Del: 26 Novembre 2016 Di: Nicolò Tabarelli Commenti: 0
La nave di Teseo è una casa editrice di narrativa, saggistica e poesia, italiane e straniere, attenta alla valorizzazione dei classici” ci racconta Elisabetta Sgarbi, fondatrice e direttrice editoriale della casa editrice, attiva dal 2015. In occasione del primo anniversario abbiamo deciso di intervistarla.
A spingerla a consegnare la lettera di “autolicenziamento” il 28 novembre 2014 è stata la cessione di Rcs Mediagroup di Bompiani e Rizzoli libri a Mondadori.
Si è trattato solo di un moto di protesta contro il quasi-monopolio del mercato librario che si sarebbe venuto a creare o alla scelta ha contribuito anche un’inconciliabilità di visioni col gruppo Mondadori?
Non avevo e non ho nulla contro Mondadori in se’, non so se, a questo punto, valga la reciproca.

 La concentrazione che si è creata farà male al mondo dei libri.

Questa era e resta la nostra opinione.

 Com’è andato il primo anno de La Nave di Teseo? Sono state più le soddisfazioni o le difficoltà?
Abbiamo creato una casa editrice con una quota di mercato di oltre l’1%, in meno di un anno di attività. Non ricordo casi analoghi nell’editoria. Abbiamo costruito un catalogo.
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Il nome della casa editrice si riferisce al paradosso della nave di Teseo? Se questo è il caso, i frammenti che cambiano sono gli autori mentre l’insieme immutabile, la nave, è la casa editrice?
Lo spirito, la passione, l’energia sono la ‘forma’ della Nave perché sono le persone che la compongono che fanno una casa editrice. “Persone”, parola in disuso nel contesto editoriale.
“Esaminare un catalogo di un editore è l’unico modo per giudicare un buon editore: la scelta dei titoli, ma anche la sequenza con cui vengono proposti e la tenuta nel tempo di queste scelte, sono gli unici criteri possibili per valutare il suo operato.” Stando agli attributi della buona casa editrice, elencati in questa citazione di Roberto Calasso (direttore editoriale della casa editrice Adelphi NdR), la sua è una buona casa editrice?
Ho sempre pensato che la casa editrice è una casa editrice degli autori. Gli autori, nella loro continuità, nella loro diversità, costruiscono una storia. Le tante storie fanno una casa editrice.
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Lei è editrice di suo fratello ed è la persona che ha fatto scoprire a suo padre la sua vena di scrittore. Quando si tratta delle loro opere, con padre e fratello intrattiene un rapporto strettamente professionale o l’approccio cambia?
Non esiste un approccio strettamente professionale nell’editoria. Non siamo dei passacarte. In ogni libro entra in gioco la persona dell’editore.
 Lo scorso anno è venuta a mancare Sua madre, Rina Cavallini. Di lei sono state dette parole commosse sia da suo fratello e suo padre, sia da lei. Era Sua madre a tenere insieme le personalità forti della Sua famiglia?
Mia madre era una persona straordinaria e straordinariamente vitale. Lascia un vuoto incolmabile, intorno a questo vuoto, anche, ruota la mia famiglia. Quindi ancora vive, obbligandoci a interpretare anche la sua parte.
 I libri de La nave di Teseo sono di ottima qualità, tuttavia in catalogo è difficile trovare titoli che costino meno di dieci euro.
In Italia, per quanto riguarda i libri, sembra che la qualità e il prezzo non possano essere in  buon rapporto, mentre all’estero-penso soprattutto alla tedesca Reclam– i classici vengono venduti con prezzi che vanno dai tre ai cinque euro.
Come si può combattere il ‘caro libri’ senza inficiare troppo la qualità del prodotto?
Iterating grace costa meno di 10 euro. Il prezzo è la risultante di componenti diverse.
 Il libro non è un prodotto che va oltre le strette le logiche commerciali e presupporrebbe una sorta di obbligo morale ad avere riguardo dei clienti con minore disponibilità economica?
Il libro è un oggetto più prezioso di un gioiello. E come tale va valutato.
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Qual è stato il Suo pensiero quando, in seguito ad una procedura di Antitrust, Bompiani è passata a Marsilio ed è stata in seguito, nel settembre 2016, acquisita da Giunti?
Smacco per un posto che è stato lasciato, forse prematuramente o gratitudine per le vicissitudini che L’hanno portata a fondare La nave di Teseo?
Alla Bompiani ero un dipendente, uscendo ho fondato insieme a nomi straordinari una casa editrice. Ho scelto l’indipendenza e ho scelto di non essere venduta. E se La nave di Teseo non fosse nata, dubito che ci sarebbe stata una decisione in questo senso dell’Antitrust.

 

Nicolò Tabarelli
Zelante burocrate zarista, più per dispetto che per convinzione.

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