
La carriera politica di Yanis Varoufakis sembrava essere terminata per sempre con le sue dimissioni del 6 luglio 2015, quando Alexis Tsipras aveva deciso di accettare il memorandum che ha dato il via al terzo piano di salvataggio dell’economia greca, nonostante l’opposizione via referendum del popolo greco.
Invece, intervistato dall’Espresso e dal quotidiano tedesco Neues Deutschland ha annunciato l’ormai prossima fondazione di un movimento politico paneuropeo e transnazionale con “un unico, radicale obiettivo, democratizzare l’Unione Europea”. Il progetto e chi vi parteciperà non sono ancora chiari, per il momento si conoscono il nome del movimento, DiEM 2025 (Democracy in Europe Movement), e il poco che Varoufakis ha anticipato.
DiEM 2025 dovrebbe rappresentare un’alternativa alle due proposte attualmente in campo per il futuro dell’Europa ovvero quella di “coloro che intendono tornare nel bozzolo dello stato nazionale” e quella di “coloro che accettano le politiche autoritarie e inefficaci delle antidemocratiche istituzioni europee”. La presentazione di DiEM 2025 si terrà alle 20:30 del 9 febbraio 2016 alla Volksbühne di Berlino, una fondazione pregna di simbolismo, perché sotterra il seme dell’auspicata rivoluzione proprio nella patria delle politiche di austerità tanto invise a Varoufakis.
Sono già circolati i nomi di alcuni politici europei che potrebbero aderire al movimento, tra gli altri quelli di Oskar Lafontaine (cofondatore del partito “die Linke”), Jean-Luc Melenchon (eurodeputato francese), Stefano Fassina (ex-viceministro dell’economia), Ada Colau (sindaco di Barcellona, aderente a Podemos). In ogni caso, il dibattito dovrà svolgersi solo dopo la fondazione del movimento e solo dopo che si sarà chiarito quali personalità si affilieranno a DiEM 2025.
Per il momento l’unica novità concreta è lo sviluppo di un dibattito che si svolga prima a livello europeo e solo successivamente si irradi nei singoli Stati membro, al contrario di quanto accade oggi dove il dibattito nazionale precede quello europeo, portando a una politica d’interesse nazionale, in cui gli Stati più solidi finiscono per emergere, e non di “solidarietà europea”. Solidarietà europea che, nei piani del l’economista greco, dovrebbe riuscire ad arginare l’insorgere dei nazionalismi e di quelle che lui chiama “forze centrifughe” che rischiano di frammentare l’Eurozona prima, e l’Unione Europea poi.
Forze centrifughe, spesso non evidenti, tanto che Varoufakis paragona la situazione europea attuale a quella degli ultimi anni dell’URSS: “Come nel caso dell’Unione sovietica, dove era impossibile prevedere come sarebbe giunta la sua fine, anche se era chiaro che non poteva durare, così sappiamo che il corso attuale è catastrofico per l’Unione Europea anche se non sappiamo cosa ne scatenerà la fine.”.
Per il momento, dunque, non abbiamo che indicazioni fumose sul nascituro DiEM 2025, ma se temiamo sia la recrudescenza nazionalista sia la rigidità dell’austerità, ora sappiamo il giorno e l’ora in cui volgere i nostri occhi su Berlino e sperare che la nascita di DiEM 2025 rappresenti veramente un nuovo modello per le dinamiche politiche europee. Per dirla con Varoufakis, democratizzare l’UE “è un obiettivo utopico, ma se noi falliamo, la nostra Europa, divisa e delegittimata, cadrà in una terribile distopia.”