Del: 12 Dicembre 2015 Di: Alessandro Massone Commenti: 0

 

  • Una delle armi da fuoco usate durante gli attentati di Parigi è stata venduta da un negozio d’armi in Florida.
  • Il viaggio assurdo del Zastava M92 in questione racconta la faccia pragmatica della legislazione statunitense in fatto d’armi. La faccia che non piange.
  • La carabina è un fucile semi-automatico costruito dalla fabbrica d’armi serba Zastava. L’arma può essere legalmente acquistata negli Stati Uniti, perché non spara a raffica. Viene quindi classificata come arma da caccia e sport.
  • Questo attrezzo sportivo, non diverso da un paio di scarpe da corsa per la legge statunitense, è in realtà una versione accorciata di un fucile d’assalto, e può essere modificata con relativa facilità per sparare a raffica come un’arma da guerra.
  • Essendo relativamente compatto, è estremamente facile da nascondere e trasportare in segreto. Tutte caratteristiche essenziali per uno strumento sportivo.
  • Intervistato ai microfoni di Associated Press, Milojko Brzakovic, amministratore della fabbrica Zastava, conferma che il fucile è stato venduto nel maggio 2013 a Century International Arms, in Delray Beach, cittadina di Palm Beach, in Florida.
  • Le accuse poste di fronte a Brzakovic sono da capogiro: sette delle armi usate durante gli attentati di Parigi provengono dalla sua fabbrica. Ma Zastava ha le carte in regola, e alcune di queste armi sono state vendute trent’anni fa (1983, Bosnia, 1987, Macedonia, 1987 e 1988, Croazia).
  • Zastava vende a Century International Arms venticinque mila armi da fuoco “per uso sportivo” ogni anno.

  • Nel video pubblicitario prodotto da Century Arms quando ha iniziato a vendere la carabina su territorio statunitense, il negozio vanta che l’arma sia stata costruita “for combat use”. Ma non bisogna essere spaventati, sul fucile è stampato a chiare lettere il promemoria di leggere il manuale prima dell’uso, quindi è evidentemente sicuro. (O per lo meno, al sicuro sono Century Arms e i propri avvocati.)
  • Qui entra in azione il ruolo fondamentale degli Stati Uniti nella distribuzione di questi fucili “built for combat use”. Per legge tutti gli import di armi da fuoco sono controllati e regolati dal Dipartimento di Stato statunitense, presso il quale ogni fabbrica d’armi deve essere registrata e deve dichiarare contenuti e destinatario di ogni vendita.

Una volta che le armi entrano nel mercato americano sono poste sotto la tutela di una serie di leggi scandalose, ufficialmente a difesa dei diritti dei proprietari d’armi, ma chiaramente strutturate per garantire la salute di un vivace mercato nero della morte.

  • Il Dipartimento di Stato non traccia il numero seriale di nessuna arma da fuoco esportata dagli Stati Uniti verso il mondo a meno che non si tratti di una vendita singola: è una legge disegnata su misura per i trafficanti d’armi. Come si giustifichi questa norma, e non, al massimo, il contrario, è incomprensibile.
  • Il Dipartimento di Stato non raccoglie nemmeno l’identità dei negozi che praticano export, perché è una informazione considerata privata.
  • (Questa passione degli Stati Uniti per la privacy ce la eravamo persa). Lo Stato federale controlla così poco il commercio d’armi sul proprio territorio che è “impossibile distinguere tra un’arma venduta e una persa”.
  • Questa combinazione mortale di leggi assurde permette a trafficanti d’armi internazionali di stringere accordi di fornitura con enormi negozi statunitensi senza mai entrare nel reame dell’illegalità.

Delray-Beach-Postcard

  • Sulle spiagge diamantine di Palm Beach si sono consumati alcuni degli accordi piú sanguinosi degli ultimi trent’anni.
  • Nel 1987, durante lo scandalo Iran-Contra, un loro dipendente rivelò come Century Arms agisse come fornitore di armi per i Contras nicaraguensi.
  • Nel 2004 l’Italia ha bloccato un carico destinato a Century Arms — erano 7500 AK-47 prodotti in Romania. L’ordine era stato dichiarato sospetto dalle autorità nostrane, ma il Dipartimento di Stato americano ci ha garantito la legittimità del compratore. Dopotutto i contras non erano in attività da piú di dieci anni, quindi il precedente del 1987 non doveva preoccuparci, giusto…?
  • Nel 2009 un cablo di Wikileaks li rivela come principale interlocutore di un grande trafficante d’armi israeliano (che resta senza nome), che acquista da loro nel 2007 armi per 130 milioni di dollari.
  • Infine, nel 2011, il Center for Public Integrity ha indicato Century Arms come fornitore dell’arma “preferita” dai cartel messicani.
  • Non deve sorprendere che Century Arms sia ancora in attività, malgrado il proprio brillante storico di acquirenti: non stanno infrangendo nessuna legge. La responsabilità finale delle loro azioni cade interamente sulle spalle del Governo statunitense.
  • Abbiamo titolato questo articolo citando l’emergenza del controllo delle armi, ma non è possibile leggere il caso di Century Arms senza considerare la possibilità che gli Stati Uniti non siano semplicemente conniventi nell’export di armi da guerra — ma un attivo sponsor internazionale della morte.

 

Alessandro Massone
Designer di giorno, blogger di notte, podcaster al crepuscolo.

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