all’avanguardia, al passo, se non addirittura in anticipo, sui propri tempi. A Milano nel 1842 è nata la prima piscina d’Italia e sempre a Milano, nel 1934, è stata costruita la prima vasca coperta del Paese.
Proseguendo, accanto ai Navigli e alle piscine, si scoprono sfaccettature meno note del tema “acqua”: i bagni pubblici, con specchi, piastrelle colorate; raffinati saloni di barbieri; le fontane ormai scomparse in piazza Duomo; la costruzione delle fognature che, in opposizione a tanta avanguardia per altri aspetti, avvenne solo a fine Ottocento; i giochi acquatici con navi e balene (di alluminio) all’Arena Civica che tanto entusiasmarono i milanesi del tempo.
Più didascalie sarebbero state forse superflue, infatti le fotografie in mostra sono più che eloquenti. Immortalano e parlano di una Milano ormai sparita – e sparita rapidamente, i lavori iniziati nel 1929 durarono infatti un solo anno – che aveva nell’acqua un elemento importantissimo non solo dal punto di vista economico, ma anche famigliare e centrale per la vita quotidiana di tanti milanesi.
Se vi considerate dei veri Milanesi,ma anche se siete semplici curiosi provenienti da terre più o meno lontane, non potete perdervi questa mostra per scoprire uno degli ultimi lati sconosciuti della città.