Si avvicina il periodo della Design week a Milano e la città esporrà le costruzioni e le invenzioni più moderne degli ultimi anni.
Prima però di celebrare le novità del momento, sarebbe interessante raccontare di quando, ben prima che il termine design fosse coniato, architettura e arte si sono incontrate per dare vita a edifici che oggi sono di fama internazionale.
Un esempio eccezionale in questo senso lo troviamo a Barcellona con Casa Batllò, creazione di Antoni Gaudì. L’architetto catalano costruì un’abitazione stravagante in uno spazio sorprendentemente ristretto e la trasformò nel paradiso delle linee curve, che infatti fagocitano ogni spigolo. La casa prende le sembianze di un animale fantastico, un drago, forse quello leggendario sconfitto da San Giorgio cavaliere, patrono della Catalunya.
La storia racconta che il drago teneva sotto scacco gli abitanti del villaggio di Montblanc con un terribile supplizio: essi dovevano sacrificarsi per sfamare la bestia diventando così il suo pasto più prelibato. Un patto molto simile, questo, a quello cui furono sottoposti gli Ateniesi nei confronti dei Cretesi e del Minotauro fino all’arrivo di Teseo. Nel caso della Catalogna potrebbe rappresentare la lotta politica della regione stessa che, bramosa d’indipendenza, si scontra con il potere centrale spagnolo. Quale fosse l’intento principale di Gaudì non lo sappiamo, resta però il fatto, noto a tutti, che le creste e le squame sinuose del drago di Casa Battlò colorano il cielo e gli avingudes di Barcellona fin dal 1906 e non hanno mai smesso di affascinare turisti ed esperti d’arte di tutto il mondo, tanto da diventare patrimonio UNESCO.
Spostandoci più a oriente, simile nei colori ma diversa per le sue origini, a Vienna, troviamo la Hundertwasserhaus, la casa dell’artista Friedensreich Hundertwasser. Egli non ebbe un mecenate, come fu il caso di Gaudì, prima al servizio di Josep Batlló, poi collaborando per Eusebi Güell, personaggi noti dell’alta borghesia catalana. Quando nel 1983 si decise di costruire un complesso di case popolari a est della città di Vienna, l’artista decise di dare un nuovo volto a un quartiere solo in apparenza grigio e triste.
La presenza del colore e delle linee curve al posto di quelle rette consolò così in parte gli abitanti del quartiere. L’artista viennese dunque, come anche Gaudì, preferì il movimento dei cerchi alla staticità dei quadrati. Entrambi espressero la loro distanza dalla geometrizzazione con due sentenze molto simili tra loro; l’austriaco affermò: “La linea retta è senza Dio”. Gaudì prima di lui disse: “La linea retta è la linea degli uomini, quella curva la linea di Dio”.
Una differenza però si può ravvisare a Vienna, quando si scelse di aggiungere alla casa anche piante e alberi, conformemente ai principi ecologici dell’artista, considerato uno dei precursori della bioarchitettura. Questo dato ci riporta a Milano, dove nel 2014, appare il primo esempio di edificio nel panorama lombardo, che unisce l’idea del giardino a quella di casa, il Bosco Verticale. Sebbene non possa definirsi sinuoso, è sicuramente emblema di come l’architettura possa esprimere il potere dell’immaginazione, tanto quanto l’arte stessa.