Del: 1 Aprile 2016 Di: Tommaso Sansone Commenti: 4

Durante la prima serata del 5 marzo 2016 è stata trasmessa su Rai Tre una puntata di Scala Mercalli  completamente dedicata alle fonti per la produzione di energia: fossili, nucleare e rinnovabili.

Attorno alle ore 22, negli studi della FAO a Roma, andava in onda una scenetta curiosa e quasi comica.

Il conduttore televisivo, l’autorevole climatologo e meteorologo Luca Mercalli, interrompeva con una certa irriverenza il suo ospite, il dirigente del CNR di Bologna, Nicola Armaroli, per sbottare che a volte le politiche ambientali italiane gli fanno venire voglia di prendere a martellate i pannelli fotovoltaici installati sul tetto di casa propria (5:25).

Armaroli, che proprio di pannelli fotovoltaici si occupa per l’ISOF (l’Istituto per la Sintesi Organica e la Fotoreattività), non può che concordare e in modo un po’ impacciato risponde:

“C’è questa situazione schizofrenica che, da un lato, a Parigi si dicono certe cose, […] , (5:23) dall’altro, internamente, ci sono delle spinte che vanno in direzione opposta. Delle lobby dello status quo, essenzialmente delle fonti fossili, che tirano la giacchetta del governo… L’interesse del Paese nella sua interezza non è quello di alcune lobby dell’energia, che sono insediate in certi ministeri—”

Oggi quel discorso sembra quasi una profezia, che inquadra perfettamente quanto è accaduto ieri, 31 marzo 2016, quando un’intercettazione telefonica della Direzione Distrettuale Antimafia ha scoperchiato un intrigo petrolifero che coinvolge il nostro parlamento.

Il Ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, avrebbe infatti ceduto alle pressioni del suo compagno, Gianluca Gemelli, e del dirigente di Total (uno dei quattro giganti mondiali degli idrocarburi), Giuseppe Cobianchi, e avrebbe così inserito nella Legge di Stabilità 2015 un emendamento che favoreggia la realizzazione del progetto “Tempa Rossa,” che gli inquirenti hanno definito “molto interessante” per Total.

Si tratterebbe della costruzione in Basilicata di due nuovi serbatoi per lo stoccaggio del petrolio e alcuni impianti ausiliari, ma la DIA ha anche indicato il coinvolgimento di un traffico illecito di rifiuti.

Secondo le ricostruzioni, il piano della Guidi, il suo compagno e Cobianchi era nel cassetto fin dall’ottobre del 2014, quando escogitavano un modo per far rientrare il suddetto emendamento nel cosiddetto decreto “Sblocca Italia”; tutto con il consenso dell’allora Ministro delle Riforme Costituzionali, Maria Elena Boschi, il cui nome è citato nell’intercettazione.

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Oltre a una sessantina di persone tra cui funzionari statali e impiegati di Eni e Total per i quali sono scattati gli arresti domiciliari, l’accordo ha evidentemente raggiunto anche i gradini più alti del parlamento — una posizione perfetta per sparare sulle rinnovabili, come denuncia il report “Rinnovabili nel Mirino” redatto da Greenpeace e spiegato dai giornalisti di Quale Energia.

Presto le testate dei giornali faranno a brandelli la reputazione di Federica Guidi, ma in questa vicenda il Partito Democratico ha altro di cui preoccuparsi che non l’indagine dell’unità antimafia su uno dei suoi ministri.

È curioso che, sempre nella stessa puntata del documentario, Luca Mercalli dica: (6:03) “Quando si parla di interessi costituiti sul fossile si cerca di difenderli coi posti di lavoro, ma se guardiamo i posti di lavoro che si sono creati sulle rinnovabili e che adesso si stanno perdendo, forse la situazione ancora più drammatica.”

