Nel 1965 Fabrizio De Andrè pubblica “La città vecchia”, una mazurka che descrive la realtà di un quartiere genovese dimenticato e abbandonato dalle istituzioni. Ispiratosi all’omonima poesia di Umberto Saba, De Andrè canta gli attori sociali nel loro agire: prestituite troppo giovani, pensionati disillusi, ladri e assassini. Tutti reietti. Una realtà condannata, almeno a parole, dalla morale borghese.
Dicembre 2016: Milano oggi non è poi così diversa. Il 12 novembre viene ferito a morte con coltellate e con un colpo di pistola il 37enne di Santo Domingo Antonio Rafael Ramirez. L’omicidio avviene in Piazzale Loreto, a una fermata di metropolitana da Lima, centro nevralgico dello shopping milanese. Non esattamente nell’hinterland, e forse è proprio per questo che il delitto non passa sotto silenzio. I media parlano del caso Ramirez come dell’episodio da cui parte la richiesta del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, di far presidiare le periferie dai soldati. Ma è così?
Il 13 settembre a Palazzo Marino, il premier Matteo Renzi firma con Sala il Patto per Milano: il piano prevede un programma d’investimenti di 2.5 milardi per i prossimi quattro anni.
Tra i sette punti del Patto per Milano c’è la sicurezza per i cittadini, garantita da un presidio militare nelle periferie milanesi, a partire da Via Padova.
Agli applausi ironici del centrodestra – come all’indignazione più o meno legittima della sinistra – il Sindaco risponde: “ Non ho detto niente di diverso da quello che ripeto dall’inizio della mia campagna elettorale. Fino a quando non potremo assumere nuovi agenti di polizia locale, la presenza temporanea di altri militari può soltanto essere un bene”. Interviene anche Pierfrancesco Majorino, assessore alle Politiche Sociali e avversario di Sala alle primarie del Pd: “La contrapposizione tra la politica dei diritti e la richiesta del sindaco di utilizzare, nei quartieri dove bisogna aumentare il presidio delle forze dell’ordine, anche i militari è una contrapposizione artificiale e inesistente”
La risposta di Sala e della sua giunta è tranciante, le periferie hanno bisogno dei militari, non per risolvere i problemi di legalità e coesione sociale ma per garantire sicurezza ai cittadini. E allora come si risolvono questi problemi? Come si fa convivere l’accoglienza con camionette militari?
Lo scrittore Gianni Biondillo, nato e cresciuto a Quarto Oggiaro, periferia milanese nella quale sono ambienti molti dei suoi gialli, si esprime in toni critici sulla scelta del sindaco Sala.
Intervistato da la Repubblica afferma: “mi piacerebbe invitare Sala a farsi un giro per il quartiere, per mostargli che qui davvero non è l’inferno anzi”, il quartiere in questione è Via Padova e non Viale Padova perché, spiega Biondillo, “le parole hanno importanza”. In più momenti Biondillo ha ribadito l’importanza di conoscere la storicità dei quartieri perché le periferie non esistono, parlando così in un’intervista a Linkiesta: “ognuno di questi luoghi ha una sua storia specifica, un suo sviluppo, un suo modo di essere che li rendono non paragonabili tra loro. Non si può confrontare via Padova con il Giambellino, o il Giambellino con Quarto Oggiaro”.
Il 12 dicembre il sindaco Sala lancia l’hashtag #FareMilano su Twitter, un progetto per curare le periferie. L’iniziativa prevede lo stanziamento di 356 milioni in progetti urbanistici, sociali, di mobilità e culturali per riabilitare quartieri come Qt8 e Gallaratese, via Padova-Adriano-Rizzoli, Corvetto e Porto di mare, Giambellino e Lorenteggio, Niguarda e Bovisa.
Il punto che stride nel piano della giunta di Sala rimane la militarizzazione delle periferie.
Come si può curare un quartiere con un presidio militare che non prevede neanche la possibilità di arrestare?
Forse la sola presenza dei soldati viene pensata come deterrente per lo spaccio o la prostituzione, ma il rischio è quello di alimentare un clima di paura e insicurezza.