Del: 28 Gennaio 2016 Di: Alessandra Busacca Commenti: 0

Si chiude domani la settimana dell’alta moda di Parigi, iniziata domenica 24 gennaio per la stagione spring/summer 2016. L’evento è per pochi eletti, ma tutti i media cercano di ritagliarsi uno spazio per raccontarlo. Chi può entrare a far parte del magico mondo del fashion è già nella capitale francese da una settimana per “prepararsi” alle sfilate e postare sui social la posizione in cui si trova: a Parigi.

E io comune mortale, appassionata soltanto delle forme e dell’arte indossata?
Io aspetto la sfilata di Valentino davanti al computer in diretta live da Parigi.
Sfoggio anche orgogliosamente la posizione: divano.
Vedo giornalisti e critici accomodarsi sulle eleganti sedute dell’Hôtel Salomon de Rothschild, impazienti nella loro compostezza. Li guardo in tuta, mentre sono spiegazzata sotto le coperte. Un insulto a quell’élite che sicuramente si sarà guadagnata un posto in prima fila grazie al duro lavoro. Ma cos’è questo improvviso sarcasmo? Non può essere solo invidia—un attimo—vorrei essere li?
Mentre me lo domando le luci nello schermo improvvisamente si spengono.
Si riaccendono subito dopo sulle modelle in passerella, sulle note di Lakmè, opera francese in tre atti di Léo Delibes e ambientata in India all’epoca del dominio inglese.

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Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli scelgono di portare in scena una donna dolce, di vesti e portamento, la cui fronte però è cinta da un aspide. Un animale, così velenoso, così freddo, ma allo stesso tempo così sinuoso e seducente, dona all’acconciatura, arricchita da graziose trecce e morbide ciocche di capelli sciolti sulle spalle, un aspetto sacrale.
Il preziosissimo lavoro di ricamo raffigura piante e animali, draghi, pavoni e farfalle, su ispirazione di Mariano Fortuny. Il serpente, quando accompagna la donna, fa ricordare Eva, la prima creatura femminile biblica, o Cleopatra, che si fece mordere proprio da un serpente per non cadere in mano nemica. E ricorda anche Olimpiade, principessa d’Epiro, moglie di Filippo II e madre di Alessandro Magno.
Le leggende sul suo conto tramandano che questi nacque nel 356 a.C. in seguito all’unione tra Olimpiade e Zeus stesso, trasformatosi in serpente. Olimpiade non era macedone, veniva dall’Epiro, regione aspra e montuosa. Come la sua terra, anche i tratti del carattere di Olimpiade erano duri. Lei, passionale, quasi selvaggia, nutrì i sogni del figlio, spronato all’avventura e alla conquista dei luoghi più inesplorati. Egli si spinse ai confini del mondo allora conosciuto, fino a baciare le rive del fiume Indo. Alessandro portò in Grecia i colori sgargianti dell’oriente, li unì al rigore geometrico e alla plasticità classica, cercando di unire est e ovest. Coerente con il suo progetto sposò Roxane, principessa persiana, per indicare al mondo che un’unione fra due mondi, così diversi, era possibile.
Così con questa collezione, unica nel suo genere, e che ben rispecchia la linea romantica ed esotica delle collezioni precedenti, i due direttori artistici sembrano portare alla memoria e creare, come un tempo, l’antica regalità delle corti persiane unita alla compostezza mistica delle sacerdotesse di Apollo, dalle stoffe di porpora ai veli sottili plissettati. Il risultato è un emblema della modernità. La tradizione classica e quella orientale, con l’innovazione degli accostamenti, si inseguono l’un l’altra per poi incontrarsi armoniosamente nello sguardo del pubblico. Tulle e chiffon incantano, l’oro dei dettagli pietrifica. Come gli occhi di Medusa.

Alessandra Busacca
Nata a Milano il 20 Febbraio 1993.
Professione: studentessa.
Non so dire altro di me che non possa cambiare; e del nome non sono poi così sicura.

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