Lo scienziato del CNR conferma: (6:23) “nel 2013 c’erano 100.000 posti di lavoro nell’installazione di nuovi impianti di energie rinnovabli che ora sono diventati meno di 20.000 […] e poichè si tratta di lavoratori di migliaia di imprese di piccole dimensioni, che come tali hanno poca voce, questa strage è avvenuta nel totale silenzio…”

Qualche istante prima, Mercalli ha alzato gli occhi al cielo, e, nel cercare le parole per il proprio intervento, regala all’osservatore attento un meraviglioso fotogramma, in cui i pensieri del conduttore televisivo si fanno dannatamente trasparenti — non dire “referendum 17 aprile.” È questo il trinomio proibito che il presentatore non può pronunciare, pena la violazione della legge sulla par condicio vigente in TV.

Questa però non si applica su Facebook, dove in seguito il climatologo di Rai Tre rende pubbliche le proprie idee.

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Sta di fatto che Greenpeace, Legambiente, il WWF e tante altre associazioni ambientaliste, per sensibilizzare la popolazione sul cosiddetto “referendum delle trivelle”, hanno basato la propria campagna su temi molto pesanti, quali eventuali sversamenti di idrocarburi nel Mediterraneo e l’arricchimento dei colossi petrolieri in combutta con la politica.

Cosa succederebbe se, a due settimane dal suffragio, si scoprisse che la tanto additata lobby fossile esiste veramente e coinvolge i vertici del parlamento italiano?

Contemporaneamente, il PD ha fondato la sua ca pagina astensionista sulla perdita dei posti di lavoro dei tecnici delle piattaforme, che, secondo le pazze stime dichiarate da Giulio Sapelli il 26 marzo a Ottoemezzo, sarebbero addirittura 130.000, spalmati tra il 2017 e il 2027; una cifra comunque discutibile rispetto agli 80.000 persi in soli tre anni di cui parlava Armaroli.

D’altro canto, non è strano che la clip di cui sopra sia stata caricata proprio dall’account YouTube di SolarExpo, la fiera della tecnologia fotovoltaica che periodicamente riuniva il fiore all’occhiello dell’industria rinnovabile italiana, e che proprio quest’anno è stata “rinviata”.

“SolarExpo è un’illustre vittima dell’accanimento del governo ad elaborare provvedimenti che penalizzano l’autoproduzione e l’efficienza energetica” aveva dichiarato Agostino Re Rebaudengo, presidente di Assorinnovabili, così come anche Giorgio Ruffini, Presidente di Azione Energia Solare, che denuncia i danni di “un lavoro perverso ed effettuato in modo sistematico dagli ultimi governi.”

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Eppure, la controinformazione del governo Renzi va avanti a tutta forza.

Già una settimana fa, Il Fatto Quotidiano aveva svelato come alcuni anonimi profili di Facebook fossero in realtà dei magazzini multimediali creati ad hoc da alcune agenzie di comunicazione vicine al premier. Secondo i giornalisti, delle squadre di lavoro assemblano i dati del mercato energetico secondo il criterio più adatto a perorare la propria causa,  creano diagrammi e infografiche e infine si scrivono i testi adatti per riassumere il tutto, magari utilizzando delle formule particolarmente appetibili a chi non vorrebbe mai confondere sè stesso con lo stereotipo dell’ambientalista becero e ignorante.

Ed è così che nasce il comitato “pro-triv” degli “ottimisti e razionali”, il cui saggio slogan è “non sprecare energia” — ovvero non rinunciare ai giacimenti offshore entro le 12 miglia.

I contenuti digitali vengono quindi caricati sugli account fantasma e al personale delle agenzie non resta che pubblicare qui e là sui social network le perle di saggezza costruite a tavolino e depositate sulle pagine “anti-referendum”, che, malgrado contino solo qualche centinaio di likes, registrano un traffico di utenze molto elevato.

Per ora non ci sono prove, ma è facile intuire chi è che paga queste persone.

Però, come sentenzia anche il dirigente del CNR alla fine della clip di cui sopra: “non c’è nessuna razionalità nell’interesse del Paese a dare addosso alle rinnovabili, in esse dobbiamo investire, in questo modo l’economia italiana ne avrà solo beneficio.”

Tommaso Sansone
Mi piace fare e imparare cose nuove. Di me non so quasi niente.

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