
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Mattia Labadessa, disegnatore partenopeo diventato celebre grazie alla pagina Facebook Labadessa, “casa” dell’uccello rosso che piace sempre di più, specialmente quando va in ansia. Mattia si trovava a Milano al Games Academy per presentare il suo libro Le cose così, che raccoglie le sue vignette più riuscite e ha risposto volentieri a qualche domanda al volo, visto che poi è dovuto scappare a firmare e disegnare circa 300 copie per i fan.
Quando hai deciso di creare l’ormai virale uccello rosso su fondo giallo?
Disegno da sempre, ma il progetto della pagina Labadessa è nato una sera di nove mesi fa. Me la ricordo benissimo quella sera, stavo disegnando con i Nobraino di sottofondo e ad un tratto mi è uscito un disegno che ho intitolato Storia della morte della grammatica, in cui avevo scritto cuore con la “q” e il protagonista era questo uccello morente. Quell’uccello era rappresentato esattamente come il nostro beniamino attuale con gli stessi colori, che sono stati scelti totalmente a caso. Ora il giallo ha assunto un significato, rappresenta il superfluo della vita, le cose così che non vogliono dire nulla, ripetute pedestremente ogni giorno dalla mattina alla sera e di cui salvo solo mangiare, bere dormire e cacare (pronunciato alla napoletana, cacàre, NdR.)
Come mai hai scelto proprio l’uccello?
Si tratta di una scelta totalmente casuale, è simpatico e carino e mi ci sono affezionato.
Far parlare l’uccello di situazioni comuni al vissuto di ognuno di noi, fargli provare il nostro stesso disagio esistenziale, si è rivelata una mossa vincente. Tutto ciò era studiato, prevedevi che così avresti fatto il botto o sei rimasto sorpreso anche tu?
All’inizio ero molto sorpreso, era fico vedere tutto questo movimento. Dopo due/tre mesi da quella famosa sera, all’uscita della vignetta L’ansioso e il sonno, è arrivato il successo.
A proposito di ansia e insonnia, questo progetto ti ha risolto qualche problema, è stato in un certo senso terapeutico o non ne avevi bisogno?
In realtà io vivo di ansia, credo sia pure un po’ necessaria. Terapeutico per nulla, ma riscontrare che alcuni miei ingrippi (termine napoletano per definire inceppi, ndr.) mentali non appartengono solo a me, è sicuramente d’aiuto. Sapere di non essere soli in un disagio aiuta sempre e riunirsi in una condivisione di ansie, stempera le stesse. Poi le mie ansie sono tranquille, mica distruttive, non sono depresso.
Per carità. Napoli, la tua città, è fonte di ispirazione?
Sì perché sono cresciuto in un contesto di precarietà e sbandamento. Io sono di Giugliano, provincia di Napoli, ma frequento il centro per via dell’Accademia di belle Arti dove seguo il corso di graphic design. Anzi seguivo, mo non seguo più. Il contesto della comitiva di amici che vive esperienze assolutamente identiche a quelle che leggete nelle vignette, è molto ispirativo per il mio lavoro. Oddio, posso chiamarlo lavoro?
(Foto in copertina di Camilla Scarpa)